Moratti è stato lasciato solo. Combi, accuse ingiuste. Icardi, state molto calmi
La Divina Commedia dell'Inter è prossima alla conclusione. Paradiso, purgatorio e inferno: il percorso è inverso rispetto a quello seguito dal celebre Alighieri. Presidente, società, allenatori e giocatori intravedono all'orizzonte una selva oscura. Infortuni, errori arbitrali, cali di concentrazione, scelte sbagliate, obiettivi stagionali falliti: ci sono tutti gli elementi per comporre un ricco e tristissimo classico. Un classico che potrebbe avere in copertina, il volto amaro di Andrea Stramaccioni. L'allenatore romano è alla sua prima esperienza in Serie A: un'esperienza esagerata, sotto tutti i punti di vista. Mai si sarebbe aspettato di poter partire proprio dall'Inter, ma si sarebbe immaginato di vivere tutto e il contrario di tutto su questa panchina. Perché passano gli anni, cambiano gli inni, ma l'Inter resta quella plagiata a Zucchero Fornaciari, una Pazza Inter.
Un termine che comincia a stare sempre più stretto a Massimo Moratti. Il presidente nerazzurro ha fatto partire la stagione scorsa una vera e propria rifondazione. Un anno dopo, di quel grande atto di coraggio, a conti fatti non gli resta altro che un ragazzino del '94 che potenzialmente potrebbe valere nell'arco di 4-5 stagioni, circa 40 milioni. Lo aveva sottolineato più volte: "Tutto passa dalla qualificazione alla Champions League 2013/14: incassi, prestigio, mercato". Oggi, 9 aprile, di quei tanti investimenti e sacrifici fatti in estate non restano altro che briciole: il terzo posto è più lontano che mai, i giocatori per puntarlo, sono infortunati. Odio sentir parlare di sfortuna: non accetto che chi parli di calcio si appelli a fattori astratti ed esterni per fuggire dalle proprie responsabilità. Qualcuno, ad Appiano Gentile o negli uffici di corso Vittorio Emanuele, ha toppato, ed è giusto che ne paghi le conseguenze.
D'altro canto non si può negare l'evidenza. Ho avuto la fortuna di poter seguire l'Inter diverse volte in questa stagione. Ho avuto modo di appurare con i miei occhi che esiste davvero un atteggiamento irrispettoso degli arbitri nei confronti di questa squadra. Ripetere dati triti e ritriti non avrebbe molto senso, sottolineare come ciò possa incidere su una squadra in difficoltà mi sembra palese. Sono contrario alla teoria del complotto, ma purtroppo l'Inter a conti fatti è stata danneggiata per difetto di circa 5-6 punti. Giusto alzare la voce, giusto farsi sentire. Sento lezioni di bon-ton da parte di persone che avevano moviole come sfondo del cellulare e le mostravano con fierezza e vittimismo a tutti i media, nazionali e non. Quello dell'Inter è un problema che va avanti da tempo: ma è ora che il Moratti vs tutti finisca qui, e che al fianco del presidente si schieri qualcuno che tenga alta l'immagine dell'Inter. D'altronde il segreto del tanto rimpianto Mourinho è stato un po' anche questo: fare da para-fulmine contro tutti gli attacchi indirizzati a una società storicamente fragile sotto certi punti di vista. L'idea di un Galliani nerazzurro per quanto poco allettante nel paragone, può portare a risvolti positivi. Moratti lo sa e continua a guardare Parigi con molta attenzione, in direzione Leonardo.
Inevitabile analizzare il dato relativo agli infortuni. In un'interessante intervista fatta al dottor Casalini (ex Inter) qualche giorno fa (leggi qui), si sottolineava quanto gli staff medici italiani abbiano un'organizzazione nettamente inferiore a quelli stranieri. Non c'è un rispetto vero e proprio nei confronti della figura del medico sociale: spesso sono i preparatori atletici a stressare ulteriormente i muscoli dei giocatori. E' come se si volesse strafare, ma al tempo stesso, senza avere la giusta comunicazione con gli altri membri dello staff. Succede poi che i giocatori diventano fisicamente più vulnerabili e sottoposti ai tanti impegni del calcio moderno, finiscono con l'infortunarsi. Moratti sta cercando di capire fino in fondo di chi siano le responsabilità. Franco Combi è nel mirino, ma non può essere l'emblema di tutti i mali. D'altronde, se vi ammalate, non ve la prendete col vostro medico curante.
E se la stagione non va per il verso giusto, non si può non parlare neanche del calciomercato che verrà. Attenzione alle cessioni illustri: Handanovic e Guarin (a proposito, qualcuno ha visto quello vero?) i nomi più appetibili. Senza ricavi importanti dall'Uefa, bisognerà pur trovare un modo per incassare milioni. Cinque colpi già sono stati messi in cassaforte: ma è proprio su uno di questi che vorrei soffermarmi, Mauro Icardi. L'argentino ha qualità sicuramente importanti, ha collezionato 9 gol in pochi mesi, ma ha un costo notevole (circa 13 milioni). L'ambiente nerazzurro è storicamente un ambiente che non perdona (vedi Alvarez) e il ragazzo, vista la concorrenza non proprio ricca (via Cassano?) potrebbe ritrovarsi con un carico di responsabilità importante (condizioni di Milito da valutare). Per puntare immediatamente a un campionato di vertice, a mio avviso l'Inter dovrebbe puntare su giocatori pronti (il Denis di domenica non è mica male...) e intanto far crescere le sue giovani punte, Longo e Livaja. Ma l'operazione Icardi è ormai in fase avanzata e sembra proprio destinata ad andare in porto (spero che il ragazzo mi dia torto).
Un ultimo capitolo di questo editoriale lo vorrei dedicare a Ricardo Alvarez. Un giocatore al quale mi sento calcisticamente molto legato. Forse per la somiglianza fisica che molti individuano o per l'impressione di avere davanti un giocatore soppresso dalle sue stesse potenzialità: ma sono convinto che possa dare una mano importante a Stramaccioni in un momento così delicato. La pace con San Siro e la bella doppietta di domenica sera potrebbero essere l'inizio (e non la fine) della sua avventura all'Inter. Il giocatore è tecnicamente molto forte, ma certe volte dà l'impressione di non avere quella giusta fame e tenacia. Va sicuramente responsabilizzato, ma non può essere - come lo è stato per molti mesi - il capro espiatorio di una stagione finora fallimentare. Il fatto che ci possa essere lui al posto di Cassano in questo finale di stagione, può portare meno estro ma più mobilità al reparto offensivo. Adesso però, non ci sono più scuse: Ricky, tocca a te!