Mourinho, tra orgoglio e pregiudizio
“Sono orgoglioso di me stesso”: ecco la nuova frase a effetto pronunciata ieri pomeriggio dal tecnico dell’Inter nella conferenza stampa della vigilia della delicata sfida di campionato contro il Genoa. Una battuta arrivata in risposta a chi vedeva un Mourinho diverso, quasi arrabbiato, specie in considerazione delle peripezie vissute da lui e dall’Inter negli ultimi giorni: “Se qualcuno vuole trovare un aggettivo per definire il mio stato d'animo di oggi questo non è sicuramente 'arrabbiato'. Quello adatto secondo me è orgoglioso. Orgoglioso di me", ha ribattuto prontamente lo Special One.
José Mourinho orgoglioso dunque, un orgoglio che, sempre stando a quanto da lui detto, potrebbe accompagnarlo in quest’avventura con l’Inter anche ben oltre i tre anni di durata del suo contratto. E soprattutto, un orgoglio che avvicina Mou a un ben noto personaggio, ma non dello sport o di universi affini, bensì un personaggio letterario: quel Mister Darcy, romantico e altero eroe del romanzo “Orgoglio e pregiudizio”, capolavoro della scrittrice inglese Jane Austen. Non un paragone azzardato, se si pensa anche che, proprio come il personaggio citato, anche Mourinho, sin dal suo arrivo in Italia, ha dovuto fare i conti con i “pregiudizi” espressi, più o meno platealmente, da più di una parte, dal fronte avversario, che ha da subito interpretato i suoi modi di fare, e soprattutto di dire, alquanto schietti e diretti, come l’espressione di un personaggio troppo altezzoso, poco incline a quella che è la realtà italiana. “Pregiudizi” che però, oltre che la sua persona, hanno finito spesso e volentieri col toccare anche la sua squadra, finita più di una volta nell’occhio del ciclone.
Probabilmente, il culmine di tutto questo è arrivato nel dopo Inter-Roma: prima, le veementi proteste romaniste dovute al rigore concesso da Rizzoli per fallo su Balotelli, episodio vivisezionato da mille moviole che hanno decretato all’unisono l’inesistenza del rigore, non considerando però il fatto che il povero Rizzoli non ha questo portentoso mezzo a disposizione sul campo e ha dovuto decidere in un attimo; poi, le polemiche per l’atteggiamento di Balotelli, “reo”, dopo il gol del 2-3, di aver rivolto il gesto del silenzio alla tifoseria romanista che fino a quel momento lo aveva bersagliato a suon di squallidi cori razzisti e di aver offeso un avversario, Panucci, rivolgendogli la linguaccia. Infine, il lungo “J’accuse” proprio di Mourinho, scagliatosi contro tutti i suoi avversari in un monologo di sette minuti prima della catastrofica serata di Coppa Italia. Episodi, gli ultimi due, che hanno portato il Procuratore federale Palazzi a chiedere il deferimento del tecnico e di SuperMario.
Una decisione, questa dei due deferimenti, e di quello dell'attaccante in particolar modo, che sa molto di “cerchiobottismo”, volta ad accontentare un po’ tutti gli avversari dell'Inter, specie quei tanti che su Balotelli e il suo comportamento hanno avuto qualcosa da ridire, e accolta con grande stupore in Via Durini, al punto tale che la società non ha emesso comunicati ufficiali né ha dato la minima segnalazione sul proprio sito. E che, anche se comunque porterà conseguenze decisamente lievi (addirittura per Balotelli si va verso il proscioglimento), rende perfettamente l’idea del clima creatosi intorno all’Inter e al suo allenatore, specie nel momento forse più delicato della stagione, con alle porte la sfida dentro o fuori dell'Old Trafford in Champions. Di fronte a certe avversità, però, Mourinho ha dimostrato di non tirarsi mai indietro, rispondendo sempre ora di fioretto, ora di sciabola.
Chi ha letto il libro di Jane Austen, o ha visto una delle sue numerose riproposizioni cinematografiche, sa bene come finisce la storia tra Mr. Darcy e l’eroina femminile dell’opera Lizzie Bennet. E non è mia intenzione bruciare il finale a chi invece non ha ancora letto questo romanzo. Si può però tranquillamente pronosticare che, prima di scoprire il finale della storia di oggi, di colpi di scena ne avverranno ancora tanti…