Moustalgia? C'è, ma Rafa non è un pirla
Alzi la mano quell’interista che dopo la deludente prova dei nerazzurri contro il Tottenham e soprattutto dopo quelle tre dita alzate al cielo da Josè Mourinho nella tana del nemico del Milan, non ha rimpianto, magari anche solo per pochi secondi, il lusitano. Sinceramente credo che tutti gli affezionati del “Biscione” abbiano provato una grande gioia ma anche un profondo orgoglio nel vedere che davvero il mister di Setubal è più interista che mai.
Lo Special One, e davvero mai definizione fu più azzeccata, nonostante non sia più l’allenatore dell’Inter, continua ad essere presente nell’immaginario collettivo e il suo: “Ho ricevuto più dai tifosi nerazzurri di quanto io possa aver dato loro”, è solo un ulteriore messaggio di un amore che non finirà mai. Già ma volenti o nolenti Josè è il passato, il presente si chiama Rafa. Un mister preparato, competente, e che soprattutto non è un pirla. Ma lo spagnolo ha un compito ingrato, difficile: può solo vincere, e per farlo intelligentemente segue il suo stile, e non si pone come un clone di Mou. Se così facesse, sarebbe certamente un fallimento, sia perché si parla di due caratteri completamente diversi, sia perché la copia è sempre peggiore dell’originale. E adesso Benitez dovrà dimostrare di aver capito cosa non va, e che è in grado di gestire al meglio la prima vera situazione delicata da quando è l’allenatore dei campioni d’Italia.
E adesso torniamo a Tottenham-Inter, dove onestamente si deve sostenere come gli inglesi siano stati superiori, su questo punto siamo tutti siamo d’accordo. Gli Spurs hanno dato una vera e propria lezione ai nerazzurri. Verissimo. Gli infortuni a centrocampo hanno condizionato, e non poco, la partita. Sì, anche questo è un dato oggettivo. Questo tipo di sconfitta in una serata storta ci può stare. Falsissimo. O meglio, perdere al White Hart Lane, può anche essere concesso, ma non nei modi in cui ciò è maturato.
Solo pochi mesi fa dopo più di quarant’anni l’Inter ha conquistato la Champions League: il club di Moratti è campione d’Europa in carica ed è quindi ovvio che sia la squadra da battere, e che ogni suo avversario giochi sempre con il coltello fra i denti, dando il 110%. E questo non lo si deve dimenticare, anche perché la vittoria della Coppa dalle grandi orecchie raggiunta nella scorsa edizione è arrivata, non solo grazie al gioco e allo spirito di sacrificio di tutti, ma anche e soprattutto a quel desiderio enorme e ad una volontà senza confini di trionfare, finalmente nell’Europa che conta.
E a Londra tutto questo sembrava dimenticato dai nerazzurri. Attenzione, nessuno sta dicendo che i calciatori non si siano impegnati, ma certamente la sfida contro gli Spurs non è stata né giocata, né tantomeno preparata al meglio.
In campo infatti si aveva la sensazione che solo una giocata personale, tipo una punizione di Sneijder, o una prodezza del solito Eto’o potesse permettere all’Inter di segnare una rete. Mancava insomma quella fluidità e rapidità nel gioco che permettono alle grandi squadre di essere ciniche quando non sono esattamente in serata di grazia, e soprattutto si percepiva che i giocatori non riuscivano ad aiutarsi fra di loro.
E’ vero che c’erano tante assenze, ma se tutti gli undici sono compatti si possono ottenere lo stesso grandi risultati, vedi la Juventus a Milano contro il Milan. Discussioni tipo quella di Chivu col mister contro la Roma, ma anche come quella di Londra, danno disturbano la squadra, chi ha giocato a calcio lo sa, perché trasmettono ai calciatori un senso di incertezza, di paura e soprattutto innervosiscono un po’tutti. I panni sporchi vanno lavati in casa, questo è lampante, e soprattutto piuttosto che sprecare energie a lamentarsi, queste devono essere sfruttate per mordere le caviglie degli avversari, e poi, a bocce ferme e con calma, si può disquisire su tutto.
Se Bale è un razzo e Maicon non riesce a stargli dietro, e non perché sia svogliato o finito, ma semplicemente perché non è al massimo della condizione (sarò forse uno dei pochi a pensarlo ma il brasiliano deve essere lodato perché ci mette sempre la faccia e non ha paura di andare incontro a brutte figure) perché nessuno gli va a dare una mano? E soprattutto, e qui mi rivolgo a Rafa: se nella gara di andata il gallese ha fatto tre gol in fotocopia, è peccato preparare la partita per bloccare le sue sgroppate sul nascere? E’ peccato fare il cosiddetto fallo tattico per evitare le sue ripartenze? No, perché quello che sicuramente dà più noia al tifoso nerazzurro del match del White Hart Lane è proprio questo. Tutti sapevano delle qualità di Bale. Non era mica uno sconosciuto, e ad essere onesti subendo la seconda e la terza rete proprio su azione personale del fluidificante di Cardiff dimostra come davvero tutti, e dico tutti, abbiano delle colpe per la sconfitta subita.
Insomma la colpa della serataccia di Londra è di tutti gli undici/quattordici giocatori che sono scesi in campo, e che avrebbero potuto e dovuto aiutarsi di più, ma anche del mister spagnolo, che non è riuscito a preparare la gara al meglio, non trovando la soluzione per rendere innocuo, o per lo meno meno letale il gallese. Ma adesso andiamo oltre. E’ il momento di guardarsi in faccia, capire perché e cosa si è sbagliato,e ripartire più forte che mai. Una volta che gli infortunati recupereranno si tratta degli stessi calciatori che l’anno scorso vinsero tutto. Benitez è un allenatore intelligente e preparato, perciò certamente gli screzi fra lui e Chivu, o fra Sneijder e Pandev lasceranno spazio alle vittorie. Un colpo a vuoto ci può stare, e forse può essere anche positivo. Già nella prossima di campionato, e soprattutto nel Derby, Benitez vorrà vedere undici leoni, e i calciatori, che ormai sono abituati a sentirsi non solo i padroni di Milano, ma anche dell’Europa intera, di certo vorranno evitare serate come quella del White Hart Lane.
Un po’ di Moustalgia c’è, ma quel “Milan favorito? Lo era anche dopo 45 minuti nella finale di Istanbul”, pronunciato da Rafa fa capire di come anche lui non sia un pirla, e di come presto, dopo aver recuperato gli indisponibili e ritrovato quella voglia di spaccare il mondo da parte di tutti, l’Inter tornerà a volare altissimo, e quindi anche il mister di Madrid entrerà definitivamente e di prepotenza nel cuore dei tifosi nerazzurri…
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