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Neanche sulla carta

di Egle Patanè

Tre a zero Milan. Così diceva la formazione schierata da Deschamps nel pre Francia-Italia di due giorni fa, gara valida per l’esordio in Nations League delle due Nazionali, reduci da un deludente percorso (per ragioni decisamente differenti) in Germania all’Europeo. Prima uscita che regala i plausi tutti alla squadra di Spalletti, uscito comprensibilmente a petto in fuori, se non altro grazie ad una boccata d’aria che ha messo fine all’agonizzante apnea partita lo scorso 29 giugno, e che spedisce invece tra le fiamme ardenti della polemica e della critica la compagine transalpina, già fortemente al centro del ciclone dopo la défaillance della spedizione tedesca. Ma torniamo al 3-0 Milan, quello appunto dettato dall’undici iniziale dei francesi schierati con Maignan, Theo Hernandez e Fofana in campo dal primo minuto, a fronte di Thuram in panchina fino al 77esimo e Pavard rimasto addirittura ad Appiano Gentile. Nel ‘derby francese’ vincono nettamente i rossoneri… ma solo fino a che gli interisti azzurri non rovinano la festa ai Bleus mandando segnali inequivocabili al portiere di Deschamps e di Fonseca. Contro Maignan i nerazzurri si scatenano e il primo a mettere il turbo è Federico Dimarco che mette benzina, brio, dinamicità e qualità alla macchina spallettiana, regalandogli una staccata che vale l’appaiamento di risultato: eurogol a girare che non fa rimpiangere l’ormai storico tir’aggir di Lorenzo Insigne, emblematico marchio di fabbrica dell’Italia di Mancini, trionfante in quel di Wembley nell’ultima, quanto isolata, bella favola azzurra da un po’ di tempo a questa parte. Tanto tempo a questa parte. 

Volevano vincere gli ex campioni del Mondo (ora anche vice) e la rete in apertura, immediata apertura di gara, di Barcola lasciava presagire in bene i cugini d’Oltralpe. Presagio che il figlio della Nord ha indebolito dopo soli trenta minuti dal vantaggio sottoscritto dal ventiduenne del PSG e Davide Frattesi frantumato ancora dopo altri circa trenta minuti. Di mezz’ora in mezz’ora l’InterNazionale ha ridimensionato non poco una della più attrezzate Nazionali del Torneo e del mondo, mandando in ‘modalità speranza’ gli italiani, tremendamente caduti nella disillusione nei mesi precedenti. Una speranza che non si erige esclusivamente sul risultato ma su una prestazione che ha sì finalmente convinto, ma ha di fatto anche riaperto le ferite procuratesi a Berlino: quanto si sarebbe potuto evitare il naufragio della spedizione in Germania? Quante colpe ha Spalletti? Quanto disastro si sarebbe potuto evitare? Domande d’altronde ormai superflue, addirittura inutili, che fanno però riflettere quanto sperare, appunto, per un futuro che oggi sembra di certo meno nero di ieri. 

Meno nero e più azzurro. Più nerazzurro di sicuro. Se Dimash l’ha fatto brutto, di prima, dalla distanza a giro e finito con l’insaccarsi all’incrocio dei pali, il Trattore di Inzaghi l’ha fatto in perfetto stile Frattesi: inserimento fulmineo e scelta di tempo impeccabile che beffano e puniscono Mike Maignan, ancora una volta fregato dal cugino numero 16. Ancora lui, come l’anno scorso al derby, al suo primo derby, con tanto di ferocia e fame per il momento latitanti in quel di Milanello, dove i rossoneri torneranno tra qualche giorno con un unico pensiero in testa: evitare l’ennesima tragedia cittadina dopo le ultime pesantissime stracittadine. L’ultimo confronto tra cugini non è stato particolarmente dolce per la Milano sud (inteso come Curva, ça va sans dire), costretta ad assistere al più doloroso degli spettacoli: vittoria dello scudetto in casa propria con tanto di seconda stella arrivata dalla corsia preferenziale della tangenziale Nord. Certo, archiviata (per obbligati motivi) pure l’ossessione seconda stella prima dell’Inter, attualmente al Milan rimane poco a cui aggrapparsi, se l’orgoglio da ritrovare poco si può considerare. Ed è proprio l’orgoglio al quale Fonseca punterà come cavallo di battaglia da giocarsi nel complicato uno contro uno che tra due weekend avrà da affrontare come prima grande prova del nove, e probabilmente da dentro o fuori, stagionale. Un’indicazione che i ragazzi di Inzaghi non possono e non devono sottovalutare al netto di numeri e dettami logici che la logica del campo non conosce e non considera neppure dopo un predominio Milan solo sulla carta, solo ipotetico e ancora una volta durato meno di un gatto in tangenziale. Anche questa volta derby vinto dal Milan un’altra volta, con l’auspicio che non sia la prossima, e con buona pace di chi è costretto a salutare ancora una volta le speranze del disgregamento del blocco nerazzurro in un’Italia, sempre più Inter-Nazionale.


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