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Niente futuro, pensiamo solo al Chievo

di Guglielmo Cannavale

I tifosi cantano Pazza Inter Amala. Ma pazza non vuol dire solo vincere in rimonta a due minuti dalla fine. Anche perdere 5 a 2 in casa con lo Schalke è una cosa da pazzi. Ma l'Inter nella sua storia ci ha abituato ad essere così: mai banale, tanto che la chiamano Pazza. Chi si sarebbe aspettato il triplete l'anno scorso? Chi si sarebbe aspettato di perdere contro Milan e Schalke? In entrambi i casi, quasi nessuno. La prima volta ci è andata bene, la seconda male, ma questo è il calcio. Ma la sconfitta di martedì non si può bollare semplicemente con la frase "questo è il calcio", bisogna invece porsi delle domande e chiedersi quali siano le cause di questa disfatta. In questi giorni si è scritto e detto molto, si è parlato di rivoluzione e rifondazione. I processi, dunque, sono iniziati. Ma mi sembra un po' prematuro parlarne ora, a un mese e mezzo dalla fine della stagione. L'Inter può ancora rialzarsi o crollare, quindi lasciamo i processi a giugno, dove si potrà iniziare a programmare la prossima stagione. Per risorgere non c'è medicina migliore della vittoria. E così il Chievo si trasforma in uno spartiacque della stagione: da una parte la speranza, dall'altra la crisi. Una vittoria servirebbe tantissimo, a tutti, giocatori e tifosi. Servirebbe per ridare tranquillità e per uscire dal periodo maledetto dopo la pausa. Servirebbe anche in vista del ritorno di Champions, dove, impresa o no, bisognerà almeno provarci con onore.

Un passo falso oggi non sarebbe un dramma, considerando che ormai lo scudetto è parzialmente compromesso. Però questo è davvero l'ultimo appello in campionato, perché anche l'ultimo treno-scudetto sta per partire. E di treni ne abbiamo persi molti, soprattutto verso novembre-dicembre. Ma anche con Leonardo, contro Udinese, Juve, Brescia e Milan. Vincere per sperare, dunque. Sperare in un passo falso del Milan a Firenze, ma anche in una vittoria del Napoli, a cui gli interisti, in caso di addio ai sogni-scudetto, darebbero il compito di rubarlo al Milan. In campionato la situazione si deciderà domani, mentre in Champions si è praticamente decisa martedì. Rimane sempre quel briciolo di speranza di fare il miracolo, vincendo 4 a 0 al ritorno. Ma visto che l'Inter subisce sempre un paio di gol, e difficilmente la situazione cambierà in un paio di giorni, servirebbero almeno 5 o 6 gol. E pensare che lo Schalke è davvero una squadra modesta, che comunque gioca meglio in Champions che in campionato. Rangnick è un buon allenatore, la squadra gioca anche bene e ha qualche giocatore interessante, ma la partita l'ha buttata via l'Inter. E a loro mancavano pure tre titolari: Metzelder, Kluge e Huntelaar. Il famigerato Edu, che ha segnato 2 gol, è la quarta punta. Un attaccante che ha giocato fino all'anno scorso in Corea, dopo aver fallito nella prima esperienza in Bundesliga. Questo dice molto della situazione difensiva, che potrebbe migliorare con il ritorno di Lucio, uno che è mancato maledettamente in queste due partite.

Merita attenzione la questione Leonardo, accusato dai più di essere il maggiore responsabile della disfatta. In realtà il merito di Leonardo è quello di essere arrivato a giocarsi traguardi importanti, salvo poi crollare nel finale. Ha preso una squadra che tutti davano ormai per spacciata, facendo tornare speranze e sogni tra i tifosi interisti. Tutto è svanito in due partite, ma il lavoro fatto precedentemente resta. Bisogna vedere come finirà la stagione, anche se queste due partite lasciano molti dubbi. Leonardo conferma una difficoltà nelle partite che contano, come si era già visto l'anno scorso al Milan. E non può essere solo una coincidenza. Forse il suo calcio-allegria senza pressioni funziona solo contro avversari abbordabili, quando invece si dovrebbe avere un calo di motivazioni. Quando bisognava combattere e giocare con il coltello tra i denti, è mancato qualcosa. Poi ci sono anche le valutazioni tattiche da fare, sia prima della gara che a partita in corso, dove Leo paga ancora l'inesperienza. Ma manca ancora un mese e questi dubbi saranno risolti a giugno, quando Moratti dovrà scegliere chi sarà il prossimo allenatore dell'Inter. Solo allora si potrà parlare di futuro, di progetti e magari anche di processi. Ma adesso aspettiamo e vediamo come finirà. 


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