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Niente sarà più come prima?

di Lapo De Carlo

Nell’abisso temporaneo in cui stiamo riscoprendo in ogni centimetro le nostre abitazioni e arredando il tunnel, il mantra di questi ultimi giorni è che il calcio, forse anche il mondo non sarà più lo stesso. Lo ha detto Ancelotti, lo ha ribadito Ceferin, lo ha certificato il ministro dello sport Spadafora e lo hanno commentato decine di protagonisti del mondo del calcio. Le conseguenze di un virus che sta creato danni che più di qualcuno suggerisce stiano diventando irreversibili, porta ad un'immagine di un mondo con nuove regole d’ingaggio e al ridimensionamento del calcio. E’ possibile ma forse è meglio aggiungere “per qualche anno”, perché i principi del libero mercato e di un sistema che è stato regolamentato meglio nell’NBA, possono essere reinterpretati ma difficilmente rivoltati.

Nell’ultimo secolo sono state superate due guerre mondiali, virus come la spagnola, bovina, sars, aids, il crac devastante della Lehman Brothers nel 2008 e altre calamità che hanno provocato milioni di morti e crisi su larga scala. Ogni volta si è detto che il mondo non sarebbe stato più lo stesso e forse l’essere umano ne avrebbe tratto un insegnamento. Nonostante questo, dopo un periodo di ridimensionamento, lo sport e il calcio sono rifioriti e proiettati in una dimensione che, fino ad un mese fa, stava pensando a come evolversi ulteriormente.

Oggi, in questo fine marzo 2020 sappiamo che per qualche anno i giocatori guadagneranno meno ed è un dato di fatto, ma non basta. E’ più facile immaginare che il calcio, dopo la sospensione temporanea del fair play finanziario e un maggiore spazio di manovra in termini di introiti, accettando di nuovo ad esempio le società di betting, escluse dal decreto dignità, vada a riscrivere le regole nei rapporti tra club e calciatori, introducendo ad esempio il salary cap, indicizzando in modo più rigoroso i compensi in base a quanto guadagna la Lega nel suo complesso, stabilendo criteri più omogenei e valorizzando in modo finalmente adeguato la serie A.

L’Inter è un grande club e in questo scenario ha la fortuna di avere un management con la giusta esperienza e le risorse necessarie per superare il momento e farsi trovare più forte di prima. Nell’immediato il mercato sarà fatto di scambi e prezzi fortemente ribassati. Possibile vengano lanciati più seriamente i giovani, come è accaduto a Bastoni, il quale ha trovato e meritato il posto in squadra. Beppe Marotta con Piero Ausilio esalterà le sue qualità, esasperando se possibile quel tipo di progetto basato su trattative meno intriganti dal punto di vista economico ma stimolanti da quello della qualità manageriale. L’amministratore delegato nerazzurro lo ha anticipato proprio l’altro giorno quando ha dichiarato: "Al di là delle date che sono ancora tutte da stabilire, penso che sarà un mercato inevitabilmente più povero e nel quale potrebbero esserci quindi più scambi. Assisteremo a una generale diminuzione dei prezzi perché il problema è globale. Sarà importante poter sfruttare le risorse del vivaio". 

Sono giorni che si parla anche di un possibile addio di Lautaro ma è lecito chiedersi se il Barcellona possa permettersi di spendere 111 milioni della clausola dell’attaccante interista, in unica soluzione, quando fa fatica a pagare gli stipendi nella situazione corrente. L’idea sarebbe quella di dare due giocatori abbassando la quota in denaro. Le figure indicate, pur non ufficialmente sembrerebbero essere Semedo, il terzino portoghese che può giocare sia a destra che sinistra, il centrale francese Todibo, se lo Schalke 04 non lo riscatterà, Vidal, che è una prima scelta per i nerazzurri, Arthur e Alena. Parliamo di ottimi giocatori ma Lautaro Martinez è un giocatore prevalente, una stella che proprio in questa stagione, al di là del netto calo tra gennaio e febbraio, è un attaccante perfetto nell’intesa con Lukaku, senza contare che non esistono altri giovani attaccanti acquistabili dello stesso livello. L’unico nome è quello del pur bravo ma già 30enne Aubameyang, ambito oltretutto da diversi grossi club. Resta calda la pista di Coutinho, il quale non è però il sostituto dell’argentino. L’idea più consistente è che l’Inter non lasci partire il suo attaccante di riferimento, sempre che non si crei un improbabile braccio di ferro.

Intanto il Comitato San Siro ha posto nuove questioni per la vicenda del nuovo stadio, che rallentano ulteriormente i lavori già in grossa difficoltà per il Corona Virus.

Marotta ha un lavoro difficilissimo davanti.

Amala.


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