No alla politica dei piccoli passi
L’augurio è che i tifosi nerazzurri non abbiano a soffrire anche quest’anno le pene patite lo scorso, quando gli 11 punti di vantaggio sulla Roma non impedirono ai giallorossi di accarezzare fino all’ultimo il sogno scudetto. L’ottimismo invita a considerare lo scivolone di Napoli un episodio sfortunato, anche se più della mala sorte la principale colpevole è la squadra stessa, Mourinho compreso, per una prestazione inspiegabilmente rinunciataria. La politica dei piccoli passi, che la capolista sembra abbia adottato puntando dritta al punticino in quel di Napoli, non sempre paga, anzi a volte ti si ritorce contro. Ciò che desta maggiore preoccupazione e l’atteggiamento dell’Inter, che invece di addentare alla giugulare un Napoli incapace di vincere da diverse giornate, gli ha permesso di prendere coraggio e di annullare la differenza di tasso tecnico in campo. Non è così che si chiude un campionato praticamente in tasca. Così si restituisce ossigeno e speranza a chi insegue, poco importa sia la Juve o il Milan. Anzi, importa eccome, perché se i bianconeri sono quasi fuori dai giochi più per questioni di salute che matematiche, i rossoneri sono letteralmente scatenati, con 16 punti nelle ultime 6 giornate di campionato.
È proprio il Milan l’avversario più pericoloso sulla strada dell’Inter, ma non è l’unico. Da qui alla festa tricolore i nerazzurri dovranno anche affrontare il peggiore degli avversari: la paura di vincere. Lo scorso anno ci pensò Ibrahimovic a Parma, quest’anno è assolutamente vietato arrivare all’ultima giornata con il titolo ancora in bilico. C’è da risolvere la questione al più presto, gettando il cuore oltre l’ostacolo quando il fisico comincia a sentire il peso di una stagione logorante. Si tratta di carattere, quello che le grandi squadre devono dimostrare sul terreno di gioco e che a Napoli è mancato. Lo stesso Mourinho, notoriamente straordinario nell’interpretare le partite e adeguare le sue squadre alle stesse, al San Paolo ha commesso un errore di impostazione, rinunciando al tradizionale 4-4-2 in favore di un più prudente 4-5-1. Che, all’occorrenza, può sì diventare un 4-3-3, ma non offre comunque alcuna garanzia in avanti, così come succedeva durante la prima fase della stagione. Non è un caso se la conclusione più pericolosa sia arrivata su un colpo di testa di un difensore, Samuel, su calcio piazzato.
Ora è il momento di archiviare questo k.o., assai più pesante di quanto non dica il punteggio. La squadra, staff compreso, deve fare un esame di coscienza e ricompattarsi, dimostrando di meritare questo scudetto come nessuno ha mai osato negare. Ma non bisogna giocare con i numeri, esibendosi in calcoli inutili. Il campo è sempre pronto a smentire le aspettative, l’unico conto deve essere fatto partita dopo partita, sul tabellone del punteggio: basta segnare un gol in più dell’avversario nelle prossime 5 giornate di campionato. Non è difficile, non per l’Inter.