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No, non sono tutti titolari: il turnover di Inzaghi mette in crisi l'assioma mediatico sull'Inter

di Mattia Zangari

Il calcio d’angolo conquistato dopo 17 secondi è l’unica bandierina che l’Inter è riuscita a mettere nella metà campo della Real Sociedad in un primo tempo vissuto in apnea, in balia della pressione feroce degli avversari. L’approccio dei nerazzurri è stato opposto a quello del derby di sabato scorso, quando avevano lasciato volentieri la palla al Milan per 4’ prima di colpirlo al cuore grazie al duello vinto da Thuram con Thiaw, poi tramutato in gol da Mkhitaryan grazie alla rifinitura di Dimarco. All’Anoeta, due dei protagonisti dell’azione che aveva aperto la trionfale serata contro i cugini si sono dovuti accomodare in panchina a guardare i quattro nuovi volti mandati in campo da Simone Inzaghi nella prima, vera rivoluzione della formazione di stagione dopo aver copia-incollato per quattro volte lo stesso undici-tipo (Acerbi unica eccezione) in altrettante sfide di campionato. In Europa, il tecnico piacentino decide che è arrivato il momento di saggiare la profondità della rosa, un po' per necessità inserendo Kristjan Asllani per l’infortunato Hakan Calhanoglu, molto per dare respiro ai vari senatori. Tra questi ultimi non è stato toccato dal turnover Alessandro Bastoni, la cui uscita palla al piede scriteriata al 4’ ha aperto l’autostrada al gol di Brais Mendez. Uno a zero quasi fisiologico al termine di un assedio con il quale i baschi avevano messo alle corde Lautaro Martinez e compagni tirando due volte nello spazio di pochi secondi, colpendo anche un palo clamoroso con Ander Barrenetxea.

L’Inter si trova di fronte a un nuovo scenario, per la prima volta in svantaggio in una gara ufficiale dalla finale persa contro il Manchester City: un problema perché un gol da recuperare in Champions League fuori casa non è mai impresa da poco, ma soprattutto perché il piano tattico sempre efficace negli episodi precedenti deve necessariamente cambiare. L’Inter non può lavorare sulla riaggressione, deve costruire dal basso, ma nella situazione peggiore possibile, contro una squadra che fa del pressing alto la sua arma più tagliente. Sommer non aiuta con i piedi, affidandosi a rilanci lunghi alla ricerca della torre ora di Denzel Dumfries, ora di Marko Arnautovic, che non riescono mai a vincere i duelli. Il risultato dei primi 46’ minuti è tutto in un dato offensivo: solo 3 tocchi nell’area avversaria.

Nel secondo tempo il copione inizialmente non cambia, con Inzaghi che prima dà il beneficio del dubbio alla squadra titolare per 10’, poi decide che ha visto abbastanza, soprattutto dopo aver tremato di fronte al colpo di testa a colpo sicuro di Mikel Oyarzabal respinto prodigiosamente da Sommer. Arriva il momento dei cambi quando scocca il 55’: fuori un impalpabile Arnautovic, Asllani, che contraddice il discorso dei co-titolari di Marotta, e Bastoni, per cui non è difficile capire il senso della sostituzione. Dentro Marcus Thuram, Davide Frattesi e Federico Dimarco per modificare l’inerzia, ma l’unico che si corregge nei minuti immediatamente successivi è l'arbitro Michael Oliver che, grazie all’assist del Var, revoca il cartellino rosso ingiustamente sventolato in faccia a Nicolò Barella, colpevole di un fallo di reazione che non ha mai commesso. Scongiurato il pericolo di dover rimontare in dieci uomini, l’Inter, salvata da un altro legno, questa volta scheggiato da Mikel Merino, manda in campo Alexis Sanchez in luogo di Henrikh Mkhitaryan, lontanissimo dalla prestazione eroica di sabato sera. L'Inter diventa più offensiva, guadagna campo e comincia a creare qualcosa di interessante, aiutata anche dalla qualità media della Real che si abbassa dopo le modifiche di Imanol Alguacil. Frattesi lancia nello spazio Thuram che, in area di rigore, cade da solo nel tentativo di sterzare improvvisamente. Il francese, poi, trova il gol ma mettendo la palla in porta dopo un offside. Si alza la bandiera dell’assistente, non quella dell’Inter che non molla e ancora con Frattesi ha un sussulto: l'ex Sassuolo, al termine di un'azione confusa, si inventa un assist intelligente che scombina la linea difensiva biancoblu e trova Lautaro, appostato sul secondo palo, che non può sbagliare per l’1-1 definitivo, il pari inseguito che era mancato nella notte di Istanbul. La Coppa di Wembley resta lontana, ma quello dell'Anoeta è sicuramente un punto che, vista la malaparata, sarà molto utile in ottica ottavi.

"Se parlo dei punti di forza o dei grandi giocatori dell'Inter, qualcuno penserà che sia meglio non scendere in campo", aveva detto alla vigilia di Alguacil. Sottolineando il giorno dopo i difetti dell’Inter che finora erano rimasti nascosti. Appunti utili per Simone Inzaghi, che sul taccuino avrà sicuramente scritto un promemoria: la prossima volta meglio non esagerare col turnover, il rischio è mettere in crisi l'assioma sull'Inter costruito dai media.


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