Non è più tempo per il 'tirare a campare'. I tre rinforzi per non piangere a maggio
Ci risiamo. Quella che poteva essere una giornata di gloria si è invece trasformata in una giornata di rimpianti. Gli ennesimi punti gettati, anche se stavolta c'è poco da recriminare, se non per il minuto in cui è arrivato il gol della Samp. Una partita non impeccabile, che ci sta durante l'arco di un campionato: in fondo, è la prima mezza 'stecca' dei Mazzarri's boys a livello di prestazione, perché – Roma a parte – finora l'Inter non aveva mai bucato. Una buca neppure così clamorosa: segnare un golletto e difenderlo senza patemi è successo a tutti. Mi viene in mente il periodo duro della Juve, vittoriosa a Verona e nel derby grazie a due sviste arbitrali, oppure le balbuzie interne di Fiorentina, Napoli e Roma. Insomma, nessun dramma, specie per un complesso come quello nerazzurro che si affacciava alla stagione con più dubbi che certezze.
Speculare sul risultato una volta ogni 14 partite è lecito, peccato che poi ti dica male all'89', così come ti aveva detto male anche in altre occasioni in cui i 3 punti te li stavi portando a casa senza nemmeno un assillo. Trieste, Torino, Bologna e Sampdoria: pareggi diversi, ma restano 8 punti in meno. Peccato.
L'occasione è però gradita per ribadire un concetto: la sfortuna non esiste. E allora analizziamo per bene la situazione. Una grande squadra, gare così le porta a casa con la vittoria. Almeno 3 su 4 le avrebbe fatte sue: ora guardate l'Inter dove sarebbe con 6 punti in più. Cosa manca? L'organizzazione tattica c'è, le certezze sono state per lo più consolidate. Occorre una maggior profondità di rosa, visto che la lista degli infortunati comincia a farsi cospicua. In difesa, i ricambi ci sono e sono validi e, infatti, il reparto soffre meno le mancanze a turno dei vari protagonisti. A centrocampo e in attacco, al contrario, basta una squalifica o un raffreddore per far affiorare qualche crepa.
Cambiasso sta magnificamente, ma gli va comunque data un'alternativa anche senza coppe europee. Ancora di più si dovrà fare sugli esterni: Wallace è più che acerbo, Pereira è a un passo dall'addio e Zanetti non ha le caratteristiche adatte per soddisfare le richieste di Mazzarri in quel ruolo specifico, specie se dirottato a sinistra. E poi manca una punta. Palacio sta reggendo da solo lì davanti il peso dell'attacco, ma la benzina comincia a scarseggiare e occorre porre riparo prima di far accendere la spia della riserva. Accadde già lo scorso anno e finì col Trenza stirato. Pesano le assenze di Icardi e Milito, e pesa anche la poca autostima con cui Belfodil – per svariati motivi – ha approcciato all'avventura interista.
L'Inter che era partita a mille, sta chiudendo col fiatone. A Mazzarri e al suo staff il compito di ridare slancio da qui fino a Natale. Poi toccherà ad altri consegnare al toscano qualche elemento funzionale al progetto tecnico. La sensazione è che le altre abbiano già mostrato il meglio, mentre l'Inter possa crescere ulteriormente. Ma ci vuole uno sforzo sul mercato, da vedere come investimento che verrebbe ripagato con il raggiungimento del terzo posto. Altrimenti, punto e a capo. Son due anni che a gennaio si percorre la strada del 'tiriamo a campare con quello che passa la casa' e i risultati non hanno dato ragione. Col senno di poi, sarebbe stato meglio investire e arrivare in Champions, piuttosto che risparmiare in inverno per poi piangere a maggio. Stavolta si scelga l'altra via: è una chance che squadra e allenatore si stanno meritando.