Non è un paese per Vecchi
"Qual è la cosa più grossa che hai perso a testa o croce?". Siamo in Texas, 1980, e no, non è un paese per Vecchi. Southampton, 3 novembre 2016, non c'è uno spietato killer alla cui capigliatura si è ispirato evidentemente l'allenatore nerazzurro, ma pure qui, come nel film di Joel ed Ethan Coen (tratto dall'omonimo romanzo "Non è un paese per vecchi" di Cormac McCarthy), la situazione non è poi tanto gradevole. Primo giorno ad Appiano e subito partenza per l'Inghilterra, c'è il match da dentro o fuori al St. Mary's e i Saints, anche stavolta, sono contro l'Inter. Nel limbo tra la Primavera e la prima squadra, Vecchi deve lanciare la sua moneta in Europa League. Nemmeno lui può sapere fino in fondo cosa c'è in ballo, ma deve scegliere undici e panchina. Poi il lancio...
Pioli, Guidolin, Zenga, Reja, Mondonico, Cavasin, Malesani, Mutti e Novellino. L'Inter sta sondando proprio tutti. Queste sono alcune delle ipotesi "nostrane" per la panchina (certune attendibili, altre un po' meno) caldeggiate dalla dirigenza italiana. Poi c'è Suning che vorrebbe un nome altisonante ma soprattutto straniero (in corsa Hiddink, Marcelino e Trapattoni), mentre come profilo italiano valuterebbe solo l'ex bandiera Fabio Cannavaro, che secondo alcuni spifferi dei giornalisti cinesi verrebbe accompagnato all'Inter dall'ingresso in dirigenza dell'uomo forte: Luciano Moggi. Lo Special Two Villas-Boas invece è fuori dalla lista perché ha accettato la proposta dei cinesi dello Shanghai Sipg, pare perché attratto dalla tradizione. De Boer non andava più bene perché si era troppo italianizzato: esprimendosi ormai correttamente nella nostra lingua veniva capito solo da Ranocchia e Ausilio.
L'Inter di monete in questi anni ne ha lanciate fin troppe. Nessuno sa chi decide? Allora in certi casi forse è meglio affidarsi al caso (e niente scuse per il gioco di parole). Sarebbe ben più preoccupante che anche dietro agli ultimi eventi patetici dell'autunno/estate (l'addio di Mancini, la comparsata di Erkin, il giro del finimondo Inter in 80 giorni di De Boer, la partnership per la terza maglia con la Sprite) ci siano scelte dipese da linee guida ponderate e fatte senza l'ausilio di sostanze lasciate alla Pinetina da Van der Meyde. Intanto Vecchi ha giocato testa ma è uscita la croce dei Saints. L'Inter, apparsa attenta e messa bene in campo nel primo tempo, si è sgretolata anche stavolta di fronte a una formazione compatta. Se la squadra giocava contro De Boer è evidente che a qualcuno non è ancora arrivata la notizia dell'esonero dell'olandese.
"Fossi il presidente manderei via l'allenatore, prenderei i giocatori, li attaccherei al muro e darei a tutti calci nel c...", avrebbe detto chi oggi in Cina sta costruendo le sue nuove fortune. De Boer invece ha optato per un addio forse un po' troppo sobrio, ringraziando i tifosi che nei suoi quasi tre mesi nerazzurri lo hanno sostenuto. A "ringraziare" la società ci ha pensato invece il gemello Ronald: "Credevamo che l'Inter fosse adatta a Frank, ma è stato un errore di giudizio". Esatto, l'errore è vostro, Ronald&Frank, che avete anche riflettuto all'idea di accettare la chiamata del club nerazzurro. Al contrario l'Inter è esente da qualsiasi sbaglio da quando ha scelto di affidarsi al caso. Il prossimo capitolo è ancora da scrivere, ma si sa già che non è un paese per Vecchi. Oggi sono attesi a Milano i mister Suning e inizieranno i consulti per il nuovo allenatore. Il primo della lista è Pioli: testa o croce?