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Non era colpa di Stramaccioni (né di Mazzarri ora)

di Lapo De Carlo

Eliminata anche dalla coppa Italia. Non è nemmeno una notizia clamorosa. E questo è l’aspetto più grave. Non ho compreso perché, nell’unica coppa a disposizione, sia stata schierata una formazione sperimentale, con Kovacic vicino a Milito, Mudingay, Andreolli e Carrizo in porta. Era un obbiettivo importante, non c’erano energie da risparmiare.
Non so nemmeno perché non sia possibile cambiare modulo. Ad esempio la difesa a 4 non sembra nemmeno presa in considerazione. E non so perché all’Inter manchi sempre almeno un rigore a partita. Ma il risultato di Udinese-Inter non sposta di un millimetro le considerazioni che sono state fatte in questi giorni. La squadra è lenta, macchinosa, i movimenti senza palla sono scarsi, nell’insieme è un gioco farraginoso e chiunque entri non sappiamo perché renda al di sotto delle sue possibilità.

Per l'ennesimo anno si è riunito un tavolo permanente, animato da tifosi e giornalisti che, di fronte al capezzale, sta pronunciandosi sui sintomi e i rimedi per porre fine a questa patologia che affligge il paziente nerazzurro.  Il fatto è che, nonostante tutti i cambi tecnici, la maggioranza schiacciante dei dottori attribuisce la colpa al tecnico di turno. Non riuscendo a scalfire minimamente il muro di gomma di chi siede nella "situation room", se la prendono con tutti gli allenatori che passano. Con l'aggravante che i tifosi vengono pure illusi e sedotti da ottime partenze e abbandonati senza preavviso da crisi con avvitamento, incomprensibili per la violenza e la rapidità con le quali si manifestano. Problemi così gravi da sembrare in eccesso e inestirpabili.

Dopo la partita col Milan la posizione di Mazzarri sembrava inattaccabile. Qualche perplessità ma il suo lavoro manteneva un discreto apprezzamento.Poi l'improvvisa sconfitta con la Lazio ha precipitato tutto e tutti in una crisi che consegna anche questa stagione, in netto anticipo sui tempi, in una direzione fallimentare. Mazzarri in realtà stava camminando su un filo che percorreva come un'equilibrista. Poteva cadere nel derby, invece ha rinviato il disastro alla gara contro una squadra, se possibile, ancora più in crisi. L'Inter, con grande senso di generosità, l'ha rianimata. E poi una mediocre Udinese a sbatterci fuori dalla coppa Italia. Ma in questo momento di panico sembra che non ci sia una gran voglia di comprendere. Di sfogarsi forse.

Una società che cambia 6 (dico 6!) allenatori in tre anni porta al fallimento chiunque. E se l'ambiente sempre, ossessivamente e noiosamente punta e mira soprattutto l'allenatore di turno, per quante responsabilità possa avere, contribuisce a peggiorare il danno. Io ho scritto qui e detto altrove che Mazzarri non mi piace. Ho abbozzato i motivi e qualcuno si è risentito. E una volta di più ho realizzato come il calcio, per tanti, sia una questione di carattere religioso. Non puoi criticare, puoi solo essere fedele o infedele. Se critichi non sei un vero interista o non capisci niente di calcio. 

Il fatto è che, nonostante non mi piaccia Mazzarri e non gradisca le sue affermazioni sulla conduzione della stagione che mette in parallelo, convenientemente, al ritorno dello scorso anno, io non voglio che venga esonerato.  Solo poche settimane fa ho sentito dire da tutti che aveva portato un’organizzazione di gioco, fiducia in giocatori appassiti, motivazioni ad un gruppo spoetizzato. Addirittura, ancora oggi, si parla di veri e propri miracoli che il tecnico toscano avrebbe compiuto. Poi, a partire da Inter-Livorno la squadra ha preso a giocare male, gli equilibri si sono interrotti, le prestazioni sono improvvisamente calate e soprattutto la squadra ha smesso di correre. Affaticata senza giustificazione, da un campionato che prometteva sorprese, considerando la stagione senza coppe.

I giudizi così abbacinanti su Mazzarri si sono improvvisamente rivoltati con eccessi altrettanto ciechi. Perché la colpa, ed è un dato ormai ufficiale, non è degli allenatori che hanno preso posto sulla panchina nerazzurra. Da troppo tempo ci si concentra sui difetti di produzione di ognuno di loro e si ricorda come fossero divinità Mou e Mancini. Ma mi piace ricordare che dal 2010 non c’è stata alcuna rivoluzione tecnica, nessun coraggio nel perseguire un'identità di cui tanti si sono fatti portavoce: quella dei giovani ad esempio. Nessun progetto mandato avanti più di 12 mesi.  

Se si cambia forsennatamente guida tecnica, si cambia anche progetto, col risultato che mandi via Benitez e compri 4 giocatori a Leonardo. Va via Leonardo e lasci la squadra con la stessa ossatura ma con Gasperini che vuole giocare a 3. Arriva Ranieri e prosegue il progetto di Gasp, facendo compromessi tattici. Poi arriva Stramaccioni e gli togli Sneijder. Ora c’è Mazzarri e si torna a 3, adattando Ranocchia che non ha mai giocato con questo modulo.

Nel dibattito post campionato 2012/13 c’era un'infinità di persone che reclamava una squadra fatta di under 21. Ma appena uno di questi non si rivela un fenomeno lo si marchia come un mediocre. Vedi Belfodil. L’Inter resta vecchia, atleticamente spenta, mai intensa per tutti i 90 minuti, solo a sprazzi. Manca da tempo di leader carismatici che trascinino, non solo con la voce, il resto della squadra. Questo calciomercato può portare solo un paio di palliativi. Ma è tempo che la società, dopo l’avvicendamento Moratti-Thohir, abbia fermezza. Non è più tempo di fare cambi di allenatori ma di giocatori. Coraggio.


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