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Non facciamoci cadere le braccia

di Christian Liotta

Tanti. Non c’è dubbio: sono stati tanti i messaggi che sono arrivati alla nostra redazione, praticamente tutti con un unico soggetto: il calciomercato. E la maggior parte di essi, inutile negarlo, testimonia uno stato di inquietudine da parte dei tifosi: inquietudine per le mosse di mercato che tardano ad arrivare, inquietudine anche per le possibili partenze di alcuni pezzi grossi dell’organico nerazzurro, inquietudine anche perché, mentre l’Inter rimane, escludendo i giovani neo-acquisti, ancora in surplace, le altre concorrenti hanno iniziato a muoversi aggiungendo qualche tassello. Insomma, c’è chi teme questa fase di stallo, forse perché memore dei mancati arrivi della scorsa estate o perché deluso dopo le avvisaglie confortanti arrivate a gennaio, quando l’Inter ha infilato in pochi giorni quattro colpi rivelatisi poi più o meno determinanti per la seconda parte di stagione.

Il calciomercato, si sa, non finisce mai, neanche quando deve ancora iniziare ufficialmente: quando sarà pubblicato questo editoriale, infatti, sarà da poco scoccata la mezzanotte di venerdì 10 giugno, ancora presto perché venga dato il via ufficiale alla campagna trasferimenti. E quindi mi domando e dico: è proprio il caso di farsi prendere dal panico galoppante già ora? Non nego, come giustamente sottolineava ieri il direttore Fabbricini, che questo sia il momento dove i tifosi sognano grandi arrivi, fanno congetture e quant’altro. Ma essendo di natura il mercato calcistico una delle cose più volubili di questo pianeta, lasciarsi andare nella prima decade di giugno alle ansie non è consigliabile.

Si dirà: Juve e Milan hanno già fatto i primi passi. Benissimo, ma ricordiamoci che comunque sia l’una che l’altra si sono mosse sin qui soprattutto nel mercato dei free-agent o cosiddetti “parametri zero”, quel genere di affari che si possono completare già in primavera, allo scopo di avere già a disposizione alternative pronte nel caso gli acquisti pesanti non vadano a buon fine. E oltretutto, un mercato che quest’anno non sembra fornire elementi interessanti per l’Inter. Si dirà anche: su Sanchez, quello che si presume essere il nostro grande obiettivo, c’è la concorrenza spietata del Barcellona che sembra vicino. Ok, ma questo rientra tutto, come spiegava sempre ieri l’editoriale precedente, in una logica di ‘gioco delle parti’ per la quale l’Udinese valuta quella che può essere la soluzione migliore per monetizzare al meglio la cessione del cileno, mandando segnali all’Inter così come il Barça potrebbe facendo così mandarli al Villareal per Rossi, che poi sarebbe il principale obiettivo azulgrana.

Si può anche obiettare: dopo quanto fatto a gennaio è legittimo pensare che gli stessi sforzi vengano fatti in giugno. Chiaro, però quante volte i dirigenti hanno sottolineato il fatto che gli acquisti della sessione invernale sono stati possibili in quanto si sono presentate le condizioni ideali per poter operare? E bene o male, è quanto l’Inter vuole che si verifichi anche adesso, sia in entrata come in uscita. Perché attenzione, si parla tanto di possibile cessione di un big per dare il la agli acquisti, ma ciò non vuol dire che i giochini al rialzo li devono sempre offrire gli altri a noi. Mi viene da sorridere pensando che Moratti possa solo avere un piccolo sobbalzo dalla poltrona vedendo che il Chelsea potrebbe arrivare a “soli” 35 milioni per Sneijder. Nessuno è incedibile a parte Eto’o, ma ciò non implica che debbano essere gli altri a dettare le condizioni.

Insomma, non è tempo di esprimere giudizi affrettati o farsi prendere dal panico: Branca e Ausilio sono due manager preparati, che sanno fare il loro mestiere. Abbiamo ancora tutta un’estate di trattative e voci davanti a noi, e oltretutto il clima di questo inizio giugno, almeno a Milano, è tutto fuorché estivo.
 


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