Non male in Coppa, male sul mercato. E poi, quella maglia...
Tralasciando l’ottimo momento in Campionato, argomento di cui abbiamo dibattuto tantissimo in questi ultimi giorni, andiamo ad analizzare gli ultimissimi fatti, partendo da quello più recente nonché potenzialmente positivo, nonostante la sconfitta (ingiusta).
Capitolo primo. E così, dopo aver vissuto gli ultimi sette anni da protagonisti assoluti (4 vittorie, due finali perse e un approdo in semifinale), abbiamo dato l’addio alla Coppa Italia nei quarti di finale. Non è stata un’uscita di scena indecorosa. Anzi, soprattutto dopo lo svantaggio, la squadra ha mostrato personalità e carattere. Buon segno. Sostengo da sempre che una grande squadra debba infatti onorare la maglia in ogni occasione, senza snobbare alcuna gara. A dispetto delle indicazioni della vigilia, Ranieri decide di giocarsela con i migliori uomini a disposizione. Il ritmo nel primo tempo non decolla, la ripresa si apre con un clamoroso doppio errore di Motta che permette ai padroni di casa di sbloccare il risultato su calcio di rigore. Qualche minuto più tardi, ad aree invertite, l’improponibile arbitro Celi decide di non fischiare un penalty altrettanto sacrosanto per l’Inter. L’ironia della sorte vuole che sia proprio Maggio, protagonista anche della sfida di campionato clamorosamente falsata dall’imbarazzante arbitro Rocchi , a commettere l’evidente fallo su Milito. Buonissima la reazione della squadra che, colpita nell’orgoglio, rimane in partita riuscendo a creare palle gol importanti soprattutto con Sneijder, tanto insufficiente (e nervoso) nel primo tempo, quanto ottimo nel secondo. E così, per la grinta dei ragazzi, per il pessimo Celi e per una formula assurda, che senza nessun principio meritocratico obbliga un club a disputare un incontro in casa o in trasferta a seconda dell'esito di un incomprensibile sorteggio a inizio stagione, salutiamo immeritatamente questa edizione della Coppa Italia.
Capitolo secondo. I rumours che giungono da Corso Vittorio Emanuele, lasciano ancora aperti alcuni spiragli assai interessanti in chiave mercato. A cinque giorni dalla conclusione delle trattative però è giusto tracciare un bilancio e, da questo punto di vista, lo scenario non è dei più esaltanti. La tifoseria è abbastanza spaccata: c’è chi desidera un laterale difensivo, chi un centrocampista, chi un attaccante. Tutti potenzialmente hanno ragione. Un dato è certo: all’Inter servono innesti! Ho sempre sostenuto (quando avevamo la rosa al completo), che uno dei primi acquisti da centrare era quello di un esterno difensivo di sinistra. Dopo le conferme di Faraoni e Nagatomo e, soprattutto dopo l’ennesimo infortunio di Forlan, con la conseguente certificazione della sua inaffidabilità, la scala dei bisogni è decisamente cambiata. In attacco, considerando anche le perplessità sui rendimenti di Zarate e Castaignos, come possiamo puntare a traguardi importanti con i soli Pazzini e Milito? Con quest’ ultimo, tra l’altro, bersagliato nel recente passato da noie muscolari più o meno gravi. Andiamo con ordine. A novembre la società aveva (giustamente) deciso di aspettare sia il risultato del sorteggio di Champions che la posizione definitiva in classifica, dopo l’ultima gara dell’anno, per definire la linea da seguire in chiave mercato. Il filotto di vittorie ha fatto poi decidere di posticipare al 15 gennaio (la data del derby) la scelta definitiva. Adesso, a meno sei dalla vetta e con un ottavo europeo tutto sommato agevole, trovo che sia delittuoso non provvedere all’acquisto di almeno una punta. I nostri competitor principali, a oggi 26 gennaio, hanno un parco attaccanti, quantomeno a livello numerico, più competitivo. La capolista Juve è vero che non ha un campionissimo in rosa ma, può contare su almeno 5 potenziali titolari (Del Piero, Vucinic, Matri, Borriello e Quagliarella), oltre a un paio messi ai margini (Toni e Iaquinta); il Milan oltre a Ibrahimovic può contare su Robinho, Pato, El Shaarawy, Inzaghi e, a fronte dell’infortunio di Cassano, porterà a Milanello quantomeno Maxi Lopez. E noi? Noi invece siamo qua a parlare della cessione di Thiago Motta! E’ vero che in questi anni abbiamo stravinto e che i cicli prima o poi finiscono ma, la squadra sta dimostrando che con qualche innesto sarebbe ancora in grado di poter vincere anche nel breve periodo. E poi, chiudere almeno al terzo posto sarebbe estremamente importante e l’obbiettivo non è per nulla semplice. Chiudo l’argomento ricordando che in società non stanno passando le giornate con le mani in mano ma, il 31 gennaio incombe e, arrivati a questo punto, sarebbe il caso di schiacciare il piede sull’acceleratore. Con la consapevolezza che squadra e tifosi, meriterebbero di ricevere almeno un regalo per poter puntare tutti insieme a traguardi prestigiosi.
Capitolo terzo.
Due giorni fa tra le tante news presenti sul nostro sito, avrete sicuramente fatto caso alle indiscrezioni relative alla seconda maglia 2012/13. Bene. Anzi, male. E’ vero che anche a Manchester in quest’ultimo periodo hanno abbattuto due tabù in un colpo solo facendo vestire i Red devils di blu e gli Sky blues di rosso ma, vedere i nostri campioni con una maglia rossa è a dir poco blasfemo. Soprattutto poi per come è stata disegnata. Se gli esperti di marketing opteranno definitivamente per questa scelta, ci aspettiamo che almeno operino una piccola ma importantissima modifica: la striscia nera presente sulle braccia dovrebbe quanto meno essere compresa tra due strisce blu. Evitando così di far entrare in contatto il rosso con il nero, un unione tanto sgradevole quanto improbabile per la maglia della squadra della Milano di serie A. Auspichiamo, da parte della società, una supervisione molto puntuale e attenta…
BoA