Non sto godendo, mi è solo entrato un Mkhitaryan nell'occhio. Sognando Dzeko, Barella la fa facile: no more crazy Inter
Ciò che non era riuscito in parte nella bolgia del Camp Nou di Barcellona riesce in pieno recupero nella cornice di un Franchi che dimentica la mamma di Spalletti e se la prende con quella di Lautaro. Fino alla fine (scusate la citazione), Barella corre sul binario di destra e offre una palla con i giri contati a... Venuti: il tifoso interista non sta godendo, gli è solo entrato un Mkhitaryan nell'occhio. La squadra di Inzaghi porta a casa altri tre punti fondamentali per scalare la classifica e guadagnare quanto più terreno possibile alle primatiste prima della sosta per il Mondiale. Una vittoria anche stavolta del gruppo, che va in vantaggio (doppio), soffre, incassa e reagisce, corre ed esulta come un comparto unico. La panchina entra tutta in campo al 95' ad abbracciare i compagni dopo il gol, una scena che però non può e non deve diventare un'abitudine, anche se per alcuni è solo un modo per riallacciare il filo con la vecchia pazza Inter. Mercoledì a San Siro contro il Viktoria Plzen ci auguriamo di non rivivere la stessa altalena di emozioni, basterebbe anche un 2-0 come all'andata oppure, perché no, un favore dagli amici del Bayern, se non è chiedere troppo. Siamo certi che Xavi non si lamenterebbe.
L'Inter di Firenze è scintillante sin da quando dà avvio alla sua partita proprio come il suo nuovo third kit all-yellow. Lautaro impegna subito Terracciano, pochi secondi dopo (come contro la Salernitana) l'anticipo ruggente di capitan Skriniar aziona l'asse di destra, stavolta il Diez ricambia il favore a Barella fornendogli il filtrante che il 23, lanciato in corsa davanti al portiere, deve solo finalizzare in porta, in caduta d'esterno destro... E siamo solo all'inizio, perché la Fiorentina di Italiano esagera nella proposta del suo calcio totale (e di calci totali rifilati agli avversari), mentre l'Inter approfitta dell'eccesso di fiducia dei difensori viola nella velocità in recupero di Amrabat. Mkhitaryan anticipa Dodo e manda al due contro due Lautaro con Correa, il Tucu si impegna nello scatto portando via Milenkovic a Lauti che però stavolta fa tutto da solo superando l'altro Martinez (Quarta) e battendo di sinistro Terracciano. Utile anche qui l'ex Lazio, che già al 15' decide che il suo della serata l'aveva fatto. D'altronde sul 2-0 la sfida è ormai chiusa, o forse no: il rigore siglato da Cabral regala nuova linfa ai viola e ravviva l'eleganza della tifoseria, Dimarco non pulitissimo nell'intervento, ma non si può essere ogni partita migliori in campo.
Nella ripresa i nerazzurri difendono compatti e con ordine, almeno fino a quando non si lasciano trafiggere paradossalmente sul contropiede avviato dal lancio di Kouamé e concluso dalla giocata personale di Ikoné: 2-2. Sognando Dzeko è il titolo del copione che deve essersi immaginato Inzaghi appena dopo il pareggio subito: il bosniaco appena entrato prima vede lo spiraglio di luce per Lautaro che si guadagna e trasforma il primo penalty della stagione (superato il Principe dei bomber nerazzurri Milito), poi all'ultimo respiro, dopo il pari di Jovic, sfugge d'astuzia a Milenkovic e sforna il filtrante sul corridoio per l'inarrestabile Barella, ormai una sorta di tuttocampista transumano, al terzo gol di fila e qui in versione assistman, sebbene la carambola fra Venuti e Micki non conterà fra le statistiche. Tutta la squadra esulta a parte Inzaghi che si siede per bere un sorso d'acqua perché sedici mesi sulla panchina interista si fanno sentire, il Franchi ora ce l'ha con la mamma di Valeri, un tizio con l'accento americano prova a sfondare la porta dello spogliatoio dei nerazzurri. Serate di ordinaria pazza Inter, tornata finalmente squadra con i soliti difettucci difensivi da limare. Dieci gol fatti nei campi di Reggio Emilia, Barcellona e Firenze, in attesa di Big Rom e naturalmente di Epic Brozo. Mercoledì (18:45) a San Siro va bene una vittoria anche meno palpitante, o per dirla alla Conte, un'Inter no more crazy. Grazie.