Obbligo e fallimento, prospettiva e fiducia. Senza facili entusiasmi
Traguardi e prospettive stagionali: "Quale sarà l'obiettivo di questa squadra? Dove può arrivare l'Inter? Sarà Scudetto, Champions League o Europa League?". Dal momento in cui si è chiuso lo scorso mercato estivo è iniziato il consueto 'tamtam mediatico' relativo alle varie corse che questa nuova, equilibrata e appassionante Serie A ha presentato, presenta e presenterà, con gradite sorprese o nobili decadute che muteranno il prosieguo della stessa. Considerando i valori della rosa nerazzurra, da settimane esprimo un concetto ben chiaro, che voglio ribadire anche nel pezzo odierno. Proprio nelle ore che porteranno al big match di questa sera, un importantissimo Inter-Roma: in questo campionato la nuova 'creatura' di Roberto Mancini dovrà assolutamente, obbligatoriamente, ad ogni costo centrare il terzo posto che vale il pass per la 'coppa dalle grandi orecchie'. Piazzamenti superiori sarebbero solamente un 'di più', quelli inferiori un fallimento. Senza tanti giri di parole.
Ho sempre cercato di essere il più obiettivo possibile, andando talvolta a scontrarmi - sportivamente parlando - anche con alcuni tifosi interisti che, secondo il proprio parere, hanno giudicato le analisi del sottoscritto troppo negative e critiche nei confronti dell'Inter formato 2015-2016. L'obiettività resta comunque il miglior valore in questo lavoro, probabilmente il più importante, e quindi - senza farmi prendere da facili entusiasmi (mai l'ho fatto e mai lo farò) - credo che non sia assolutamente utopia pensare a un'Inter costantemente in alto in questo torneo. Aggiungo però una cosa, dato che scrivere nel giorno della partita, soprattutto questa partita, presenta non pochi rischi di essere puntualmente smentiti dal campo (in caso di risultato negativo, evidentemente): il concetto che voglio esprimere esula dal match di stasera, e anche un'eventuale vittoria della Roma non lo tangerebbe.
Non faccio parte del partito 'senza gioco e spettacolo i risultati non possono arrivare'. Anzi, credo che questo sia solamente un leitmotiv con logica relativa perché la storia del calcio presenta tantissime squadre che, pur senza brillare, hanno raccolto grandissimi risultati nel segno del cinismo e della concretezza. E sicuramente l'Inter di oggi gode di questa natura calcistica (per statistiche ed eventuali vittorie appuntamento tra qualche mese). Mi sembra altrettanto ovvio, però, ammettere che alcune delle ultime uscite hanno lasciato parecchio a desiderare sotto questo punto di vista, superando il limite consentito del concetto appena espresso. Senza andare troppo a ritroso nel tempo, prendo come esempio i primi 45' del 'Dall'Ara': quanta fatica (troppa), poche idee, palleggio estremamente faticoso e macchinoso e particolare difficoltà nell'arrivare alla conclusione in porta. Salvo poi migliorare nettamente nel secondo tempo.
Un livello assai basso che, giocoforza, si alzerà con il passare delle gare per un motivo estremamente semplice: la squadra di quest'anno è quasi totalmente nuova rispetto a quella della scorsa stagione, con tanti uomini giunti ad Appiano Gentile solamente nel rush finale di mercato, con il coach jesino che, quindi, ha visto vanificato totalmente (o quasi) il lavoro svolto in pre-season. E pur essendo stato accontentato in tutto, per l'allenatore nerazzurro non è stato facile partire in campionato con pochissimo tempo a disposizione alle spalle per poter amalgamare i nuovi interpreti.
Un'idea che mi porta quindi a pensare a un'Inter in crescita con il passare delle giornate, che non vieta assolutamente di immaginarla protagonista fino alla fine per le prime tre posizioni in campionato. I nuovi si integreranno, a livello tattico i meccanismi saranno oliati e, chissà, un nuovo esterno offensivo in arrivo a gennaio consentirà al Mancio di adottare stabilmente (e finalmente) il 4-2-3-1, quello che da tempo soprannomino 'modulo-progetto'. Tutto, ovviamente, tenendo conto di una concorrenza importantissima, in cui - oltre a Roma e Napoli - comprendo anche una Juventus che risalirà sicuramente, perché il livello della rosa di Massimiliano Allegri è tale da considerare quasi impossibile l'eventualità di vedere questa squadra stabilmente nella parte destra della graduatoria.
Tornando all'Inter, sarà Scudetto? Sarebbe un traguardo per certi versi clamoroso, quindi è inutile porsi e porre già all'alba di novembre un quesito come questo. Cosa serve domandarsi una cosa del genere a questo punto della stagione? La risposta è semplicissima: solo il tempo lo dirà. Sembra una frase tristemente fatta, ma è la pura e semplicissima verità. Allo stato attuale delle cose questa squadra deve ritenere il terzo posto come l'unico, vero e concreto obiettivo della stagione. Tutto quello che verrebbe in più sarebbe solo di guadagnato, mentre in caso contrario staremmo parlando di un fallimento. Ma con una squadra da work in progress che, nonostante tutto, è lassù. E pensare a una stagione da protagonisti non è assolutamente utopia. Per questo il tifoso interista può essere fiducioso, ovviamente senza facili entusiasmi.