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Ormai è tutto chiaro. Anzhi, no

di Fabio Costantino

In questi giorni è più che ovvio che parlando di Inter il riferimento immediato vada a Eto’o, che sta per lasciarla inseguendo sogni di gloria (economica) in Russia. L’ultramiliardario Souleiman Kerimov ha vinto la sua battaglia e, da mecenate del calcio che si rispetti, si è regalato un campionissimo come pochi, per vestirlo con la maglia dell’Anzhi e metterlo in mostra davanti al suo ‘popolo’ estasiato. In quella piccola città poco lontano da Mosca, conosciuta soprattutto per guerriglie e invasioni cecene, d’ora in avanti sarà il calcio l’argomento principale. Prima Roberto Carlos, poi Zirkhov, quindi Eto’o. Per sognare in grande l’oligarca non sta badando a spese, collezionando pezzi pregiati per la propria vetrina.

Ma cosa c’è dietro questa faraonica campagna acquisti che ha preso di mira persino Mourinho? Non certo un progetto, dal momento che Kerimov sta pescando nomi altisonanti soprattutto per farsi pubblicità e seguire le orme di Abramovich, ma a livello strategico non esiste una programmazione a lungo termine. Raccogliere un gruppetto di ottimi giocatori non produce necessariamente calcio spettacolare e vincente, ma da qualche parte bisognerà pure iniziare, no? Innanzitutto, e così provo a interpretare il pensiero del magnate russo, serve tanta notorietà e quella si ottiene accaparrandosi grandi giocatori e attraendo l’interesse dei media. Poi, in attesa dei risultati, si cercherà di insistere su questa strada con maggiore raziocinio e, soprattutto, con un progetto degno di questa definizione. Auguri.

Mi chiedo, inoltre, quanto potere possano esercitare i soldi nel calcio moderno. Chiaramente 20 milioni a stagione sono difficili da rifiutare, anche perché non esiste sportivo al mondo che riesce a guadagnarli, neanche le stelle del football o del basket americano. Un bel primato per il Re Leone, insomma. Ma al di là di questo, cos’altro rimane? Un’esperienza in un contesto completamente diverso, che può arricchirti anche a livello personale. Ci sta. La gloria in un Paese che sogna il grande calcio dall’epoca dell’Urss di Lobanovski, in cui continuare a essere re. Può starci anche questa motivazione. E poi? Francamente, non ne riesco a trovare altre… Eto’o è abituato a essere osannato da molti anni, è un leader per il suo Paese, il Camerun, e da tempo guadagna tanto, più di quanto ne avrebbe realmente bisogno. La gloria non gli manca, basta dare un’occhiata al suo palmares per capirlo: quattro Champions League con tre maglie diverse è un record difficile da eguagliare. In altre parole, a 30 anni compiuti Eto’o è un vincente, un’icona del calcio mondiale.

Perciò, e torno al discorso di prima, davvero i soldi hanno tutto questo potere? Per fare altre esperienze il camerunese avrebbe serenamente potuto aspettare altri tre-quattro anni, lo avrebbero chiamato comunque. Re lo è già in Italia ma anche in Africa, dove è considerato un esempio da imitare. L’Inter, poi, è la sua casa, come lui l’ha sempre definita, una famiglia in cui tutti gli vogliono bene. È davvero possibile, dunque, che un’incompatibilità tattica con Gasperini lo abbia convinto a esiliarsi nella steppa, ad anni luce dalla realtà a cui è abituato? Oppure c’è altro che ancora oggi ci sfugge? Magari la verità verrà a galla, ma francamente spero che non si tratti di una mera scelta economica, perché davvero Eto’o non ne aveva bisogno o, quanto meno, avrebbe potuto pazientare ancora un po’ prima di accettare.

Alla fin fine quello che ci resterà sarà la profonda amarezza di aver amato e perso, ma come dice il proverbio è sempre meglio che non aver amato mai. Il camerunese ci ha dato tanto, noi tifosi non lo dimenticheremo, ma molti interrogativi continueranno a perseguitarci prima di rassegnarci alla fine di questa bellissima storia. In attesa, magari, di innamorarci nuovamente di un altro campione che saprà ereditarne la leadership.  Per adesso, caro Samuel, non resta che augurarti удача (buona fortuna).


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