Osvaldo e la pace last minute, il Pocho economico e la solita, maledetta sfida intrigante
Ciò che probabilmente è accaduto negli spogliatoi dopo il fischio finale dell'arbitro Orsato in Juventus-Inter rimarrà per sempre un segreto racchiuso tra le mura dello 'Stadium', e quindi ogni discorso può risultare superfluo già in partenza. Nessuno potrà mai sapere, almeno pubblicamente, cosa ha spinto allenatore e società a prendere una decisione così netta, senza mezze misure nei suoi confronti. Non solo la sospensione a tempo indeterminato, ma addirittura la cessione cercata quasi con foga assoluta in queste ultime ore. Tutto questo mi dispiace, per motivi sia tecnici che caratteriali. Reputo il giocatore uno dei tre migliori attaccanti italiani, sicuramente uno dei più forti in una Serie A resa meno 'povera' dagli arrivi di Lukas Podolski e Xherdan Shaqiri, oltre che dal ritorno in Italia, sponda rossonera, di Alessio Cerci. Peccato, un grande peccato salutare una personalità forte, talvolta anche pittoresca e 'colorita' come Pablo Daniel Osvaldo, che probabilmente nella 'tana' juventina ha suonato l'ultima nota della propria avventura nerazzurra. Purtroppo stonata. La rockstar di Buenos Aires, infatti, quasi sicuramente saluterà Appiano Gentile dopo il litigio con Mauro Icardi e Roberto Mancini.
Il mio augurio, la speranza, è che questa decisione-limite sia frutto di un comportamento altrettanto grave da parte della punta italo-argentina, altrimenti se così non fosse ci penserei non una, non due, ma tre volte prima di rinunciarci così a cuor leggero. Attaccante completo, colpi da fuoriclasse, genio e sregolatezza che con il coach-psicologo potrebbero risultare ricetta perfetta per un potenziale campione. Prima parte di stagione tutto sommato positiva, con 19 presenze tra campionato ed Europa League, 7 reti e 5 assist (da copertina la volée contro l'Atalanta), qualche comportamento che carica e che non disprezzo, anzi (vedi l'esultanza polemica all''Olimpico' contro i suoi ex tifosi), ma finale con il botto. Non in campo, bensì tra le mura che coserveranno per sempre il segreto della rottura tra Dani e l'Inter. Nella speranza che tutto quello accaduto negli spogliatoi sia sufficientemente grave da portare alla rinuncia di un giocatore così forte. Via Osvaldo e ora è caccia al sostituto. A questo punto la domanda è scontata: chi è il top per questa Inter?
La premessa da fare è tattica: come ormai appurato l'idea del Mancio è quella di insistere in quello che ho soprannominato il 'modulo-progetto', ovvero il 4-2-3-1. Una prima punta vera come Mauro Icardi e una riserva che, fino ad oggi e aspettando la probabile cessione, era Osvaldo stesso. Con questo assetto Shaqiri potrà ricoprire sia la 'zolla' del 10 che quella dell'esterno (l'habitat naturale dell'ex Bayern Monaco), mentre Podolski viene considerato adatto anche per sostituire Maurito come terminale offensivo. Giocatore molto duttile il campione del mondo tedesco, in grado di ricoprire sicuramente tre ruoli: attaccante centrale, seconda punta in veste di 'spalla' ed esterno offensivo. Proprio questa polivalenza potrebbe suggerire al tecnico, e di conseguenza alla società, di cercare come sostituto di Osvaldo non una prima punta, bensì un ulteriore esterno, impiegando quasi in pianta stabile Prinz Poldi come attaccante centrale. Chissà quindi che a questo punto la strada non possa portare alla solita, bellissima, meravigliosa città: Parigi.
Separato in casa nel Paris Saint Germain, Ezequiel Iván Lavezzi a prezzo di saldo sarebbe un grande colpo. Attenzione, voglio evidenziare la parola 'saldo'. Su queste stesse colonne in passato avevo sottolineato l'importanza della carta d'identità, piazzando in pole position quei profili con tanti anni di carriera davanti. Proprio in questo senso non credo sia un caso che Shaqiri (classe 1991) sia arrivato con l'obbligo di riscatto, al contrario di Podolski (classe 1985) approdato a Milano con la formula del prestito secco fino al termine della stagione. Anche questo è progettualità. Ben venga, quindi, El Pocho, ma solo a determinate condizioni. Qualità indiscusse, familiarità con la Serie A assoluta e profilo da top player che in questa Inter sarebbe ideale, ma non vorrei sentir parlare di stipendio monstre e costo del cartellino a doppia cifra. I 4,5 milioni di ingaggio sarebbero assolutamente da spalmare, mentre i 10-15 milioni richiesti dal PSG li considero cifra esagerata per un giocatore alla ricerca dell'ultimo contratto 'pesante' in carriera e che 'vede' i 30 anni. Con un passo indietro delle due parti, l'Inter farebbe molto bene ad andare con convinzione a Parigi. In caso contrario, meglio spostare le attenzioni altrove.
Si è parlato di Mattia Destro nelle ultime ore, ma il Milan sembra più convinto, mentre gli altri nomi sono andati via via allontanandosi dopo la doppia ufficialità Podolski-Shaqiri. Il canterano nerazzurro a Roma sta trovando poco spazio (certo, la concorrenza nel reparto d'attacco di Garcia è spietata con Totti, Ljajić, Iturbe e Gervinho, oltre Borriello), ma non mi strapperei i capelli se lo vedessi indossare il rossonero. Destro è un ottimo elemento, ma ancor più forte reputo un giocatore odiato da tanti, quasi da tutti: Mario Balotelli. "Troppo grave il gesto di una maglia gettata a terra", questa la tesi di un popolo che ormai non vuole vedere neanche più in figurina la faccia del 45 che anche ad 'Anfield' non vedono l'ora di lasciar partire. Ennesima occasione sprecata in carriera, doveroso ammetterlo, ma forse non l'ultima, perché l'Inter a parer mio dovrebbe provarci. Come già espresso settimane or sono (inutile ribadire in toto il concetto), considero l'eventuale arrivo dell'azzurro una sfida intrigante, per costi, prospettive di campo, e non solo.
Non credo che tra le opzioni alternative possa esserci un profilo migliore di Mario, il cui valore economico è notevolmente calato e l'età rimane ancora oggi dalla sua parte. La società e l'allenatore evidentemente non la pensano allo stesso modo, perché la percentuale di rivederlo in nerazzurro sfiora lo 0%, per la gioia dell'intero (o quasi) popolo interista. Io faccio parte della minoranza che sarebbe ben contenta di rivederlo con quella maglia che ha certamente lanciato a terra, ma che allo stesso tempo ha portato a vittorie leggendarie su cui c'è apportata anche la sua firma, soprattutto in un calcio dove il sentimento, la riconoscenza e la gratitudine sono sempre più merce rara. Indipendentemente da ogni preferenza e opinioni personali, nel caso di addio di Osvaldo occorrerrà un degno sostituto. Lavezzi a certe condizioni metterebbe tutti d'accordo, ma cercare altri giocatori con spese rischiose sarebbe un azzardo. Per questo faccio il tifo per la difficilissima pace last minute tra Osvaldo e Mancini in primis, per il Pocho economico in seconda battuta e per la terza, intrigante e maledetta opzione: perché non Balotelli?