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Palacio troppo vecchio, Kovacic troppo giovane: Branca spieghi

di Alessandro Cavasinni

Il calcio, si sa, è materia opinabile. La sua popolarità è la sua forza, ma anche la sua debolezza. Come per la politica: tutti ne parlano, in pochi ne sanno. Un esempio? L'Inter e chi ne discute. Commenti affrettati, per lo più condizionati dal mero risultato. Che, intendiamoci, resta l'aspetto fondamentale, ma non può essere sempre l'unico metro di giudizio. Non lo può essere specie se ti trovi a parlare di una squadra che sta affrontando una rifondazione, che ha subito parecchi torti arbitrali e che ha patito infortuni devastanti. Alibi? No, cronaca. Tanto per essere chiari, lo scorso anno il Milan frenò di schianto allorché si fece male un certo Thiago Silva. E perse uno Scudetto già vinto.

Il match di ieri al Ferraris, ma anche quelli con Tottenham e Juventus, ci dovrebbero insegnare che bisogna avere pazienza e analizzare per bene le situazioni che ci troviamo ad affrontare. Ricordo benissimo i discorsi estivi. “Abbiam preso Palacio? Ma ha 30 anni, è vecchio”. Oppure: “Gargano? Ma dai, quello ha i piedi quadrati!”. E ancora: Juan disordinato, Zanetti raccomandato, Cambiasso vigile urbano, Handanovic strapagato, Kovacic troppo giovane, Cassano grasso, Milito finito. E Branca? Spieghi perché ormai prende solo brocchi.

Se ne sono sentite tante, tantissime. I detrattori hanno approfittato del momento certamente non brillante del club (sia sportivo che economico) per gettare fango sul lavoro di tutti. Io dico che ci vuole calma e, soprattutto, competenza. Moratti lo sa: l'Inter è in una fase di ripartenza, ci vuole pazienza. Si parla tanto di Milan, ma a vedere bene i nerazzurri si sono portati parecchio avanti in quella che dovrebbe essere una sorta di rifondazione. Mentre il club di Berlusconi ha una coppia centrale difensiva formata da Mexes e Bonera, l'Inter risponde con Ranocchia-Juan Jesus. Tra i pali, Allegri ha ancora Abbiati (e si parla di Julio Cesar!), mentre Stramaccioni dispone di Handanovic. In mezzo, da un lato troviamo Montolivo, dall'altro Kovacic. Rossoneri in vantaggio per l'attacco, ma è chiaro che l'arrivo di Icardi e Botta (si spera pure Sanchez) potrebbe pareggiare la situazione.

Insomma, di errori ne sono stati commessi, è evidente. Tutti, nessuno escluso, hanno sbagliato quest'anno. Ma bisogna chiarire le premesse di stagione. S'illudeva chi pensava di arrivare tra i primi tre facilmente: si sapeva che sarebbe stata un'annata complessa, che poi infortuni e agenti esterni (tra cui errori arbitrali, infortuni pesanti, caso-Sneijder) l'hanno resa tribolata. Ma le basi per un futuro migliore ci sono, occorre avere pazienza.

Qualcuno andrà via, altri resteranno, sia in società che tra i calciatori: fa tutto parte del cambiamento in atto. Per il club è un momento così, di transizione. Ed è proprio in questi periodi che occorre fiducia nelle scelte compiute e sostegno per quelle che verranno. Qualcuno non l'ha capito. E chissà mai se lo capirà.


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