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Parola ai fatti

di Egle Patanè

Al netto del pareggio di Torino, risultato che sta un tantino stretto agli uomini di Simone Inzaghi che domenica scorsa hanno perso un'occasione per allungare proprio sui bianconeri, l'Inter si rammarica ma solo a metà: se l'1-1 finale può aver lasciato un non so che di deludente che propizia d'agrodolce la trasferta di Napoli, l'unico punto racimolato all'Allianz Stadium lascia comunque gli interisti al loro posto senza spostare più di tanto gli equilibri, quantomeno per la classifica. I primi della classe restano seduti sul gradino più alto del podio italiano, nonostante abbiano snobbato la possibilità di accomodarsi sopra un cuscino che avrebbe reso il trono decisamente più comodo, e l'altro primato è ancora tutto in gioco a da sottoscrivere. 

Capitolo che l'Inter potrebbe ultimare già oggi vincendo a Lisbona. La possibilità di un sorteggio più soft in vista degli ottavi da conquistare già stasera passa anche da San Sebastian, dove la Real Sociedad avrà da affrontare lo scomodo Salisburgo e chissà che gli austriaci non affondino il colpo proprio oggi per mettere in ghiaccio un accesso di diritto all'Europa League. Calcoli che lasciano comunque il tempo che trovano e se i nerazzurri non possono decidere le sorti della gara di Spagna, possono di certo decidere le sorti di loro stessi facendo risultato stasera e tra due martedì in casa contro i baschi per presentarsi alla fase ad eliminazione diretta da primatisti, traguardo che manca da più di un decennio e mettere nero su bianco una forza fisica e mentale che gioverebbe anche al campionato. Vincere, d'altronde, aiuta a vincere e non solo per ragioni numeriche. Concetto questo sciorinato ieri da Giovanni Di Lorenzo, capitano del prossimo avversario dei menghini in Serie A, stasera impegnato contro il Real Madrid, prova del nove per i campioni d'Italia che vorranno dimostrare di saper ancora dire la loro contro le grandi squadre. Chiari in tal senso i partenopei, freschi di rinnovamento sulla panchina dopo l'addio a Garcia e il bentornato pronunciato a Mazzarri che ha ridato agli azzurri quell'entusiasmo e voglia di fare venuti meno nel periodo sotto la guida del francese con il quale non sembra essere mai scoccata la scintilla. Scintilla che però il già conosciuto Mazzarri sembra aver innescato, come mostra l'abbraccio con Kvaratskhelia, grande flop del Napoli garciano.

Una tirata a lucido che ha rimesso in luce la brillantezza dei campioni d'Italia giusto in tempo per rendere ancora una volta ostico il campo del Maradona, dove l'Inter difficilmente riesce a fare risultato e mai con poca fatica. Sebbene quello dell'anno scorso sia un ko da non passare in rassegna considerate le varie ed eventuali, tra cui l'inferiorità numerica imposta da uno sconsiderato Gagliardini, i precedenti non sorridono particolarmente alla squadra di Milano che però questa volta ha un fine nobile e un mordente reso più prorompente dal mezzo passo falso di Torino. Se vincendo contro la Juventus si sarebbe potuta permettere un minimo di agiatezza, il semplice +2 dai bianconeri non lascia alternativa di calcolo e se nel capoluogo piemontese vincere non era d'obbligo, differente è il discorso relativo alla trasferta campana, dove l'Inter deve pensare a fare bottino pieno nel nome di una distanza che è il caso di cominciare a tracciare non soltanto con i primi inseguitori, ma anche con i secondi e i terzi. 

Anche ieri sera infatti il Milan ha dato modo di rimuginare ancora una volta su quanto generosamente regalato due anni fa dai cugini per qualche errore di troppo dettato da un'imperdonabile leggerezza non degna del valore di quella squadra. Un pacco regalo consegnato a Milanello che Inzaghi e compagnia bella non hanno di certo intenzione di riconsegnare, né a Milanello né altrove come ampiamente dichiarato dai vari protagonisti a più riprese. Sbagliare è umano, perseverare diabolico e per scongiurare uno scenario diabolico non bastano belle parole e buone intenzioni ma fatti e prove di forza. A partire da stasera contro il Benfica e a seguire a Napoli, dove, seppur in maniera differente, l'Inter è chiamata ad un banco di prova che ha il potere di far suonare i primi veri squilli di seconda stella.

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