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Per amore, solo per amore

di Christian Liotta

Quante volte, anche dalle pagine di questo sito, ci siamo detti, come se fosse quasi un mantra, ‘’ora ricominciamo’’? E quante volte puntualmente siamo rimasti disattesi, di fronte ad un nuovo capitombolo  più o meno clamoroso come avvenuto sabato sera contro la Juventus? Tante, troppe considerando che siamo appena entrati in novembre e già abbiamo dovuto fare i conti con un’impressionante catena di battute d’arresto, che, aggiunta all’altrettanto pazzesca serie di infortuni, ultimo dei quali quello occorso a Nagatomo nella mattinata di ieri, rendono l’ambiente intorno all’Inter una sorta di girone infernale, lì dove solo fino a nemmeno troppo tempo fa sembrava di essere in un Eden fatto di gioia e trionfi.

La sconfitta con la squadra di Antonio Conte è stata la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso: perdere una delle sfide più sentite, dando oltremodo adito ai festeggiamenti di una tifoseria che, complici i veleni degli ultimi anni, ormai vive l’astio con i nerazzurri come se non si trattasse più di una partita di calcio ma di una questione di vita o di morte,  fa male, molto male. E soprattutto, può dar luogo ad atteggiamenti anche scellerati: prova ne sia la contestazione che alcuni tifosi hanno innescato nei confronti del presidente dell’Inter Massimo Moratti, al quale è stato addirittura chiesto di vendere la società. Il mancato rinnovamento, il mercato quasi assente nelle ultime due sessioni estive, una stagione che sin qui sta andando nella maniera peggiore possibile, bastano a mettersi alle spalle gli ultimi anni di trionfi, dove al timone della società, a meno di abbagli, credo ci fossero più o meno gli stessi uomini che si mantengono anche oggi ai primi posti dell’organigramma societario, con la sola eccezione (pesante, ok) di Gabriele Oriali.

Tipo umorale, il tifoso, che per troppo amore può anche lasciarsi andare all’emotività: era successo anche ai nostri cugini del Milan, lì dove la dirigenza fu costantemente contestata negli ultimi anni di vacche magre, con tanto di manifestazione sotto Via Turati per protestare contro la cessione di Kakà al Real Madrid, e che poi è tornata in auge nelle ultime 48 ore di agosto 2010, quelle degli arrivi di Ibrahimovic e Robinho, senza contare Boateng. E’ una corrente ciclonica che periodicamente si sposta da una sponda all’altra dei Navigli, che passa, fa qualche danno e poi magari se ne va. E se al Milan hanno tenuto duro, ricominciando a vincere, perché all’Inter dovrebbero essere da meno? Perché quindi chiedere il disimpegno a un presidente che negli anni ha saputo mostrare a prescindere il proprio amore per l’Inter? Perché magari farsi abbagliare dal miraggio di un Al Mansour di turno, che può spendere tutti i soldi che vuole ma per il quale la squadra di calcio è solo qualcosa a guisa di un giocattolo (ammesso che ci siano petrodollari a disposizione per un campionato poco attrattivo come quello italiano)? Sono stati anni di soddisfazioni, basta davvero così poco per cancellare tutto?

Alla nostra società si può chiedere di fare una rifondazione nell’organico, magari di togliersi qualche contratto di peso e puntare su giocatori giovani di qualità, magari prendendoli dalle nostre selezioni giovanili anziché puntare su qualche esotico oggetto misterioso dall’estero (del resto, le giovanili sono una discriminante positiva nei parametri del tanto decantato Fair Play Finanziario). E a Moratti, chiediamo una cosa: di mantenere vivo il suo amore per l’Inter, perché così tutto il resto verrà di conseguenza. E ai nostri tanto bistrattati ragazzi, possiamo chiedere di fare una cosa per amore: fare il loro dovere fino in fondo, già da stasera dove una vittoria col Lille potrebbe voler dire mettere una seria ipoteca sulla qualificazione agli ottavi di Champions. Allons enfants
 


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Domenica 15 dicembre