.

Per ora belli e vincenti. Con i Reds nel mirino

di Maurizio Pizzoferrato
Il tempo vola. L'Inter pure. Sembra ieri quando ci stavamo avvicinando al giro di boa del campionato che avrebbe riportato lo scudetto a Milano, sponda nerazzurra, dopo ben undici anni. La Beneamata inseguiva il Milan che poi si è laureato Campione d'inverno. Quel che è successo dopo lo sappiamo e lo ricordano i tifosi nerazzurri allo stadio con il dolce ritornello che sentenzia: “Siamo noi, siamo noi....” Un anno dopo, l'Inter senza Antonio Conte, Achraf Hakimi, Romelu Lukaku e Christian Eriksen, è prima in classifica e se vincerà questa sera a Salerno e mercoledì a San Siro con il Torino, sarà campione d'inverno.

La rimonta su Napoli e Milan, che poco meno di un mese fa viaggiavano a +7, è stata perentoria, scandita da vittorie e prestazioni che stanno convincendo anche i più scettici. Simone Inzaghi, scelto in un lampo da una società che poi ha iniziato a supportarlo nel migliore dei modi, si è preso la piazza, la Curva lo ama e la squadra lo segue, sentendosi più libera di esprimersi rispetto alle rigorose codifiche imposte da mister scudetto, alias Antonio Conte. E questa maggiore possibilità di seguire l'estro, pur in un preciso disegno tattico, sta pagando anche in Europa con l'Inter capace di qualificarsi finalmente agli ottavi di Champions League dopo dieci anni di assenza. Non sappiamo se il nuovo corso potrà essere sicuramente vincente come quello targato Conte, ma le basi e i presupposti per riconfermarsi ci sono e questa può essere già una gran bella notizia dopo i malumori relativi alle dolorose partenze estive, compresa quella dell' allenatore sinonimo di mentalità vincente. “Partenze che avrebbero potuto ammazzare chiunque, ma non l'Inter”, ha detto il direttore sportivo nerazzurro Piero Ausilio, che del club conosce da anni ogni minimo aspetto. In questo clima che piace l'Inter si appresta ad affrontare gli ultimi due impegni prima del Natale e del benvenuto al nuovo anno.

Questa sera nell'Arechi innamorato a prescindere della sua squadra, i nerazzurri affrontano una Salernitana relegata malinconicamente all'ultimo posto della classifica con soli otto punti, frutto di due vittorie, due pareggi e ben tredici sconfitte. Il club campano è attualmente senza un proprietario, rischierebbe l'estromissione dalla serie A dal primo gennaio, ma la maggioranza dei club chiede alla federcalcio di prorogare a fine stagione ogni decisione sul futuro della società. Insomma L'Inter giocherà contro un avversario in grande difficoltà, sia tecnica che strutturale. Autorizzati tutti gli scongiuri del caso, il campo rimane giudice inappellabile, ma per i nerazzurri i tre punti sono obbligatori. Ben più complicata appare la gara di mercoledì prossimo al Meazza con il Toro di Juric che, pur senza incantare, ha riportato in casa granata almeno la grinta di un tempo. Vedremo cosa succederà.

Intanto all'orizzonte il binocolo nerazzurro vede un pezzo di gloriosa storia calcistica europea che ci appresteremo a vivere con l'abito buono tra febbraio e marzo. La farsa di Nyon, dopo averci fatto un attimo illudere di poter andare ancora avanti in Champions affrontando il forte, ma non impossibile Ajax, ha detto Liverpool. Anfield, la Kop, Salah, Firmino, Manè. Il ritmo, l'intensità, il pressing. Jurgen Klopp. Un everest da scalare, poche storie. Ultimo sfida con i reds, nel 2008 e andò male all'Inter di Roberto Mancini contro la squadra di Rafa Benitez, altra vecchia conoscenza alla Pinetina. Ma la storia consegna anche la meravigliosa notte del 12 maggio 1965. Si giocava la semifinale di ritorno dell'allora Coppa dei Campioni, poi conquistata per la seconda volta consecutiva dalla Grande Inter del Mago nella finale di San Siro con il Benfica. In quella doppia semifinale, dopo aver perso 3-1 ad Anfield, la Beneamata schiantò gli inglesi in un San Siro con quasi centomila spettatori presenti. Quella sfida epica finì 3-0 per i nerazzurri grazie alla punizione a foglia morte di Mario Corso, al gol di rapina di Joaquin Peirò, alla botta di destro di Giacinto Facchetti, meraviglioso terzino che amava attaccare. Bei ricordi, emozionanti ricordi. Ci si riproverà. Con orgoglio, determinazione e massimo rispetto per un avversario enorme. Ma la storia pesa e l'Inter fa parte della grande storia europea.

Altre notizie