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Perché quando hai dato troppo devi andare e fare posto...

di Fabrizio Romano

Guardi gli occhi di Gabriele Oriali quando parla da ex dirigente della sua Inter, e capti al volo l'amarezza di un uomo costretto ad abbandonare il lavoro che amava alla follia semplicemente perchè c'è qualcun altro che prenderà il suo posto. E' questa la triste realtà degli ultimi giorni in casa Inter. Il mediano che ha vestito la maglia della Beneamata per tredici anni mettendoci l'anima su ogni pallone per onorare quei due colori, tanto da guadagnarsi i gradi di dirigente accompagnatore e consulente di mercato. Adesso, Gabriele Oriali non è più niente di tutto ciò. Sembra un brutto sogno: sia per lui, che all'Inter ha dato la vita e non intende ascoltare proposte di altre società, sia per i tifosi che non riescono a fare a meno dell'immagine pulita del mediano per eccellenza, decantato da Luciano Ligabue nella celebre canzone 'Una vita da mediano'. Non si può dimenticare che Lele ha vinto con la sua Inter due scudetti e due Coppe Italia da giocatore, oltre allo storico Mondiale dell'82, ma il legame di Oriali con i colori della Beneamata si è consolidato proprio con quel posto in dirigenza che lo ha sempre visto protagonista, come piace a lui, mettendoci la faccia nelle sconfitte degli anni difficili, ma sempre al fianco di allenatore e giocatori, per vivere quella quotidianità pallonara della quale non riesce più a fare a meno.

Ricordo la sua tenacia in quei momenti complessi, quando l'Inter non vinceva anche grazie a chi, per vincere, si organizzava un tantino diversamente. Brutte storie, ma l'onore di gente come Oriali ha sempre portato in alto i colori di una società che non ha eguali nel mondo. Quei momenti difficili però si sono andati ad annullare pian piano, con i tanti scudetti di questi ultimi anni con Lele protagonista, ma che sono stati definitvamente cancellati con il picco più alto della storia dell'Inter, la tripletta che ha fatto invidia al mondo, il trionfo di una squadra umile ma spaziale, compatta e forte. Anche in questi attimi, Oriali c'era. Lo riguardavo l'altro giorno nelle immagini post-Barcellona, quando esultava al Camp Nou con Mourinho al suo fianco. Commosso, fiero. Era il sogno di tanti anni di lavoro, fantastico, arrivati all'apice. L'impresa era compiuta, mancava solo l'ultimo passo. E dopo il capolavoro di Madrid, invito tutti a riguardare Lele. Braccia alzate, sorriso da uomo di poche copertine ma di tanti valori, gioia del dirigente che dentro di sè è un tifoso da Curva. Lui l'Inter la sente dentro, e anche dopo questa esclusione la porterà sempre nel suo cuore come folle amore. I tempi però cambiano, e la società ha fatto scelte differenti: il presidente Moratti gli ha proposto un ruolo più 'alto', ma l'orgoglio di Gabriele da Como ha prevalso nel dire di no. Oriali non riesce a fare a meno del campo, dei giocatori da consolare o da motivare, del consiglio all'allenatore, o magari di prenderne le difese come tantissime volte ha fatto con Josè Mourinho, che vedeva in Lele il suo scudiero preferito.

Adesso però è arrivato Carboni. Certamente il benvenuto, speriamo possa fare grandissime cose nella società campione d'Europa, ma l'Inter si è presa una responsabilità grandissima. Già non vedere Mourinho in panchina per i tifosi è stato duro da accettare, ma non è stata certamente colpa dell'Inter. Fare a meno anche di Oriali, dirigente di primissimo livello e cuore nerazzurro di vecchia data, è davvero un bruttissimo colpo: è una scelta, questa, che vedo dettata dai tempi che avanzano, e dal bisogno di rinnovare quello spicchio di società per aiutare l'inserimento del nuovo tecnico. Capisco perfettamente l'atteggiamento dei tifosi, ai quali mi unisco in prima persona, che non vogliono perdere una bandiera oltre che un dirigente non bravo, di più. Ma le scelte di una società come quella nerazzurra sono difficilmente contestabili, visti i capolavori degli ultimi anni in ogni settore: la proposta ad Oriali è stata fatta per un nuovo ruolo, la sua fierezza ha detto no. 'Silurato' non è il termine giusto, dunque. Questo è un rischio della società, sicuramente comunque una brutta perdita per l'Inter, che non avrà più quel volto semplice al suo fianco ogni domenica.

Personalmente, avrei tenuto fissa l'ossatura della società in ogni suo tassello, quindi sottoscrivo l'opinione dei tifosi. Ma la fiducia in chi gestisce l'Inter è totale, quindi voglio chiudere con un pizzico di romanticismo calcistico per ricordare Lele Oriali comunque nella leggenda nerazzurra che gli spetta di diritto. In 'Una vita da mediano', Ligabue dice: "Perchè quando hai dato troppo devi andare e fare posto". Lele ci ha dato tanto, tantissimo. E adesso fa posto ad una nuova avventura con un rammarico immenso. Questo è anche il nostro rammarico, ma ora non posso fare altro che salutare Oriali così: grazie per esserci stato, per aver difeso l'Inter, per aver amato i nostri colori e per amarli ancora, nonostante tutto, nonostante tutti.


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