Però davanti le abbiamo battute tutte
“Purtroppo si sono svegliati troppo tardi”, al bar il vecchio tifoso bauscia che ne ha viste tante difficilmente si sbaglia. L’Inter però non è che si sia svegliata tardi, anzi ha stupito tutti, veleggiando per quattro mesi in testa alla classifica, i problemi sono semmai arrivati dalla sconfitta casalinga con la Lazio in poi. Da quella gara decisa dai colpi di testa di Felipe Melo, da quello che è accaduto durante e dopo nello spogliatoio, ormai lo sanno tutti come si sia rotto il giocattolo nerazzurro. Mancini ha perso la rotta ma lui, insieme alla squadra, sono stati bravi a ritrovarla prima che crollasse tutto.
Fosse andato in porto il blitz di Roma, fallito solo a 5 minuti dalla fine, probabilmente staremmo parlando diversamente, nonostante le dichiarazioni interiste, da Mancini a Zanetti, siano griffate da un ottimismo imperante. L’Inter all’Olimpico ha giocato una partita quasi perfetta, ma la Roma di Spalletti nel finale è andata vicina anche alla vittoria. I giallorossi purtroppo hanno trovato la quadratura del cerchio qualche settimana prima che la ritrovassero i manciniani e questo ritardo ho paura che alla fine possa rivelarsi decisivo.
Il rammarico principale è per tutti quei punti lasciati per strada all’inizio del girone di ritorno, con un calendario che in teoria avrebbe dovuto portare l’Inter verso una cavalcata trionfale e invece l’ha affossata con la sconfitta in casa dal Sassuolo, i pareggi con Atalanta, Carpi e Verona, solo per fare degli esempi, senza parlare dell’assurdo 0-3 del derby di ritorno. Non andare in Champions per queste partite sarebbe senza dubbio un fallimento per una squadra che ha dimostrato di potersela giocare con tutti, nonostante sia quella che ha cambiato di più nell’ultima estate.
Comunque vada a finire la stagione, terzo o quarto posto, bisogna sottolineare come l’Inter in questa stagione, tra campionato e coppa Italia, sia comunque riuscita a battere tutte quelle che le stanno davanti, Juventus e Napoli in Coppa Italia, la Roma a San Siro. Un dato che non può che confermare come la strada sia quella giusta, come si debba insistere piuttosto che farsi prendere dalla voglia dell’ennesima rivoluzione di cambiare ancora tanto e tutti.
Senza Champions il piano B per forza di cose porterà a qualche sacrificio importante, ma toglierei Perisic dall’altare. Ivan il terribile ha capito finalmente come fare la differenza nel campionato italiano e non sta più sbagliando un colpo. Giocatori come lui, immarcabili quando sono in giornata, ce ne sono pochi in giro e non può assolutamente essere sacrificato, anche perché dopo averlo pagato circa 20 milioni, per fare una plusvalenza importante bisognerebbe almeno raddoppiare la cifra data al Wolfsburg l’estate scorsa. Brozovic è un altro dei pezzi pregiati, è forse più altalenante di Perisic, ma anche lui ha fatto la differenza nelle ultime partite, come Ljajic, spesso ago della bilancia nerazzurra. In tanti dicono che non lo riscatterebbero, così come sembra che vadano in questa direzione le sensazioni dirigenziali che arrivano da corso Vittorio Emanuele. Io sono del partito opposto, per arrivare più in alto bisogna tenere tutta la qualità possibile e cercare di incrementarla.
Anche Miranda sembra essere tra i desiderata dei maggiori club europei, ma non rinuncerei mai alla sua esperienza. Jovetic invece è stato un fallimento e Ausilio è chiamato a un colpo di tacco per cercare di liberarsi del contratto del montenegrino. Alla fine mi chiederete: “ma tu chi sacrificheresti?”. Ne rimangono pochi che non ho nominato, ne riparleremo a fine stagione, anche perché quella speranza di una rimonta pazza che solo l’Inter può fare non è ancora morta, tutt’altro.