Presidente, non si sieda al tavolo solo per difendersi!
Il 14 dicembre prossimo, il presidente Massimo Moratti, in compagnia del Presidente dello sport italiano Gianni Petrucci, del segretario del Coni Raffaele Pagnozzi, del Presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, del presidente della Juventus Andrea Agnelli, del proprietario della Fiorentina Diego Della Valle (l’uomo delle spiegazioni. Magari le desse lui….), di Claudio Lotito (Il cui invito resta comunque in sospeso) e dell’ad e vice presidente vicario del Milan Adriano Galliani, si siederà al tanto chiacchierato tavolo per discutere (si spera vivamente) del futuro del nostro calcio, più che del passato. Un passato, nero, burrascoso, rivangato, stravolto (da una fazione e dalla stampa accondiscendente), ma chiaro e sotto gli occhi di tutti, specie per noi interisti.
Massimo Moratti, nel corso di un’intervista rilasciata qualche giorno fa, si è autodefinito l’imputato innocente perché, a ben guardare, si vedono solo colpevoli. Parole decise ma sempre espresse con il solito garbo, la solita ironia e la solita eleganza. Nonostante l’incontro avverrà in prossimità di Natale, il presidente nerazzurro ha fatto chiaramente capire che non impacchetterà lo Scudetto 2006 in un’elegante scatola, adornata da un fiocco di gusto e non scriverà una lettera con dedica per Andrea Agnelli, il quale ha vinto il record di ricorsi respinti in tutti i tribunali della galassia.
Nonostante sia un ‘imbucato’ (capitan Zanetti invece pensa che sia l’unico veramente degno a sedere a quel tavolo) Moratti sarà lì perché invitato da Petrucci, la massima carica dello sport italiano e non sarebbe carino dire di no al presidente del Coni. Moratti però, a quel tavolo, non deve limitarsi ad ascoltare solo gli altri e, in caso di attacco diretto, difendersi, ma deve far valere le sue ragioni.
Deve ribadire con decisione, a chi lo pregava di rinunciare alla prescrizione, che quelle ‘famose’ telefonate (con la madre di tutte le intercettazioni) dell’allora presidente nerazzurro Giacinto Facchetti, come ribadito dal PM Giuseppe Narducci, non hanno valore probatorio. Ribadire ancora (e ci auguriamo che anche la Figc sottoscriva) che quello scudetto è stato regolarmente assegnato dopo aver stilato la nuova classifica dopo le penalizzazioni (Carl Lewis ebbe l’oro di Ben Johnson, vincitore della finale dei 100 metri alle Olimpiadi di Seul ma solo grazie a un uso abbondante di steroidi) e non perché frutto di un’arbitraria decisione di Guido Rossi (che tra l’altro chiese il consiglio di tre saggi, tanto era bollente la patata).
Poi, deve chiedere ad Andrea Agnelli (preoccupato nel fare domande che hanno una risposta scontata) di ritirare ogni richiesta risarcitoria nei confronti dell’Inter, di eliminare ogni riferimento ai 29 scudetti (gli almanacchi ne registrano 27, ma la Federazione sembra non accorgersi degli errati conti che fanno a Torino) e soprattutto chiedere di mettere fine ai cori beceri, offensivi, da persone ignoranti e prive di morale, nei confronti di Giacinto Facchetti. Se Agnelli non è in grado di tenere a freno i suoi tifosi, ci pensi la federazione punendo la società bianconera, dalla quale non abbiamo sentito prendere le distanze da questa dimostrazione di inciviltà ai massimi livelli.
Cosa più importante di tutte, Moratti deve pretendere che una macchia nera gli venga tolta di dosso. Ci riferiamo a quel procedimento del procuratore Palazzi. Moratti deve chiederne la cancellazione, che non ce ne sia più traccia, perché, non solo il caro procuratore ha indagato su fatti coperti dalla prescrizione, ma ha anche accusato una persona che non c’è più, in un vero e proprio paradosso giuridico.
Devono essere queste le condizioni affinché il presidente segga a quel tavolo. Forse è giunto il momento che l’imputato innocente, non si limiti solo a respingere le vessazioni e le accuse ingiuste, ma che contrattacchi prontamente.