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Primavera stellata, ora il mercato: la strategia dell'Inter spiegata da Baccin e Samaden

di Mattia Zangari

Martedì scorso, al Mapei Stadium, è nata una stella. No, non parliamo di questo o quel talento sbocciato all'improvviso nella notte della finalissima di Reggio Emilia tra Inter e Roma Primavera, ma del decimo scudetto vinto dall'Under 19 nerazzurra nella sua storia. Il corpo celeste che brilla di luce propria nel cielo del Settore giovanile più vincente d'Italia. Alla cui guida c'è un fuoriclasse come Roberto Samaden, che, come gli succede spesso, ha trovato le parole migliori per incorniciare l'ennesimo trionfo dei giovani della Beneamata: "Stella o non stella sulla maglia, l'importante è portare addosso lo stemma dell'Inter che ci guida tutti i giorni come fa Giacinto Facchetti con la sua immagine quando entriamo al centro sportivo".

Insomma, a detta del responsabile del vivaio, le medaglie passano in secondo piano rispetto all'obiettivo principe del suo lavoro: il supporto costante da fornire alla Prima Squadra, tenendo ben presente che i ragazzi che si mettono in luce nella categoria non sono obbligatoriamente destinati a giocare ad altissimi livelli fino a imporsi in un top club come l'Inter. Una coppa alzata al cielo da ragazzi maggiorenni o quasi non fa di loro dei giocatori pronti per giocare tra i professionisti. Anzi, dopo i coriandoli, ci si accorge che inizia la selezione naturale del calcio vero, spietato perché non limita il talento in base all'età. E qui entra in gioco soprattutto il club con le sue scelte, che devono rispondere contemporaneamente a esigenze tecniche e finanziarie. Negli anni, citando i casi più emblematici in relazione al loro potenziale, la dirigenza interista ha deciso di trasformare Nicolò Zaniolo in un pedina di scambio per arrivare a Radja Nainggolan, vendere e ricomprare Andrea Pinamonti dal Genoa dopo averlo fatto diventare in una plusvalenza, prima di cambiare approccio la scorsa estate, per esempio, con Sebastiano Esposito, girato in prestito al Basilea con diritto di opzione e contropzione. Operazioni di segno diverso ma che spingono la critica e i tifosi a domandarsi: 'Perché l'Inter non valorizza i propri giovani?'. I canterani che vantano tante presenze in prima squadra, in effetti, sono pochissimi e persi nel tempo (Mario Balotelli su tutti); quest'anno Federico Dimarco è stato l'eccezione che ha confermato la regola che è stata implacabile con Ionut Radu, ormai ex dopo la topica di Bologna fatta in una delle sue due apparizioni stagionali. Il jolly 24enne, che già a 8 anni vestiva la maglia della squadra del suo cuore, è il caso paradigmatico che il tempo non si può comprare, occorre armarsi di pazienza per poter contare su un prodotto finito che torni utile alla causa. Il giro lungo fatto dal ragazzo milanese partito da Ascoli e arrivato a Verona ricorda quello che hanno appena intrapreso i vari Gaetano Oristanio e Filip Stankovic che per trovare continuità hanno deciso, senza storcere il naso, di andare a giocare nella seconda serie olandese, peraltro ottenendo la promozione in Eredivisie con il Volendam. Tutta esperienza che uno scudetto Primavera non potrà mai dare, serve ribadirlo a chi già immagina Franco Carboni e Cesare Casadei nella rosa di Simone Inzaghi 2022-23. A questi signori, che magari hanno ignorato il percorso della squadra durante l'anno per poi sparare sentenze solo guardando la finale, va riferito un messaggio: i 7' giocati in Serie A da Mattia Zanotti, gli unici di un Under 19 in questa stagione con i grandi, non sono un insulto alla meglio gioventù del campionato italiano che ha aumentato il livello di competitività negli ultimi tempi (copyright di Alberto De Rossi). La valorizzazione dei giovani è sempre frutto di una strategia che nell'Inter ha un riferimento in Dario Baccin, tramite fondamentale - nella definizione di Samaden - tra i grandi e il vivaio. Un uomo che lavora nell'ombra dalla quale l'altroieri è uscito per illuminare i giornalisti sui programmi del club relativamente ai campioni d'Italia guidati splendidamente al trionfo da Cristian Chivu (a proposito di 'giovani' in rampa di lancio): "In tanti ci chiedono questi ragazzi perché sono bravi, l’obiettivo sarebbe quello di farli crescere e maturare con un percorso in prestito, poi se ci saranno necessità particolari che al momento non possiamo prevedere, qualcuno potrebbe anche partire. Ma al momento prevediamo un percorso di crescita legato ancora all’Inter". 

Quel 'necessità particolari' del vice ds di Piero Ausilio rimanda alla famosa sostenibilità marottiana, una parola che non spaventa chi è abituato a produrre giocatori in serie che magari non saranno da Inter ma che all'Inter danno una grossa mano (ogni riferimento al bilancio è puramente casuale). "Il nostro segreto è l'ambiente, fatto di persone - ha detto Samaden a Gazzetta.it -. Non sono le figure singole, ma l'organizzazione e l'armonia. Questo ci ha permesso continuità non soltanto nei risultati ma anche nella produzione di giocatori forti. Se hai un terreno fertile e lo curi bene, tutto cresce nella maniera corretta. Tutte le proprietà hanno considerato il Settore Giovanile un fiore all'occhiello del club e ci hanno investito molto". 


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