.

Psyco Inter batte se stessa e la Lazio

di Lapo De Carlo

E’ stata una serata all’insegna della tradizione nerazzurra: folle, snervante, pazza e infine dolce. Battere la Lazio, finita in nove per aver commesso errori da eccesso di nervosismo, con scenate isteriche per decisioni che hanno anche risparmiato ai romani altre sanzioni che li avrebbero definitivamente messi ko, è stato importante ma non determinante.
In realtà l’Inter, dopo la vittoria all’Olimpico, ha ancora pochissime chance di qualificazione per l’Europa league. Sampdoria e Fiorentina infatti non hanno solo vinto ma possono contare su un calendario in cui è facile ipotizzare per entrambe almeno 7 punti sui 9 rimasti a disposizione. La squadra di Mancini invece troverà la Juventus, il Genoa e l’Empoli.

Nel posticipo domenicale abbiamo comunque assistito a un'Inter che lotta contro se stessa, che gioca in modo malato, che mostra talento tra i piedi e mediocrità nella testa, che alterna sussulti istintivi ad altri di paura cristallina. Ho già sottolineato in passato come la spiegazione di questa squadra che non trova pace nemmeno quando vince, risieda nell’assoluta inadeguatezza di alcuni singoli. Non ho certezze ma la mia opinione si fonda sul presupposto che un collettivo con tre o quattro giocatori che parlano una lingua diversa dal resto dei compagni, possono far ingrippare la manovra e depotenziare tutta la squadra.

Il guaio maggiore arriva dalla fasce dove D’Ambrosio e J.Jesus, per motivi diversi, non danno il contributo che servirebbe, Medel è un tallonatore, un mastino che può far comodo in momenti precisi della partita ma da cui invece parte clamorosamente la manovra nerazzurra. Guarin è il caos in 3D, quando gli capita il pallone tra i piedi nessuno, nemmeno lui sa cosa ne potrà fare. Ecco perché anche contro la Lazio si è visto un gioco a tratti masochistico, dove si superavano in dribbling uno, due avversari e poi si dava la palla indietro, dove si attaccava in 6 e gli altri quattro restavano a guardare annullando di fatto la superiorità numerica. E’ quindi un'Inter tormentata che gioca anche contro se stessa, i suoi spettri, le sue paure. 

Icardi, in serata da cancellare ha sbagliato tutto, compreso il calcio di rigore ma questa è una serata che ha ritrovato comunque un buon Kovacic, ha confermato il ritrovamento di Palacio, la sicurezza di Handanovic, la generosità di Ranocchia, insieme ai suoi vuoti, e l’autorevolezza di Vidic. A prescindere da come è andata la partita è comunque impossibile trascurare il risvolto che ha preso la vicenda del fair play finanziario. E, unitamente a questo, le parole di Berlusconi insolitamente pesanti nei confronti della nuova dirigenza nerazzurra.

Venerdì la notizia della multa è uscita in modo confuso, si parlava di stangata e di 20 milioni netti da pagare, così in diretta mi sono scomposto. Poi il ridimensionamento che non impedirà alla società di fare il mercato importante che ormai tutti si aspettano, nonostante i paletti. Verso l'Uefa e la norma del fair play finanziario esprimo comunque tutto il mio biasimo. Non certo per la legittima perseveranza nel pretendere dei bilanci in regola, quanto piuttosto per le modalità con cui l'Uefa da diversi anni applica un curioso metodo di assegnazione dei premi che, di fatto, arricchiscono sempre di più i club di riferimento e aumentano ogni anno di più la distanza dalle altre squadre. Basti pensare che chi arriva agli ottavi guadagna quanto il vincitore dell'Europa league e che le semifinali della coppa più importante portano un indotto enorme dalle sponsorizzazioni e i diritti tv.

Per questo da anni siamo abituati a vedere in semifinale sempre il Real, il Bayern e il Barcellona. A fare da incomodo ogni tanto ci pensa l'Atletico, il Borussia e quest'anno la Juventus. Irrita parecchio che l'Uefa poi adotti un sistema di interesse bancario verso la società in difficoltà per raggiungere il sospirato pareggio di bilancio. Soprattutto verso l'Inter che certo ha avuto una pena lieve rispetto a quello che si temeva. E' evidente che il club ora abbia un presidente che ha adottato un metodo virtuoso e l'Uefa non può non tenerne conto. E anche per questo si sta pensando al “Pacchetto di benvenuto” (Welcome package): una proposta riferita alla società nel cui capitale sono entrati nuovi investitori che possano permettersi una perdita massima di 50 milioni di euro nel primo anno, per poi diminuire a 40 milioni nel secondo, a 30 nel terzo e infine a 20 nel quarto. 

Infine le parole di Silvio Berlusconi: “Non mi piacciono le squadre come l’Inter, che ha dieci stranieri e una bestia: Ranocchia”. E poi: "Massimo Moratti ha ceduto a questo Thohir che non sembra avere la capacità di rendere di nuovo l’Inter protagonista in Italia e nel mondo". Se la prima è sembrata una sorta di battuta seriosa, la seconda è parso un vero e proprio attacco davvero sorprendente per tempi e modi. La storia dell'Inter insegna che raramente la società reagisce, anche questa gestione sceglie una linea "elegante" e non risponde. La speranza è che la risposta ufficiale arrivi dal mercato e dalla forma di un progetto che gli interisti stanno aspettando da troppo tempo.


Altre notizie