Qualcosa di buono è stato fatto. Servono ritocchi, non rifondazioni
Archiviata la Pasqua, occasione per rilassarsi e magari riflettere (che non guasta mai), ricomincia il conto alla rovescia che ci accompagnerà fino al ritorno in campo della serie A. Toccando ferro, per fortuna gli impegni con le nazionali finora non hanno provocato soliti guai infermieristici ai nostri giocatori. Anzi, hanno confermato lo stato di forma superlativo dei due croati che ultimamente hanno trascinato l’Inter. Anche con la maglia a scacchi biancorossi, Ivan Perisic e Marcelo Brozovic hanno galoppato un periodo di vena trasferendolo nella propria nazionale. Gli altri, tra alti e bassi, se la sono cavata.
Ovviamente a bocce ferme il nostro circo mediatico si è dedicato al sempre affidabile mercato delle voci e delle presunte intenzioni. Come se la sessione estiva iniziasse tra un paio di giorni e non fra tre mesi. E come, soprattutto, se in casa nerazzurra si dovesse necessariamente resettare quanto fatto finora in questa stagione comunque da non gettare nella pattumiera. Normale che con il terzo posto estremamente complicato da raggiungere sia automatico sbilanciarsi in un negativismo cosmico, tradotto nel termine ‘fallimento’. Ma non credo sia corretto esprimersi così, a prescindere dal risultato stagionale. Sarà il clima di serenità pasquale, ma al di là dei gravi passaggi a vuoto tra gennaio e febbraio e di più di un errore da parte della guida tecnica, ho la sensazione che le fondamenta di una struttura solida siano state poste. Anche se l’anno prossimo l’Inter dovrà cimentarsi in Europa League, con una certa delusione considerando l'andazzo di questo campionato, non tutto il male andrà per nuocere.
La squadra, nel complesso, c’è e lo ha dimostrato giocandosela alla pari contro tutte le avversarie che oggi la precedono in classifica. E nell’arco di questa stagione contraddittoria le ha sconfitte tutte (solo la Fiorentina è rimasta una sciarada di difficile soluzione, ma è a pari punti). Significa che, al netto di un gruppo totalmente nuovo dopo gli stravolgimenti estivi, di qualche scivolone di Mancini è dei giocatori e di una strategia di rafforzamento sottomessa al pareggio tra entrate e uscite, qualcosa di buono è stato fatto. Per questa ragione mi auguro di non assistere, alla riapertura del mercato, a quella rifondazione di cui leggo anche in modo fantasioso sui giornali. Mi aspetto qualche saluto, anche controvoglia, di giocatori attualmente in prestito che verranno rimpiazzati da elementi meno costosi e, sulla carta, almeno di pari livello. Ma non è così scontato che l’assenza di un posto in Champions League porterà a cessioni di pezzi pregiati. E non lo sostengo perché ho davanti i conti e anch’io, come altri colleghi, mi sono casualmente reinventato esperto di finanza sportiva. Non provo neanche a cimentarmi, non ne sarei all'altezza.
La mia sensazione, che è anche una velata speranza, è che le parole di Thohir non siano solo di banale facciata e ci sia davvero un piano B che aveva previsto questo scenario. Nessun motivo di farsi prendere dal panico, ma solo la consapevolezza che per centrare l’obiettivo servirà un altro upgrade della rosa. Nessuna rivoluzione (costerebbe troppo), solo qualche ritocchino per dare continuità tecnica al lavoro svolto finora, sempre con Mancini in panchina. Non sono però così ingenuo dal credere che nessuno dei big possa partire in estate. Questo però è un discorso più complesso che non può sintetizzarsi con la semplice necessità di smobilitazione per esigenze finanziarie. In un eventuale addio doloroso peseranno l’offerta (è sempre questa la chiave, a prescindere dal FFP), le valutazioni tecnico/tattiche dell’allenatore, le aspirazioni del giocatore stesso, il possibile sostituto. C’è da riflettere, insomma, non banalizzare.
Ma l’Inter non diventerà una bottega dove cercare l’occasione, chi vorrà un Murillo, un Icardi o un Brozovic dovrà mettersi d’impegno ed essere finanziariamente convincente con la società nerazzurra e con il diretto interessato. Anche perché questa squadra è e rimane un punto d’arrivo per tanti calciatori. Guai a dimenticarlo o sottovalutarlo.