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Quando il calcio si ferma

di Guglielmo Cannavale

Anche il cielo piange. Il maltempo non si ferma e continua a mettere in ginocchio l'Italia. C'è gente che in un giorno ha perso la macchina, la casa o il lavoro, ma purtroppo c'è gente che ha perso anche la vita. L'emergenza continua e va avanti ormai da un paio di settimane. L'ondata di maltempo è partita dalla Liguria, tra le Cinque Terre e La Spezia, e si è estesa in questi giorni anche a Genova. Piogge che sembrano non finire mai: al nord previsioni atroci fino a mercoledì, a Napoli ieri mattina pioveva a dirotto. Davanti a una situazione del genere, bisogna fermarsi e riflettere. Pensare a quelle vite spezzate, a quello che si poteva fare e che non si è fatto, sperare che tutto possa finire presto, prestissimo. Anche il pallone si ferma. Scelta condivisibile, giusta e inevitabile. Il calcio in certi momenti passa in secondo piano.

Ieri, in tarda mattinata, hanno deciso di rinviare anche la partita tra Napoli e Juventus. Nel capoluogo campano la situazione era molto diversa rispetto a quella di Genova, ma il comune ha deciso ugualmente di rinviare la partita. Se nel caso di Genoa-Inter il rinvio era dovuto anche ad obblighi morali, per la scomparsa di 7 cittadini genovesi, nel caso di Napoli si parla di questioni soprattutto logistiche e di mobilità. Forze dell'ordine impegnate da altre parti, impossibilità di raggiungere lo stadio e una struttura come quella del San Paolo non esattamente all'avanguardia. Il rinvio della partita è giusto e non condivido le proteste degli juventini, sicuri di poter vincere contro il Napoli. La pausa dal calcio può servire anche a riflettere su questioni politiche e amministrative. Forse è il caso di prestare meno attenzione allo sport e di concentrarsi di più sui problemi dello stato. Discorso che non vale ovviamente solo per Napoli, ma per tutte le città, a partire da Genova, dove si poteva fare sicuramente qualcosa in più per evitare quello che è successo. E' il caso di fare tesoro di questa brutta esperienza, sperando che in futuro si possano prevenire ed evitare tragedie simili.

Il pensiero di tutto il mondo del calcio si è rivolto verso la città di Genova. Chi a Genova ha giocato è Antonio Cassano, barese con un passto alla Samp. Questa è stata la sua settimana: la malattia, l'operazione e ora il lungo recupero. Speriamo che possa tornare in campo il prima possibile, perché è una persona che fa bene al calcio, indipendemente dai colori che indossa. La sua esperienza serve a riflettere anche sul rapporto tra calcio e vita. Come si è detto prima, ma per motivi diversi, ci sono momenti in cui il calcio passa in secondo piano. Prima di tutto viene la salute e la vita, i risultati calcistici possono influire solo sull'umore. Non deve essere una lezione di vita, ma solo un monito per il futuro, quando si parlerà di crisi e di sconfitte: ci sono cose peggiori nella vita. Sembrerà pure scontato, ma mentre siamo qui a pensarci in una domenica senza Inter, ci accorgiamo che è davvero così.


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