Quei fischi strozzati in gola
Diario da Monaco, 16 marzo 2011:
E’ mercoledì mattina, ed è l’alba dopo il trionfo. Sto per lasciare Monaco di Baviera con ancora in testa le immagini di un’impresa che non esiterei a definire titanica, se non fosse per il fatto che sto parlando dell’Inter e quindi a certe partite da elettroshock dovrei essere più o meno abituato. Ma comunque, quella di ieri sera, quella rimonta incredibile a spese di un Bayern Monaco che forse troppo convinto di dilagare dopo il primo tempo ha finito col soccombere, avrà sempre un posto speciale nei miei ricordi, forse per il fatto di averla vissuta dal vivo, come inviato di FcInterNews, chi lo sa. Rimane il fatto che sì, anche Leonardo, dopo questo successo spettacolare, alberga d’ora in poi di diritto nell’archivio delle imprese storiche nerazzurre. Con buona pace di chi ancora si ostina, e non in maniera carina, a rimproverargli il suo presunto rinnegamento del passato rossonero…
Tanti i flash nella mente: la gioia incontenibile di Goran Pandev, eletto da Leo simbolo di questa partita incredibile, col suo gol che come d’incanto ha spazzato via le scimmie che si poggiavano maligne sulle sue spalle, insieme alle critiche dovute al suo presunto fiuto del gol smarritosi chissà dove, ma rispolverato nel migliore dei modi nel momento cruciale della stagione. E poi, Sneijder che dopo il gol carica i compagni come a presumere che l’impresa è possibile; Nagatomo con la bandiera del Giappone, come dedica ad un popolo martoriato da un’apocalisse senza precedenti al quale non smetteremo mai di ribadire la nostra vicinanza; Materazzi che esulta con un tackle su Leonardo (no comment sulle parole di Schweinsteiger), i giocatori sotto lo spicchio occupato dai tifosi nerazzurri; la gioia soprattutto di Julio Cesar, capace di sgomberare in un amen la mente da ogni pensiero lugubre dopo l’1-1 di Gomez con una ripresa capolavoro.
Ricorderò anche il pubblico dell’Allianz Arena, caldissimo al punto da trasformare, in alcuni momenti del match, lo stadio in un’autentica bolgia, con tutto il pubblico in piedi a incitare Robben e compagni. E anche i piccoli show inscenati dallo speaker dello stadio dopo le reti bavaresi. Ma del pubblico di Monaco, ricorderò anche e soprattutto il trattamento riservato ad Andrea Ranocchia, inondato di fischi a ogni tocco di palla dopo che, per alcuni minuti, il difensore ha fatto tremare tutta l’Inter rimanendo a terra dopo un contrasto con Gomez, accusando problemi ad un ginocchio già non in perfette condizioni.
Per fortuna, Ranocchia ha potuto riprendere la posizione in campo. Cosa che però i tifosi tedeschi non hanno digerito, etichettandolo, come spesso accade, come un ‘simulatore’ e beccandolo ogni qual volta si trovasse il pallone tra i piedi. Ma cosa ne sanno loro di quello che ha passato Andrea? Dell’inferno che ha vissuto poco più di un anno fa, dopo quel grave infortunio che gli costò i Mondiali? Del timore di una ricaduta che a quel punto sarebbe stata ancora più grave anche psicologicamente? Andrea non meritava questa etichettatura, la sua apprensione legittima è stata interpretata come ‘mamma, non ho più bua’ e non l’ho trovato giusto.
Accade spesso, specie nei paesi di cultura anglo-sassone, ma noi sappiamo chi è Andrea, sappiamo che oltre alla sua grinta con la quale ha scardinato i piani degli uomini di Van Gaal nel secondo tempo, tra i suoi punti di forza ci sono anche l’umiltà e la lealtà. Loro, i tifosi del Bayern, forse no. Ed è per questo che vederli uscire mesti già subito dopo il gol di Pandev mi ha dato, e lo dico senza remore, un’ulteriore gradevole sensazione…