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Quel che Wes non dice: vera offerta e sviluppi. Ora altri tre tagli. Per l'erede...

di Fabrizio Romano

Signore e signori, siamo al paradosso. Tu non rinnovi? Non ti faccio giocare. Non mi fai giocare? Non rinnovo. Da eroe del triplete a separato in casa, Wesley Sneijder e l'Inter sono più lontani che mai. Il muro contro muro è sotto gli occhi di tutti, ancor più dopo la fumata nera dell'incontro di ieri, negli uffici di Rinaldo Ghelfi. Wesley e l'occhiale scuro, il segnale di chi ha poca voglia di parlare; Marco Branca sorride rilassato, prima come dopo l'incontro. Il rinnovo fino al 2016 a circa 5 milioni di euro viene discusso per la prima volta, un ingaggio tagliato di base ma comunque allettante con l'extra di bonus per risultati di squadra e obiettivi singoli. E attenzione a un dettaglio non da poco: fino a giugno, Sneijder guadagnerebbe comunque 6 milioni. Dal 2013 invece si passerebbe al nuovo accordo. Ma Wesley è teso, appesantito da una situazione che sa tanto di fastidiosa febbre autunnale: non firma perché non gioca, dice. Questa la sua risposta. Così però diventa troppo facile.

Già, perché c'è qualcosa che Sneijder non dice. L'olandese nel suo comunicato non fa nessun riferimento alle proposte arrivate anche nelle settimane precedenti dall'Inter. Quando tutto era rose e fiori anche in campo. Se c'è stata l'esclusione tecnica, il motivo è proprio il suo non voler ascoltare la nuova linea della società. E allora la serenità viene meno, se poi voli a Los Angeles a curarti e ti pizzicano con Paris Hilton in un locale, la serenità (pensando a chi sgobba ad Appiano...) diventa una parola proibita. Quasi un miraggio per Wes, che adesso si appiglia all'esclusione in due partite per non tagliarsi l'ingaggio. Eppure, da Stramaccioni le garanzie tecniche sono sempre arrivate. E se una società vuole prolungarti il contratto e corrisponderti comunque 4,7 milioni di base annui con bonus fino a 5 milioni, allora vuol dire che su di te intende puntare. Elementare, il discorso. Ma il furbo Wesley fa finta di niente, bello far credere che il problema sia solo giocare, intanto non emerge neanche la minima traccia di disponibilità a ridursi il salario per venire incontro alle esigenze della società per cui a Madrid baciava lo stemma.

E non finisce qui. Perché in quello che Wes non dice e che in pochi sottolineano, rientra anche l'aspetto meramente economico della proposta dell'Inter. Sneijder infatti non dovrebbe rinunciare a dei soldi, anzi: rinnovando per un anno in più a 5 milioni netti annui e mantenendo (come detto prima) i 6 milioni di quest'anno, incasserebbe complessivamente 21 milioni netti; mantenendo l'attuale contratto, invece, ne guadagnerebbe 18 con un anno di contratto in meno. E allora, perché Sneijder è così convinto della sua posizione e continua il muro contro muro? E soprattutto, perché lo fa venire fuori così prepotentemente adesso? Perché a differenza della scorsa estate - quando vendere il discontinuo numero 10 era più difficile che trovare ora un acquirente per una tv in bianco e nero - adesso Sneijder è convinto di poter avere una proposta ufficiale. Confida nel Paris Saint-Germain (che per ora non si è fatto avanti), magari in un ritorno dalla Premier League. E perché mantenere 6 milioni a stagione fino al 2015 gli fa comodo. In sostanza, tutto questo dimostra come finora il ragazzo sta mostrando di non credere al nuovo progetto dell'Inter. Wesley resta convocabile per la gara col Napoli se la situazione sarà serena, ma adesso - come anche prima - dipende solo dai suoi passi. E finora, Sneijder continua ad allontanarsi dall'idea dell'Inter piuttosto che avvicinarsi. In sostanza, o si ricrede sulla tesi economica oppure conferma che la sua volontà è andare via. Ma nel comunicato, quasi pareva che si sentisse minacciato dagli orchi che non lo fanno giocare. Insomma, si può chiamare questa serenità? Assolutamente no. Più facile chiamarla lenta separazione.

La corsa al ribasso però non è finita. Perché il punto legato agli ingaggi resta focale per tutti, con l'obiettivo di arrivare a un tetto salari da 120-130 milioni di euro, dunque decisamente inferiore rispetto agli attuali 170 milioni. Un risparmio che è previsto da tempo e passa per i top players (ve ne parlavamo già a settembre). Se adesso a provare tutto sulla propria pelle è Wesley Sneijder, presto toccherà anche ad altri. I prossimi sulla lista sono Diego Milito ed Esteban Cambiasso. Troppi, rispettivamente, 5 e 4,5 milioni di ingaggio per i nuovi parametri, che vedono - ad esempio - Juan prendere 700mila euro. Altri stipendi da ritoccare e quindi spalmare con prolungamento per far respirare le casse dell'Inter, con la società che fa trapelare comunque serenità e fiducia essendo le posizioni di Cambiasso e Milito più morbide e aperte rispetto alla battaglia aperta con l'olandese. E poi anche Dejan Stankovic, con cui si discuterà a recupero completato per decidere come gestire un contratto decisamente pesante, da 3 milioni netti fino al 2014.

Attenzione, infine, al mercato in entrata. Perché l'eredità di Sneijder sarà raccolta da qualcuno, due le strade: soldi da reinvestire in parte e con intelligenza, altrimenti scambiarlo. Non tramonta, infatti, l'ipotesi di un'operazione di scambio a gennaio, che quindi escluderebbe denaro fresco da poter utilizzare per colpi in entrata. In questo senso, da Parigi chi è vicino a Leonardo rinvia solo a smentite per uno scambio con Pastore (nonostante Sneijder, lo ribadiamo, ci speri). Smentite che potrebbero essere di rito. Il Flaco infatti ai dirigenti piace tanto, anche a Stramaccioni: sarà un'idea da valutare in base alle evoluzioni delle due vicende solo a gennaio inoltrato, restano comunque valutazioni proibitive e solo una rottura definitiva dell'argentino col PSG potrebbe sbloccare tutto. Se invece Wesley dovesse essere ceduto a fronte di un'offerta economica, allora l'Inter avrebbe un jolly da giocare sul mercato: oltre ai sogni sopra citati, intrigano anche altre piste. C'é Lazar Markovic del Partizan, profilo perfetto per costi, ingaggio, età e quindi prospettiva futura. Intriga meno ma comunque stuzzica il gioiellino Eriksen dell'Ajax, in scadenza nel 2014, anche se non perfettamente rientrante nei parametri ideali di Stramaccioni per tipologia di giocatore da adattare a questa Inter.

E naturalmente, se da Sneijder dovessero arrivare soldi freschi, tornerebbe caldissimo il fronte brasiliano per Paulinho. Perché il prescelto resterebbe lui, l'uomo giusto al posto giusto, convince società e tecnico, un'operazione da riaprire col Corinthians a Mondiale per Club concluso tenendo sempre d'occhio la concorrenza europea. E senza dimenticare possibili sorprese, perché il mercato - specialmente in inverno - porta con sé dei saldi che spesso possono tentare. Quelli che stuzzicano per il vice-Milito (tanti nomi, ma l'Inter per agire aspetta di capire il budget utilizzabile) e anche per la difesa, insieme alle piste sudamericane (vedi Lisandro Lopez): Lotito annuncia in latino che Modibo Diakité avrebbe già firmato con l'Inter per giugno e annuncia eventuali guerre legali, ma per adesso di documenti firmati neanche la minima traccia. Né alcuna sorta di pressing per avere il centrale separato in casa alla Lazio. Vuoi vedere che Lotito inizia un'altra battaglia senza motivazione? Come se Sneijder non bastasse, forse per gestire il caso Wes servirebbe il suo sorriso. O quello di Javier Zanetti, uno che per l'ingaggio non fa mai storie, uno col rinnovo già nel cassetto a 39 anni, uno che addirittura parte dei suoi soldi li devolve alla Fundacion Pupi. Lui la maglia l'ha baciata per davvero, al progetto ha aderito, casi non ne ha mai sollevati. C'è chi ha capito che l'Inter può andare oltre un semplice milione in meno sul conto corrente, chi ancora no. E forse, non è più neanche in tempo per farlo.


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