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Quella voglia di spaccare tutto

di Fabio Costantino

L'Inter cancella dopo due settimane di attesa il crollo di Bergamo, battendo un impalpabile Frosinone senza spendere troppe energie. Non era così scontato, lo insegna la storia di questa squadra, anche recente. Tutto perfetto, perché oltre ai 3 punti sono arrivate anche ottime indicazioni per Spalletti, che in sintonia con il suo credo del 'non ci sono seconde linee' si è goduto la prestazione positiva di molti dei suoi calciatori solitamente seduti in panchina a mirare le gesta dei compagni. Non me ne voglia l'allenatore, ma le sue gerarchie sono piuttosto chiare dopo 13 giornate di campionato e 4 di Champions League. Per questo vedere all'opera contro i ciociari i vari Lautaro, Keita, Gagliardini, Borja Valero e (in parte) Joao Mario, tutti a testa alta e pronti a sfruttare questa occasione, ha reso piacevole la serata.

Non è stata la migliore Inter della stagione, sia chiaro. Ma non ce n'era bisogno. Bisognava timbrare il cartellino senza soffrire, dando un po' di riposo ad alcune prime linee in vista del trittico devastante che il calendario ha messo in preventivo. Detto, fatto: squadra ordinata, rischi ridotti al minimo sindacale (tanto c'era Handanovic), sprazzi di gioco gradevole che ha strappato gli applausi degli oltre 63 mila del Meazza e vittoria per mantenere solido il terzo posto alla vigilia dello scontro diretto tra Lazio e Milan e poche ore dopo la sconfitta della Roma a Udine. 

È stata una serata speciale per Keita, ultimamente citato dagli organi di informazione esclusivamente per un taglio inevitabile a fine stagione. Non avendo la sfera di cristallo non saprei dire se la proprietà possa e voglia spendere oltre un trentello per trattenerlo, né posso sostenere che la doppietta+assist contro il Frosinone abbiano aumentato le sue chance di restare nerazzurro anche dopo il 30 giugno. Di sicuro c'è che dopo averlo atteso quasi tre mesi, finalmente si è rivisto quel giocatore che ai tempi della Lazio (due stagioni fa, mica l'età della pietra...) spaccava le partite con un dribbling, un guizzo o un gol dal nulla. Felice per lui, chi ha pazienza alla lunga raccoglie frutti e intravede nuovi orizzonti.

Standing ovation per Lautaro Martinez (e per il non più sorprendente Politano), che ha sfogato tutto il nervosismo e la voglia di spaccare tutto accumulati nelle ultime settimane a causa di un minutaggio oggettivamente scarso in un colpo per di testa da ariete vero, alla faccia dei suoi 174 centimetri. Ed è il secondo gol, sempre di testa (non lo chiamano Toro per caso) per un ragazzo le cui qualità sono ancora solo in parte emerse. La gente interista è sempre un passo avanti è l'ha capito, per questo brama come lui di vederlo sempre in campo. Se lo merita, perché è davvero un patrimonio dell'Inter. 

Ora però non c'è tempo per soffermarsi troppo su questo 3-0. London Calling, mercoledì si va a Wembley per cercare di tornare a Milano con la qualificazione agli ottavi di Champions League. Gli Spurs non saranno gli stessi di San Siro (serata epica, per chi se lo ricorda), vengono da un rotondo 3-1 rifilato al magic Chelsea di Sarri e sono colmi fino ai capelli di garra charrua britannica.  Ma quella originale è la nostra.

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Lunedì 16 dicembre