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Questione di modulo: basta con il nuovo Maicon. Pepito, per me (ora) è sì

di Fabio Costantino

Ok, provo a sintetizzare rapidamente: Basta, Jung, Piszczek, Sagna, Vrsaljko e probabilmente qualcun altro di cui al momento mi sfugge il nome. Errori (perdonabili, alcuni sembrano dei codici fiscali) di scrittura a parte, ad oggi è questa la rosa dei papabili ‘nuovi Maicon’ che i media nazionali e internazionali ci attribuiscono. Premetto che la mia conoscenza di calcio internazionale non mi consente di sbilanciarmi con un “per me è no” di x-factoriana tradizione, ma al contempo mantengo una sorta di mal celata diffidenza. Oltre a Basta, bravino ma di dubbia consistenza fisica e già 28enne, a mio modesto avviso gli altri sopra citati rappresentano un enorme punto interrogativo. Nulla contro di loro, ci mancherebbe. Magari riuscirebbero a sfondare in maglia nerazzurra, come all’epoca fece il semisconosciuto Maicon sotto l’ala protettiva del Mancio. Poi sappiamo bene cosa è diventato l’esterno di Novohamburgo, un pezzo di storia del nostro amato club. Mi perplime in particolare il fatto che sui giornali, in rete e nei servizi televisivi si continui a parlare di un’Inter alla ricerca del nuovo Maicon, complice anche l’appropinquarsi di capitan Zanetti a una più che sbandierata poltrona dirigenziale. Sempre che riescano a tenerlo fermo. Maicon non è più all’Inter, e di eredi del Colosso non ce ne sono in giro per il mondo. Qualche bella speranza sì, ma nulla che gli si avvicini. Inoltre, con i pochi spiccioli disponibili sarebbe dura sostituirlo degnamente.

Quindi, cosa si fa? Si cerca altro, sempre a destra. Il cambio di modulo impone una soluzione diversa rispetto al brasiliano. Con il 3-5-2 scelto da Stramaccioni uno come Maicon faticherebbe. Blasfemia? Forse. Ma a mio modesto avviso questo modulo non si addice alle caratteristiche del nuovo Citizen, che ha costruito una brillante carriera da terzino che partendo dalle retrovie sprigiona una forza bruta su tutta la fascia, per poi tornare (senza fretta) al suo posto. Maicon è un terzino. Non è un tornante, non è un’ala. Non è quell’instancabile podista che consuma la fascia laterale fino a sputare sangue, come un laterale di un centrocampo a 5 (o a 4+trequartista) dovrebbe fare. Quante volte, dopo una corsa, fino al fondo campo, lo abbiamo visto rimanere in zona offensiva lasciando vacante quella di sua pertinenza nella linea difensiva a quattro? Tante, troppe. Ma per fortuna c’era sempre Zanetti a coprirlo. Merito di un equilibrio tattico che consentiva al brasiliano di sprintare in avanti con la consapevolezza di avere le spalle coperte. In un 3-5-2 sarebbe stato lui a dover recuperare rapidamente la posizione, con inevitabili dispendi di energia.

Tutto questo discorso per evidenziare quanto l’Inter non debba cercare un nuovo Maicon, bensì uno stantuffo che abbia la forza di correre dal primo all’ultimo minuto, dando garanzie difensive e partecipando alla manovra d’attacco. Ma chi potrebbe ricevere questa investitura? Diciamo la verità, Jonathan non sta legittimando la scelta del club di tenerlo a Milano, anche per colpa sua. Eppure con il nuovo modulo dovrebbe essere a proprio agio. Nagatomo sta dando il meglio di sé, ma a sinistra rende sicuramente di più per indole personale e finché Pereira non decolla il giapponese sarà utilissimo sulla corsia opposta. Poi c’è Zanetti, ma sarebbe crudele spremerlo costringendolo a correre all’inverosimile e pretendendo da lui sempre la massima lucidità. Insomma, lì a destra un esterno fresco e magari futuribile servirebbe, eccome, anche per continuità con la prossima stagione. Ma liberiamoci della Spada di Damocle targata Maicon: non ci serve un nuovo Colosso, per questioni meramente tattiche e per evitare che il prossimo laterale soccomba al peso del confronto, che ha già danneggiato Jonathan.

In tema di mercato, un pensiero anche al buon Pepito Rossi, che dopo il recente intervento dovrebbe aver concluso con chirurghi e bisturi, almeno glielo auguriamo fortemente. Anche ieri il suo agente Pastorello ha strizzato l’occhio all’Inter, sbandierando la simpatia del proprio assistito e per la strategia verde del club nerazzurro e per il suo allenatore. Sono mesi che il manager cerca di invogliare le società italiane a riportare entro i confini nazionali l’italo-americano, radiomercato ha riportato in auge l’interesse dell’Inter che, a una cifra abbordabile, potrebbe fare su di lui un investimento serio. Ben venga, se il decorso clinico si svolgerà secondo le aspettative e il ginocchio la smetterà di tormentare l’ex Parma. Un tempo dissi che per caratteristiche tecniche Pepito non sarebbe stato utile all’Inter di Stramaccioni. Erano i tempi del flirt con Lucas e del 4-3-3, modulo che non si sarebbe adattato all’attaccante del Villarreal ma avrebbe costretto lui ad adattarsi. Pessimo preludio. Oggi che la musica è cambiata e Strama ha optato per uno scacchiere alternativo, uno come Rossi cadrebbe a fagiuolo. Seconda punta, prima punta, puntero di movimento, per lui i profili offensivi abbonderebbero. Lo avessimo oggi, sano e arruolabile, come vice Milito, dormiremmo sonni molto più sereni. Ma Pepito non fa rima con presente, bensì con futuro. E se sul futuro questa società vuole investire, è giusto che lo prenda seriamente in considerazione. Magari, tornerà davvero più forte di prima.

 

P.S. - Poche ore fa ennesimo spettacolo di Antonio Cassano in tv. È vero, è un personaggio che o si ama o si odia, come recitava lo spot Superga di qualche anno fa. Però non ti annoia mai, rispetto ad altri calciatori che recitano sempre il solito copione davanti alle telecamere. Forse è anche per questo che lo invitano sempre nei salotti televisivi. E di questo gli va dato atto. Io lo amo, perché condivido lo stesso pensiero sull'Inter: è sopra il cielo. E poi perché ha rifiutato tre volte la Juve. Basta e avanza.


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