Re Leone: controindicazioni, speranze e briciole. Ma l'Inter non è X Factor
Ultimi giorni di mercato e la voce che impazza in casa nerazzurra è sempre quella legata al possibile ritorno di Samuel Eto’o all’Inter. Una suggestione di mercato alimentata dalle voci (concrete) provenienti dal Daghestan e dalla timida apertura di Moratti e Ausilio prima del match contro il Genoa. Nel momento in cui sto scrivendo, si aspettano notizie da Londra dove l'agente Vigorelli è andato a tastare il polso di Mourinho e verificare l’eventuale interesse in soldoni nei confronti del centravanti di ‘Nkongsamba.
E qui mi sovviene una domanda: perché a Milano attendono il verdetto di questo meeting londinese sperando che non vada in porto? Dopo l'affaire Wallace, ci inchiniamo nuovamente alle esigenze del Chelsea aspettando le briciole? Mah, forse è solo apparenza e dietro c'è ben altro, tanto da ogni dove arrivano versioni differenti della vicenda. Resta il fatto che aggrappandoci ai segnali provenienti dal Meazza domenica scorsa l'Inter è comunque ancora in pista per riaccogliere il 32enne camerunese. Ma come in tutte le questioni della vita, anche il coming back di Eto’o comporterebbe i suoi lati positivi e negativi. Provo ad analizzarli rapidamente e vediamo che quadro emerge.
Perché Sì
- Solo il suo nome incute timore agli avversari e anche se non è più la gazzella che i tifosi nerazzurri ricordano può fare la differenza con esperienza e talento.
- Le motivazioni. Tornerebbe in un’Inter ben lontana da quella di cui fu una delle stelle più fulgenti, con una sfida non certo da poco: riportarla ad alto livello dopo l’irrefrenabile fuga di talenti.
- Per i tifosi interisti, scottati da due stagioni alla deriva, una notizia del genere sarebbe un toccasana e restituirebbe l’entusiasmo che l’arrivo di Mazzarri ha solo in parte riportato.
- Arricchirebbe un reparto offensivo che oggi ha una sola certezza, ovvero Palacio, facendo scalare innanzitutto a livello mediatico la posizione in classifica dell’Inter, che si guadagnerebbe un posto tra le candidate allo scudetto.
- Sarebbe un punto di riferimento, dall’alto del suo palmares, per una squadra che sta cercando di ricostruirsi e ha bisogno di una guida con una vagonata di personalità anche in campo.
Perché No
- I costi, innanzitutto: il suo ingaggio, anche se a parametro zero, peserebbe sul bilancio del club una ventina di milioni nei prossimi due anni. Tanti per un 32enne, al di là del nome che porta, dopo i sacrifici degli ultimi anni che hanno ridotto il monte ingaggi ma anche impoverito la rosa tecnicamente.
- Due anni di esilio in una realtà, quella russa, non certo competitiva. In pratica, un’assenza dal calcio che conta che potrebbe averlo imborghesito irreparabilmente e, nel migliore dei casi, richiederebbe una full immersion per rivederlo al massimo.
- Il tradimento della strategia di ringiovanimento della rosa, che ha visto l’Inter puntare su due giovani come Belfodil e Icardi, i quali potrebbero soffrire la competizione scomoda con un nome così roboante tanto amato dai tifosi interisti.
- Le priorità di Mazzarri, che avendo già 4 attaccanti più Alvarez in rosa preferirebbe che la dirigenza investisse più su un altro esterno o su un mediano di spessore i pochi soldi rimasti nel salvadanaio per questa sessione di mercato.
- Il rischio di pancia piena, in contrasto con il pro delle motivazioni che potrebbero non essere sufficienti per chi ha vinto tutto, e più volte, in carriera. L’attaccante in tal caso tornerebbe più per paura di un’altra stagione da emarginato che per reale volontà di rimettersi in gioco.
Ho volontariamente pareggiato i conti, 5 pro e 5 contro per non sbilanciarmi più di tanto in attesa degli eventi. Però è chiaro che alcune delle voci sopra elencate abbiano più peso di altre. Così com'è chiaro che si tratta di valutazioni assolutamente personali e quindi esposte alla plateale smentita. Al di là del piacere enorme che rivedere Eto'o con la maglia dell'Inter mi trasmetterebbe, perché l'amarcord ha i suoi lati gradevoli, l'aspetto che più mi preoccupa è l'eventuale abbondanza in attacco (sembra assurdo dopo l'esperienza tragicomica di Rocchi-Alvarez nell'aprile-maggio 2013) che Mazzarri si troverebbe a dover gestire. E lui, storicamente, non gode della fama di allenatore democratico.
Proprio ora che Icardi ha seminato teaser di ciò che potrebbe essere e Belfodil sta cercando un posto al sole, metter loro in casa un concorrente di cotanto nome sarebbe controproducente. L'Inter non è X Factor, non è una competizione da cui ne emergerà soltanto uno. I giovani vanno cresciuti con raziocinio, senza eccessive pressioni ma con le giuste motivazioni. Se queste fossero le condizioni con cui riaccogliere il Re Leone, sono già alla Malpensa ad attenderlo a braccia aperte.