Ricordando W...alter C...hiari
Ancora sullo stadio di Torino? Ebbene sì, ancora sul NUOVO stadio di Torino. Cosa c'è da dire di più di quello che non si sa già, giacché un fiume di parole che nemmeno i Jalisse avrebbero potuto pronunciare tutte insieme hanno allagato le nostre vite nell'estanuante rimpallo tra attesa, inaugurazione e trionfo finale. Portento, magia, miracolo di programmazione, presa d'atto ante signum dell'esigenza primaria di qualsiasi società di calcio affacciata su un futuro radioso, dimentica delle sabbie mobili nelle quali, un calcio ammorbato di sé stesso, si impantana ogni giorno. Oddio, sulle modalità di accaparramento - chiedo scusa, mi é scappato - così assimilabile per analogia di processo politico-economico ed attori-la fiat c'è sempre di mezzo - con l'acquisizione dell'Alfa Romeo quasi quarant'anni or sono - due paroline si potrebbero spendere ma non importa, smorziamo le opacità ed i chiaro scuri e celebriamo anche noi dell'ancien règime, forzati di puzzolenti stadi in affitto, la gloria insita nel fatto in sé.
Il calcio è intimamente perequatore, come New York offre a tutti una chance e avvicina i più distanti segmenti sociali distinguendosi da ogni altra disciplina sportiva, talora piegata al classismo, quasi sempre condizionata da meccanismi selettivi che lasciano nel setaccio, ai più alti livelli agonistici, chiunque non sia tenutario di proprietà fisiche ed atletiche da superuomo. Ecco lo stadio, insisto il NUOVO stadio di Torino è un'allegoria di immenso contenuto valoriale di questi ben noti contenuti valutativi. Fin nella sua logica costruttiva che abolisce le barriere architettoniche tra campo e tribuna in un tripudio spettacolare di emozioni che unisce chi partececipa alla grande funzione domenicale, esaltando finalmente il protagonismo delle masse, non più fiere da gradinata ma dentro il ventre caldo del catino di gioco. Anche qui, ma solo per la cronaca, qualcosina va segnalata. Domenica scorsa per circa mezz'ora il bibitaro ha fatto il quarto uomo ed è stato scoperto solo perché, esagerando, ha riprogrammato la lavagna luminosa dei cambi col prezzo delle noccioline. Non meno lieve il disagio patito da un componente la panchina del Parma che ha dovuto convocare la vigilanza - adesso li chiamano steward - per potersi sedere al suo posto occupato da un impiegato del catasto di Torino che, biglietto alla mano, non voleva sentire ragione.
Ma tant'è, solo piccoli dettagli da perfezionare, anche se inutile nascondercelo, in ossequio alla logica del massimo comfort per il pubblico pagante, e secondo criteri costruttivi invalsi nel calcio europeo più evoluto, ci saremmo aspettati la copertura totale dell'impianto. Le parole dell'architetto a cui dobbiamo il progetto non smussano fino in fondo dubbi e recriminazioni: "avevamo avuto carta bianca - dice Ginori - ma, temendo che tutto andasse a rotoli, ci eravamo indirizzati - per ingraziarsi le simpatie di qualcuno che conta, malignamo noi da interisti prevenuti - su una struttura superiore ondulata, a monociglio come si dice in gergo tecnico. Tale profilo non avrebbe consentito la predisposizione di supporti idonei. La forma perfettamente ovale e piatta successivamente adottata "ad asse" avrebbe consentito l'applicazione di un coperchio ma i fondi stanziati erano ormai completamente esauriti. Per questo, in caso di pioggia, non siamo riusciti ad evitare quello che, sempre in linguaggio tecnico, si definisce "effetto sciacquone". Ci scusiamo ecc. ecc......" , si, vabbé, ma cosa pretendevamo la perfezione in Italia? Welcome home!