Fustigare i nostri eroi è giusto, corretto e regolare; quaranta giorni da incubo, non gioco, prestazioni indecorose senza arte né parte, pinzellacchere insomma, meritano pernacchie. Ma attenzione a non cadere nel troppo che, alla fine, stroppia. Perché un conto è criticare, esercizio purtroppo inevitabile viste le scadenti prove offerte al pubblico, ahimè, pagante; un altro iniziare una sorta di gogna – sempre di calcio si parla, attenzione - mediatica dove si getta di ogni nel calderone, un po’ come quelli che vanno a caccia ma, inesperti ed impreparati, sparano a tutto ciò che si muove. Ecco, oggi questo è il clima che si respira intorno all’Inter; sempre grazie al mese e mezzo di cui sopra.
Le critiche che riescono a divertirmi più di un film con Stanlio e Ollio sono quelle rivolte alla Società; con la solita litania sulla lontananza della proprietà, sull’età di Steven Zhang - cosa vuoi che capisca, è troppo giovane (già, perché per masticare calcio ci vuole una certa età…mah, a prima vista non direi proprio) -, a momenti perfino sulla carta igienica che si trova nei bagni di Appiano. D’altra parte è sempre così; quando l’ambaradan gira male l’importante è continuare ad agitare le acque. E, guardate, non è che ce l’hanno con l’Inter come ho sentito ed ho letto: è che se offri il fianco alle critiche poi non puoi lamentarti di quel che ti piove addosso. I nostri eroi non hanno offerto solo il fianco; facciamo pure tutte le parti del corpo, nessuna esclusa, che tanto il 27 del mese si rialza velocemente il morale. Sarò pure cinico ma la sensazione, disgraziatamente, è questa e non me la invento di sana pianta.
La nuova proprietà - lo scrivo da tempo immemore ma noto, con dispiacere, che buona parte della tifoseria ancora non riesce a comprenderlo - si è trovata in una realtà del tutto diversa rispetto al modo di digerire il pallone a cui era abituata. E allora perché è venuta, direte; beh, non ci fosse Suning oggi le nostre prospettive sarebbero lottare tra il sesto ed il dodicesimo posto. Ah, altra obiezione, adesso che stiamo facendo? Cerco di spiegarmi: chi acquista una squadra, nel nostro paese l’esterofilia non va di moda quindi pensiamo a proprietari italiani, i primi tempi compie una serie di errori ed orrori dovuti ad inesperienza; è sempre capitato, senza stare a scomodare chi ha preceduto il colosso asiatico sul ponte di comando della nave nerazzurra. Figuriamoci gente che arriva da 8.000 chilometri; a maggior ragione deve avere il tempo per acclimatarsi, guardarsi intorno, capire e agire. Oggi Suning si sta calando nella parte; o l’arrivo di Walter Sabatini la consideriamo una operazione senza senso? Inoltre non credo nemmeno che, a livello manageriale, le porte possano considerarsi chiuse; parole in libertà su Oriali, ad esempio, ma non solo. Così come il capitolo allenatore va ponderato; Stefano Pioli, una brava persona a pagare la neghittosità di uno spogliatoio che speriamo venga risistemato presto, ha salutato. Si accaserà altrove dopo aver ottenuto una media punti seconda soltanto a quella di Leonardo, nel post-triplete. Ma è un inetto, come coloro che lo hanno preceduto. E qui la battaglia su chi indovinerà per primo il nome del futuro tecnico è iniziata, quelle di prima erano semplici schermaglie. Avessi un euro da spendere, lo scrivo e non lo nego, oggi lo suddividerei così; 49 centesimi Luciano Spalletti da Certaldo, in uscita dalla Roma, 36 Antonio Conte, ancor oggi prima scelta della famiglia Zhang, i restanti 15 Simeone, pista battuta da Zanetti ma che non ha mai convinto fino in fondo Suning; e non perché il Cholo non venga apprezzato, ci mancherebbe pure con quel che ha fatto a Madrid, molto più semplicemente il gioco espresso dall’Atletico è senza dubbio produttivo ma privo qualsivoglia fantasia. Detto questo un Simeone in panca male non farebbe, intendiamoci.
Però, però, però…Dunque, di Conte sappiamo le difficoltà contrattuali, e non son mica cosine semplici da risolvere, mentre il tecnico toscano conosce a menadito il campionato nostrano, conosce a menadito le dinamiche italiote del pallone, conosce a menadito le avversarie dirette, conosce a menadito la gestione dei rapporti coi media e, soprattutto, è in scadenza nella capitale e senza vincoli di alcun genere. Che piaccia o meno al tifoso della strada è secondario; in questo momento l’Inter ha bisogno di ricominciare, possibilmente con qualcuno già ben inserito nel meccanismo poco oliato e spesso ululante del nostro pallone. Inoltre, particolare che sfugge, Spalletti gode di un discreto palmares; ha vinto in Russia, dove certo aveva una squadra superiore alle altre (poi ‘sta scemenza del “ha vinto con una squadra forte” me la si deve spiegare, la mia memoria non ricorda chi abbia vinto con una debole, sarà il rincoglionimento neh), ha vinto in Italia, dove la sfiga lo ha perseguitato mettendogli di fronte e l’Inter di Mancini, quella di Mou e la Juventus due volte finalista di Champions in tre anni. Forse, si fosse scontrato con semplici navi da guerra e non con corazzate di molto più potenti, qualcosina dal cilindro avrebbe potuto cavarla anche lui.
Insomma, certezze non ce ne sono; e nulla esclude che il nome nuovo per la panchina nerazzurra possa essere qualcuno di cui non si è parlato fino ad ora, giusto per lasciare un pizzico di suspense. Pertanto va bene ascoltare e seguire quel che si racconta in giro, ricordando che siamo nel campo delle pure ipotesi. Per il capitolo calciatori in arrivo rimandiamo ad una prossima puntata. Anzi, facciamo così; Manolas è più sì che no, molto ma molto più sì: Rudiger piace, l’interesse è reale: occhio anche ad un giovane centrocampista, sempre della Roma (lasciamo stare Nainngolan). Il resto del rosario lo snoccioleremo settimana dopo settimana; vorrei tanto scoprirlo insieme a Voi.
Prima di chiudere un piccolo pensiero per Stefano Vecchi che, durante la conferenza stampa di presentazione all’immane impegno di oggi a pranzo, speriamo di digerire qualcosa e non tenercela sullo stomaco come al solito, è entrato piano sugli eroi presunti in maglietta nerazzurra: “…chi continua su questo andazzo deve essere messo da parte…”. Magari caro Stefano, magari.
Amatela, sempre.
Buona domenica a Voi!