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Saras a gonfie vele. E l'Inter?

di Andrea Bosio

In attesa di scoprire se il risultato di questa sera sarà ancora una volta condizionato dall’operato dell’arbitro, arriva una notizia che potrebbe regalarci un po’ di tranquillità e qualche certezza in più per il futuro.
Sto parlando della Saras (l’azienda della famiglia Moratti) che ha chiuso l’ultimo trimestre con una crescita dei ricavi pari al 13 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011.
In epoca di profonda crisi la notizia assume chiaramente un rilievo ancor più significativo. A rendere ulteriormente interessante la situazione è la natura di questi ricavi. La società ha infatti introitato maggiormente, non dalla distillazione del petrolio ma, dalla quantità di energia elettrica prodotta dall’impianto a ciclo combinato che i Moratti hanno varato, circa dieci anni fa, accanto alla storica raffineria sarda di Sarroch. Pensate che i due terzi dei ricavi totali sono stati portati proprio da questo segmento e che il relativo EBITDA ( l’utile prima degli interessi passivi, imposte e ammortamenti sui beni materiali e immateriali) ha portato 171,3 milioni contro i 70,5 del settore  raffinazione. Ma, nonostante il netto divario che separa i due settori e il continuo oscillare del mercato del greggio la Saras ha comunque dato risposte convincente anche all’interno di quest’ultimo mercato. L’analisi porta quindi l’Inter a pensare in positivo, pur non essendo collegata direttamente con La Saras dalle sue fortune può trarre sicuri benefici.
Ciò detto, cari amici, non pensiamo di vedere durante il mercato di gennaio un Moratti particolarmente spendaccione. Nell’immediato futuro la politica societaria sarà  caratterizzata dalla volontà di sistemare, sempre di più, un bilancio uscito ancora piuttosto malconcio dall’ultimo rendiconto finanziario. Nulla di nuovo quindi, rispetto alle ultime interviste sia del Presidente che degli uomini di mercato nerazzurri. A gennaio, anche se ce ne sarebbe bisogno, non assisteremo a nulla di clamoroso e la speranza sarà riposta soprattutto sulla capacità “chirurgica” di investire i pochi soldi messi a disposizione. Anzi, con ogni probabilità, il caso che calamiterà le maggiori attenzioni sarà quello relativo o alla “spalmatura” dell’ingaggio o alla cessione di Sneijder. Dalla buona riuscita di questa operazione ne potrebbero seguire delle altre (in entrata) ma, come abbiamo già detto, nulla di clamoroso.
Quindi, in estrema sintesi: niente follie ma radici ben solide e basi importanti per il futuro. E, forse, a ben vedere, in questi periodi è la cosa che più conta.
BoA


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