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Scommettiamo?

di Egle Patanè

Scommettiamo...?! No, non è il titolo di un programma televisivo d'intrattenimento anni '70, ma l'ennesimo capitolo di commedia-tragica all'italiana che mette il calcio italiano sul piedistallo dell'oltraggio. Inutile girarci intorno: tant'è e tanto sarà a prescindere da come si concluderanno le indagini di questa ennesima, tristissima pagina del calcio nostrano. Un settore dilaniato e massacrato da sé stesso che ogni anno sempre di più fagocita pezzettini via via più grandi. Non bastavano il Totonero, Calciopoli, caso Plusvalenze, doppia mancata partecipazione al Mondiale... (per citare i più clamorosi) no, a quanto pare non bastavano! E alle sopraccitate pagine nere della storia del bel gioco italiano se ne aggiunge un'altra ancora più contorta e nociva. O forse, faremmo meglio a dire letale. Se, d'altronde, si dovesse sciaguratamente verificare quanto 'spoilerato' nelle scorse ore e i calciatori coinvolti nello scandalo scommesse scoppiato qualche giorno fa dovessero davvero essere una cinquantina, la disintegrazione del campionato italiano sarebbe inevitabile. Posto che non esiste ancora un capo d'accusa, ma soltanto indagini in corso, dunque indagati e non colpevoli, nel caso in cui dovesse essere verificata la colpevolezza dei giocatori coinvolti, tale colpevolezza andrà comunque relativizzata e dosata, e con essa dunque la conseguente eventuale pena. Ma, supponendo per assurdo che tutti i cinquanta (o giù di li) calciatori di cui si è parlato dovessero davvero essere coinvolti, dunque tutti passabili di squalifica, quante squadre dovrebbero rifare il mercato? E in caso di immediata applicazione della pena, qualora la stessa dovesse arrivare in un periodo non coincidente con il mercato, come procederebbero i club a riassestare le rose, vacanti dei 'colpevoli'?

Ma questo è un pensiero troppo avanzato, quantomeno al momento e forse sarebbe bene, attualmente, attenersi ai fatti senza troppe illazioni o maniavantismi. Tuttavia va altresì detta una cosa: ogni ora che passa sembrano emergere elementi nuovi che lasciano presagire un coinvolgimento, mano mano sempre più 'convincente', dei vari giocatori fin qui citati. Se Nicolò Fagioli, primo nome venuto fuori, si è auto-costituito alla Procura di Torino, di Tonali si parla di ludopatia, dalla quale il giocatore - così pare - vorrebbe fortemente disintossicarsi, ma anche di lacrime e sconforto già immediatamente dopo aver lasciato Coverciano; per Zaniolo invece dice già tutto la difesa: i legali dell'ex romanista difatti parlano sì di scommesse, ma non calcistiche. Da quanto trapela dunque nessuno dei tre sopraccitati sembra totalmente estraneo alla cosa. C'è chi, giustamente, sta trattando l'argomento con estrema cautela per le motivazioni di cui sopra, chi invece tende già a generalizzare prendendo in ballo un problema ampio e preoccupante, come la ludopatia, ma difficilmente credibile nella specifica situazione. Arduo difatti credere che cinquanta giocatori su cinquanta (sempre ragionando sui numeri di cui si è perlato ma di cui si aspettano dati certi) possano essere affetti da DGA, e anche nel caso in cui il numero dei calciatori coinvolti dovesse essere più esiguo, di certo è parecchio arduo convincere giudici e opinione pubblica che sia così ampio e totalizzante il rapporto tra la percentuale di calciatori affetti da tale disturbo rispetto al numero totale di giocatori coinvolti. Più facile pensare che sia un modo per tentare di trovare un escamotage difensivo che tolga un minimo di imbarazzo e mascheri il tutto con le vesti di "scivolone" giovanile, che però trova antitesi nell'ampiezza del problema stesso.

A prescindere, avrà certamente avuto ragione Beppe Marotta nel suo intervento al Festival dello Sport durante il quale ha fatto un mea culpa istituzionale nel non essere riusciti, probabilmente, a imbastire una giusta istruzione forte al punto da istillare nella coscienza e collettiva l'educazione sportiva fino in fondo. "Manca la matrice che ti aiuta a prevenire queste cose, sta a noi cercare di farlo ma forse lo stiamo facendo male e i ragazzi scivolano su queste situazioni che non portano nulla di positivo a ragazzi fortunati che però rischiano grandi danni". Uno dei pochi commenti temperati e imparziali degno di nota a proposito di quanto accaduto in mezzo a tanto fazioso dire, laddove si può distinguere la fazione di chi guarda con estremo sospetto ai giocatori fin qui presi in esame e chi li assolve a priori. Tra i primi è identificabile il Ministro per lo Sport, Andrea Abodi che nel bel mezzo di un marasma ancora, ribadiamo, da chiarire ha ben pensato di parlare di "delusione e tradimento" sociale. Singolare come lo stesso che ha "acconsentito all'insabbiamento" di vari illeciti di cui si era reso protagonista uno dei club, se non il club, con più seguito in Italia, oggi parli di tradimenti sociali e di principi sportivi. Altrettanto singolare poi sentire esprimere allo stesso il timore "che cercheremo di trovare come al solito, in maniera tutta italiana un responsabile" per poi fare immediatamente dopo il maniavantista sostenendo l'inutilità di pensare alle "dimissioni di qualcuno" nelle stesse istituzioni che negli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato impotenza e a tratti incapacità di far fronte alle tante, troppe problematiche che hanno minato le fondamenta di un settore che oggi imbarca acqua da tutti i lati.

E allora, tra tanto dire, ridire, sospettare e giudicare probabilmente l'unica via percorribile è la sospensione di giudizio, ma soprattutto la sospensione di una triste spettacolarizzazione di quella che ad oggi ha tutti i tratti di una delle più brutte pagine della storia del calcio, dell'educazione e della lealtà sportiva, questa tante, troppe volte fatta passare in cavalleria. Ma siamo nel Bel Paese, lo stesso in cui tutto è lecito, illeciti soprattutto. E allora... vuoi vedere che avrà ragione Abodi, e che dopo tanta clamorosa drammatizzazione tutto verrà risolto all'Italiana? Scommettiamo? O forse, meglio di no. 


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Domenica 15 dicembre