Se Handanovic fa il Balotelli: l'errore è accontentarsi. E Milito salta più di prima
Il derby è sempre il derby. San Siro e il vestito di gala, le coreografie, qualche figlio di put... insultato da una parte, qualche infortunato a cui vengono invocati saltelli dall'altra, qualche uomo di mer... per tutti. Insomma, anche questa volta è andata. Il primo tempo al Milan e il secondo all'Inter; gli schiaffoni di Firenze ancora freschi che bloccano prima i nerazzurri, quindi le fatiche di Champions che pesano sui rossoneri. Giusto così, sia chiaro. Perché Stramaccioni indovina la mossa Schelotto, fa scoppiare il Levriero in lacrime dopo la zuccata che beffa Abbiati e ripiega nel modo migliore dopo un primo tempo in cui regnano sovrani la confusione e il gol di El Shaarawy. E all'Inter è pure andata bene.
La superiorità rossonera c'è stata per larghi tratti, poi smorzata da stanchezza e voglia di ribaltare il risultato da parte dell'Inter. Niente di particolarmente speciale, un derby frizzantino ma non dissetante, incapace di appagare quel bisogno forsennato di rialzarsi che aveva l'Inter. D'accordo, non è crollata quando poteva farlo. Ma probabilmente qualcosa più di un semplice grazie va detto al signor Samir Handanovic. Quello che d'estate non voleva nessuno perché "Julio Cesar non si manda via", quello che deve diventare la cartolina di un'operazione di rinnovamento necessaria: salutare chi ha scritto la storia fa male, ma non è evitabile. Anzi, è fondamentale per disegnare un futuro concreto. Ogni parata è una cartolina per chi non avesse ancora capito il discorso. E allora se Handanovic vola ovunque salvando la porta dell'Inter non si può che dire chapeau, perché se non ci fosse lui non si sapeva come sarebbe andata a finire e di cosa parleremmo. Senza nulla togliere all'onesta ripresa nerazzurra, ma niente di sensazionale. Tra un errore di Balotelli e l'altro.
Ah già, SuperMario! Doveva essere il BaloDerby, la sua stracittadina, gli avevano preparato già esultanze sotto la Curva Nord e sorrisi a mille denti, magari risposte a sfottò di ogni genere. E invece, il buon Balotelli si conferma quello che è sempre stato: un talento puro ma a sprazzi, perché quando non s'accende c'è poco da fare. La pressione lo cancella, Balotelli si mangia gol a ripetizione e quando pure potrebbe farli si ritrova davanti Handanovic. Proprio Samir, l'uomo agli antipodi del Mario nazionale, freddo come la neve che non è caduta su San Siro, mai in prima pagina, sempre all'oscuro dei riflettori, la parola gossip non sa neanche pronunciarla e se lo provochi sta zitto e va via. Uno spot per il calcio e per chi lo segue. Alla fine, il Balotelli lo fa Handanovic in tutti i sensi: diventa l'uomo derby ancor più dello scaltro Schelotto e cancella il 45 rossonero dal centro del mondo per una notte. E ricordate quando Mario diceva di non voler esultare perché "i gol sono il mio mestiere"? Beh, quando chiediamo a Samir dei suoi miracoli risponde che "le parate sono il mio lavoro". Lo scettro, almeno per una volta, passa al gigante sloveno.
Rivincite, cartoline, chiamatele come volete. Ma soprattutto segnali, perché l'Inter che esce dal derby è da 6 in pagella. Compitino, brava a non arrendersi ma solo raramente superiore a un Milan che va a folate. Insomma, accontentarsi di una squadra ancora troppo spesso disordinata tatticamente e con le idee poco chiare, sarebbe una colpa grave. D'accordo gli infortuni o tutte le giustificazioni del mondo. L'idea però è di crescere ancora e fare meglio, senza festeggiare per un pareggio in un derby poco esaltante. Insomma, bene ma non bene bene. Si può e si deve fare di più, per come poteva andare intanto il punticino va preso e messo nel cassetto. Senza dimenticare di dover crescere, lavorare e tornare a vincere al più presto. Perché il ruolino di marcia resta scadente. La morale? Grazie Handanovic, ciao Mario. Alla prossima. Questa notte la copertina non è tua. Ma è anche un po' di Milito: assente per un brutto infortunio, invocato da cori che lo invitano a saltare. Da parte di chi non capisce una cosa: questi segnali cattivi fanno aumentare la voglia del Principe di tornare in campo. Come prima, più di prima. Chi ama il calcio non può non aspettarlo. Perché i derby sono fatti per gente come Diego. Per Balotelli, non ancora.