Senza più obiettivi
Si volta di nuovo pagina. Un'altra stagione buttata, altre polemiche, ennesima bufera, ennesimo allenatore sul patibolo, rivoluzioni possibili e niente champions anche l’anno prossimo. Un fatto che era già stato messo in preventivo e che da oggi è praticamente ufficiale. Ora l’Inter è quinta e deve solo sperare di non andare in Europa League facendosi anche il preliminare. Tutto per aver giocato con straordinaria approssimazione ogni momento chiave della partita e contro un avversario, con tutto il rispetto, inattendibile.
Inter-Torino infatti non era una partita difficile. Iniziata nel migliore dei modi con il rigore di Icardi, un’ ammonizione a Miranda e 45 minuti di pura amministrazione, con la squadra che gestiva il gioco con indisponente superficialità e la complicità di un Torino più che passivo. Nel secondo tempo i granata hanno semplicemente spinto con più convinzione e trovato il gol al primo affondo. Dopo 90 secondi Miranda si faceva espellere con un fallo che causava la seconda ammonizione. Non contenti è arrivato anche il rigore della beffa e l’espulsione di Nagatomo.
Quali che siano le cause non dipendono dagli avversari. L’Inter perde o pareggia questo genere di partite dalla fine di dicembre dello scorso anno. Contro avversari modesti questa squadra dà fondo a un repertorio masochistico con prodezze autolesionistiche che si ripetono da più di tre mesi con straordinaria puntualità. Disattenzioni in difesa, rigori regalati, scelte sbagliate in ogni zona del campo ed espulsioni in quantità. Ogni interista è stanco di questo calvario infinito, ogni anno uno strazio, un'offesa alla storia di questa società e, tuttavia, sono altrettanto stanco delle forca invocata stolidamente per il tecnico di turno. Il popolo vuole la testa di Mancini, non ammette repliche, non c’è dibattito, solo rabbia. E con la rabbia e la frustrazione costruisci solo altri insuccessi.
Oggi la società Inter si trova a fronteggiare un muro di rancore indefinito per gli ultimi cinque anni e con un capro espiatorio pronto all’uso. Io vorrei tanto che il colpevole unico fosse Roberto Mancini, vorrei che la causa di questi fallimenti fosse lui. Mandarlo via e proclamare un nuovo progetto con un nuovo allenatore acclamato dalla folla urlante.
In fondo quella stessa folla ha definito Benitez arrogante, Leonardo un non allenatore, Gasperini inadeguato, Ranieri modesto, Stramaccioni non all’altezza, Mazzarri piangina e Mancini sopravvalutato. Io ho criticato aspramente Walter Mazzarri per una questione di mentalità, carattere e atteggiamento. Uno, non tutti. L’allenatore è lo specchio di una società, se questa funziona, riesce a lavorare bene anche lui, diversamente può essere Ancelotti, Guardiola o Mourinho ma non riuscirà a costruire.
La sosta per le Nazionali ha causato le sconfitte di Napoli, Milan e il pareggio della Fiorentina. La Juve ha faticato a battere l’Empoli in casa e la Roma ha vinto il derby con un risultato smodato rispetto al reale andamento della gara. E’ un piccolo elemento che serve all’analisi emotiva. La frase di riferimento di questi interminabili anni di crisi è: “La squadra non ha gioco, così non si può andare avanti ecc…”. Nessuna squadra, con una situazione societaria tanto disastrata e con un numero di tecnici cambiati in maniera quasi zamparinesca, è in grado di produrre gioco da un anno all’altro. Il fatto che Mancini abbia delle colpe è indiscutibile ma, a inizio aprile del 2016, dopo l’ennesima stagione fallimentare, è semplicemente folle parlare di un'annata, slegandola dalle altre. Vogliamo cacciare anche Mancini? Accomodiamoci. E poi sotto con un altro e poi un altro e ancora un altro.
E’ un loop da cui non si riesce ad uscire per cause che vanno ben oltre l’allenatore di turno, che coinvolgono Mancini ma che mettono a nudo soprattutto la fragilità della società Inter nella costruzione di un progetto tecnico. Eppure basi per ripartire più solidamente nella stagione 2016/17 ci sarebbero. E’ un condizionale appeso al senso del dramma e dell’esasperazione che vive l’ambiente. Se questo sentimento trovasse meno spazio di quanto ne dovrebbe avere la lucida programmazione, forse un piccolo seme per il futuro sarà stato gettato.
E ora sotto con una settimana di processi.
Amala