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Si intuisce la mano di Conte. Che sia da stimolo per i campioni, non una scusante per trattenersi

di Simone Togna

I risultati della tournée contano poco o nulla. E a dire il vero mi interessano ancora meno. Quella che attualmente è partita per l’Asia non è di certo la rosa definitiva dell’Inter. Anzi, parliamo di un mix tra la squadra Primavera e molti panchinari che difficilmente saranno i protagonisti principali della stagione a venire. C’era la preoccupazione di fare una magra figura e di prendere un’imbarcata contro United e Juventus. Non è stato così. Ma quel che conta non è l’1-1 contro i bianconeri o il solo 0-1 patito per mano dei Red Devils. Anche perché scendere in campo per non perdere, a mio avviso, equivale a partire sconfitti. Con una mentalità che di certo non deve appartenere ad un team blasonato e che vuole tornare davvero a competere come i nerazzurri. La cosa importante era il come si sarebbero affrontate queste due partite, più quella a Macao del 27 contro il Psg. E le risposte nelle gare disputate sono state positive. Soprattutto sul piano della personalità e dell’abnegazione.

Si è vista gente dannarsi l’anima in un’amichevole, quando nello scorso campionato, spesso e volentieri, alcuni non è che camminassero, ma di certo non provavano neanche quello scatto in più per aiutare il proprio compagno. Non ci si poteva sicuramente aspettare una tenuta fisica eccellente, né tantomeno un’impronta definita e definibile del nuovo mister, proprio perché siamo all’inizio della stagione. E sarebbe da pazzi pensare il contrario. Però quello che si intravede fa sicuramente ben sperare. Attenzione: non ci si deve illudere. Chi non era un fenomeno nelle scorse annate, non diventerà Messi da un giorno all’altro. Ma probabilmente, qualora dovesse restare – eh sì, vi svelo un segreto, l’Inter non cederà 15 o 18 giocatori come molti magari ipotizzerebbero nel Paese dei Balocchi - potrà dare un contributo maggiore rispetto a quanto successo sino ad adesso. Per cui il fatto che soprattutto contro i bianconeri si siano viste buone cose - che è differente da un punteggio finale a proprio favore, perché il risultato dei match estivi ripeto, lascia il tempo che trova -, deve essere vagliato con positività. Ma non deve trarre in inganno. Senza grandi giocatori nessuno ha mai vinto nulla. È la base di qualsiasi sport. E il calcio e l’Inter ovviamente non possono essere l’eccezione.

No grandi acquisti, no party. La squadra attuale resterebbe nella mediocrità del cercare un piazzamento nel campionato italiano. Con l’innesto di grandi campioni invece si potrebbe ragionare su altro. Possono piacere di più o di meno, ma con Rakitic, Milinkovic Savic, Lukaku o Dzeko la faccia della squadra cambierebbe totalmente. Sicuramente non arriveranno tutti e 4. Anzi, forse è già tanto se due dei giocatori citati firmassero per la Beneamata. Però l’intenzione deve essere questa. Di inserire atleti pronti nel proprio organico per battagliare fin da subito con le forze europee. Costano tanto? Certo. Ma affari come quello di Skriniar – per rapporto qualità/prezzo - non sono mica all’ordine del giorno, nei fai uno ogni lustro, se ti va bene. Alla fine del mercato manca ancora molto, e solo allora si potranno tirare le somme finali. Non dovesse arrivare nessun campione, allora di certo non dovranno essere risparmiate critiche e perplessità. Sono sicuro che anche Conte rimarcherebbe il proprio malcontento senza nuovi ingaggi. Ma oggi sputare sentenze, sia positive che negative, mi sembra quantomeno prematuro. Si può solo sottolineare come al momento, per un pensiero sicuramente non definitivo, le sensazioni sul lavoro del mister siano in linea con le alte aspettative. Ma che tale situazione non diventi un boomerang. Dimenticare come l’inserimento dei fuoriclasse sia vitale, rappresenterebbe una scusante, o per meglio dire uno errore, da non commettere mai e poi mai. E se lo volete proprio sapere, io non penso proprio che Suning e Marotta scontentino in modo così evidente i propri supporters. Non ci credo, mi spiace. Appuntamento per settembre.

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