.

Skriniar-Barella-Lukaku: tifosi nerazzurri che giocano per la famiglia Inter

di Simone Togna
Da quando ho memoria, a volte per colpa di noi giornalisti che sicuramente non siamo delle verginelle, altre a causa di tifosi tafazzisti e ultra pessimisti, o semplicemente per l’inadeguatezza di determinati calciatori, esistono le critiche all’Inter. Giuste o sbagliate che siano. Addirittura ricordo una trasmissione televisiva di un’emittente locale che successivamente alla conquista del Mondiale per Club, un secondo dopo, parlava di un possibile canto del cigno della Beneamata, senza tessere le lodi di una squadra che pochi istanti prima si era proclamata come la miglior del globo. Per un entusiasmo smorzato spesso forzatamente, con i supporters nerazzurri che di fatto erano (e sono) quelli più colpiti dagli eventi che riguardano(va)no la squadra.

Ecco, nell’editoriale odierno vorrei porre l’accento su una questione di cui si parla poco, anzi viene quasi evitata. Quella per cui l’Inter attuale è composta da campioni che vogliono ad ogni costo giocare nell’Inter. Nonostante tutte le note vicende economiche di questi mesi. Skriniar ha lasciato il suo storico procuratore perché – si dice – l’agente voleva arrivare allo scontro. Milan ha detto: “No, grazie” e sogna una carriera prospera e lunga in quel di Milano. Discorso simile a Barella: un tifoso dell’Inter che scende in campo per difendere i colori della sua squadra del cuore. E vogliamo parlare di Lukaku? Si sente l’icona nerazzurra nel mondo. E ad oggi Milano e l’Inter sono casa e una famiglia. Attenzione: non sostengo che resteranno fino alla pensione, ma solo che attualmente se potessero scegliere e che se nessuno li dovesse cacciare, sono orgogliosi e felici di essere tesserati del club campione d’Italia.

Parliamo di tre top assoluti nel loro ruolo. Non solo in Italia o in Europa: ma nel mondo. Tre calciatori fortissimi, che potrebbero tranquillamente far parte della rosa di ogni società del globo. E gli esempi mica si fermano qui. C’è Dimarco, che scarso non è, e che sin da piccolino aspetta il momento del poter essere decisivo con la Beneamata. O Calhanoglu, che fino a poco tempo fa giocava sull’altra sponda del Naviglio, ma che per sorrisi e prestazioni sembra un bambino del luna park che finalmente può divertirsi e non deve per forza far finta di farlo. L’Inter non sarà i cari del Mulino Bianco, ma forse in nerazzurro si sta molto meglio di quanto si possa o voglia credere. Per buona pace dei detrattori del Biscione.

Altre notizie