Skriniar resta, anzi no, anzi sì, dipende, forse, boh
Mai come quest'anno il mercato riempie le giornate dei tifosi italiani. Privati del solito Mondiale estivo, dirottato vergognosamente a novembre-dicembre per compiacere chissà chi lasciandolo ospitare dal Qatar, il popolo calcistico nostrano non può fare altro che indirizzare la propria passione sul calciomercato, ancor più di quanto non avesse fatto finora.
Mai come quest'anno la sessione estiva è diventata una gara a chi la spara più grossa e, successivamente, a chi rivendica la paternità cronologica della notizia. Ormai è la corsa al "Ve l'avevo detto prima io". E i social non hanno fatto altro che aumentare l'ossessione. Un'ossessione palese dell'apparire che sovrasta totalmente l'essere, con colleghi che sparano sui propri profili “notizie” a profusione, con faccine e bandierine come il più tenero degli adolescenti. Contenuti spesso enigmatici, volutamente nebulosi, col tentativo goffo di creare un hype che tenga i tifosi – ormai trattati alla stregua di soli utenti – incollati sui vari dispositivi per restare aggiornati. Poco giornalismo, tanto piazzismo.
E così non è inusuale assistere a situazioni grottesche come quella di leggere sullo stesso giornale, magari a distanza di poche pagine, valutazioni di calciatori che si contraddicono vicendevolmente. Oppure in televisione ascoltare due teorie inconciliabili tra loro tra un collegamento e l'altro. Conseguenze logiche della qualità che scema in favore della quantità. Si foraggia il pubblico con una massa abnorme, informe ed esagerata di informazioni di mercato come fosse quello l'unico e vero scopo del gioco del calcio. Non il campo, ma la trattativa. La teoria del gossip applicata al football.
Prendiamo il caso dell'Inter. Il mercato ufficialmente ancora non è iniziato e già si fa fatica a ricordare chi tra i calciatori di Inzaghi non sia mai stato indicato come possibile partente. D'Ambrosio, Cordaz, Darmian, Gosens e forse Brozovic. Stop. Tutti gli altri, prima o dopo, sono stati accostati a qualche trattativa di mercato. Skriniar l'esempio più recente. Resta, anzi no, anzi sì, dipende, forse, boh. Una marea di parole che invece di fare chiarezza finiscono per confondere il tifoso. Un fondo di verità, bene o male, c'è sempre. Che Skriniar piaccia al PSG, ad esempio, è vero. Ma poi l'interesse viene trasformato in trattativa, la trattativa in offerta concreta e l'offerta concreta in affare chiuso. Poi magari lo slovacco andrà veramente a Parigi e raccontare passo dopo passo un'eventuale negoziato è corretto, ma non si può ogni giorno scavalcare il limite che separa la cronaca dalla mania. Un circolo vizioso che fa perdere credibilità alla categoria e autorizza chiunque a sostituirsi a professionisti che fanno (dovrebbero) svolgere il mestiere seguendo una deontologia professionale. Tette e culi in tv perché è quello che vuole lo spettatore oppure perché è ciò che in maniera molto furba e poco responsabili è stato propinato da chi la tv la comanda? Lo stesso discorso lo si potrebbe traslare al calcio e al calciomercato.
"E quindi? Skriniar che fa? Ce lo vuoi dire o no?".
No.