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Sminuire l'Inter va di moda ma non funziona. La lezione della pippa Lukaku

di Simone Togna

Io rispetto le opinioni di tutti. Anche se non condivido certe idee, credo che ognuna meriti un’attenta analisi. Nessuno è infallibile, me compreso. E per crescere – sia come persona che nel mestiere che si svolge – credo sia utile esaminare ogni tipo di pensiero. Anzi, forse è proprio questo il segreto per poter capire – o quantomeno intendere – se si è sulla strada giusta o meno. 

Poi tanto nel calcio contano i risultati. I fatti. Quello che succede sul verde. Chi vince esulta e chi perde spiega. Non mi piace però – e questo l’ho scritto più volte, ma purtroppo spesso e volentieri qualcuno ricade negli stessi errori – quando c’è un trattamento diverso. Vale per i singoli giocatori, per le squadre, per la vita di tutti i giorni.

E non sopporto chi sostiene una determinata tesi e poi se la rimangia a convenienza. Cambiare idea è da intelligenti, fingere di farlo, o ritrattare il proprio pensiero perché non si regge il confronto, una sorta di comportamento furbescamente codardo. Così si perde in reputazione e fiducia. Nella vita reale determina problemi sociali e litigate violente anche con gli amici. Nel mestiere del giornalista apprezzamenti e considerazione da parte di chi ti legge, vede e ascolta, a seconda del media che si rappresenta.

Quando l’Inter andava male – anzi quando l’Inter andava così così – non ho risparmiato le critiche. Si deve essere oggettivi e non aver paura di esporre la propria verità. Adesso però che i nerazzurri sono primi mi sembra abbastanza evidente che meritino più di un plauso.
E invece cosa emerge dopo Napoli? Che la squadra di Gattuso sia ormai facilmente battibile al San Paolo e che gli Azzurri abbiano quasi mollato mentalmente. Non voglio entrare nelle specifiche polemiche delle parole di Capello, un mister che stimo tantissimo per vittorie e curriculum. Mi permetto solo di sostenere che sia piuttosto lampante che chi parla solo di contropiede – e qui faccio un discorso generale, senza esplicito riferimento al navigato allenatore – non consideri le transizioni offensive, la squadra corta, il possesso palla prolungato quando serve o il correre gli uni per gli altri - con grinta e anche da stravolti - che contraddistinguono questa Inter. Sostenere che i nerazzurri abbiano vinto a Napoli solo perché gli avversari hanno sbagliato è limitato e limitante. 

Chi parla solo di contropiede fa intendere un’accezione negativa del termine. Come se la compagine meneghina si schierasse sempre con tutti i suoi effettivi dietro a riccio. Come se valesse il motto: “Speriamo che quei due là davanti combinino qualcosa”.

Ecco, a parte che se anche fosse così, e arrivassero i risultati, non ci sarebbe nulla di male, né di criticabile. Ma basta vedere le partite per capire che non è così e c’è molto di più. Dal punto di vista del gioco, della parte atletica, emotiva e tattica.

E quando Conte sbotta con quel: “Lukaku è una pippa” di fatto esplicita tutto il pensiero che ho appena esposto. Facile esaltare ora Big Rom. Ma perché chi lo aveva criticato non fa titoli cubitali o non dedica intere trasmissioni a De Ligt che oggi è un panchinaro della Juve? Attenzione: per me l’olandese può diventare fortissimo, ma è oggettivo oggi dire che i suoi primi mesi in Italia siano stati un flop. Invece no, si esalta Demiral e si critica Godin, dimenticandosi di un Bastoni da Nazionale.

E che dire del nuovo Messi, quel Dybala che la Juve avrebbe voluto scambiare con Lukaku? Per l’ex Palermo io stravedo, è spettacolare, lo vorrei sempre nella rosa della mia squadra. Così come Lautaro, che nella percezione italiana vale meno – è meno forte o più scarso, come preferite – della punta bianconera. Nonostante Martinez abbia segnato di più in stagione e sia lui il titolare in Argentina. 
Esempi simili ce ne sono a bizzeffe. Vedi il come si vincono le partite. Il fatto che i nerazzurri abbiano passeggiato a Torino o dopo quasi 23 anni abbia sfatato il tabà San Paolo non viene esaltato dai più. Piuttosto si tende a sminuire la prestazione di granata e campani. Mentre la Juve, nonostante abbia preso Sarri per giocare un calcio spumeggiante è pragmatica, cinica, un top club senza sbavature. Non vi sembra un tantino esagerato? E da lecchini di chi domina in A da anni? 

Ah, quasi dimenticavo. Nell’immaginario collettivo di chi non si informava i cinesi del Milan erano quelli buoni, non come Suning che per molti voleva solo speculare sui nerazzurri.

Pensate con la vostra testa e informatevi. Solo così potrete ridere di gusto a teorie bislacche tacciate come verità assolute.


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