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Solo mostri

di Alessandro Cavasinni

Ma scusa di che? Ma vergogna di cosa? Rabbrividisco ad ascoltare certe scempiaggini anche da gente generalmente ragionevole. Il tema, dopo l'umiliazione subita nella finale di Champions, è stato a lungo quello delle scuse mancate da parte dei tesserati nerazzurri. 

Ma chi se ne frega delle scuse? Si chiama calcio ed è uno sport. Si può perdere, si perde e si perderà ancora. E ci si rialzerà, come sempre ha fatto l'Inter. Cinque gol sono un'umiliazione? Certo che sì. Un'umiliazione sportiva, non umana. Soprattutto per chi è sceso in campo. E allora di cosa dovrebbero chiedere scusa? Davvero si ha bisogno che qualcuno chieda scusa per aver perso una partita di calcio, per quanto importante questa sia?

Temo che qui i problemi vadano ben oltre il calcio. C'è una frustrazione in giro che non ha eguali. Gente che vomita odio un giorno sì e l'altro pure sui social e non solo. Gente che pretende di venire a insegnarti il lavoro o addirittura la vita. Stiamo perdendo il senso del reale. Saranno queste realtà parallele costruite attraverso i telefoni, sempre più forieri di vite alternative che non esistono e che mai esisteranno. Si vive in dimensioni differenti, senza spazio e senza tempo. E senza responsabilità. Vite false, vite truccate.

Si pretende la testa sulla picca di calciatori che hanno sì perso in modo imbarazzante una finale, ma che sono anche gli stessi che a quella finale ti ci hanno portato, superando ostacoli enormi e regalandoti gioie immense. L'Italia del '70 te la ricordi per il 4-3 alla Germania più che per l'1-4 col Brasile. Una ferocia inaudita. Zero compassione, zero empatia. Solo mostri.


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