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Sommer, Samardzic, Frattesi... e Scamacca: sempre più Not for Everyone

di Christian Liotta

Chiamarlo miracolo, francamente, può sembrare alquanto eccessivo. Però insomma, la giornata di ieri può essere definita quella dell’impresa compiuta dagli uomini mercato di Viale della Liberazione. Che nel giro di poche ore, hanno sistemato pressoché definitivamente una questione che si stava dilungando da troppo tempo, che si era trascinata per troppi giorni fra una voce, un tentennamento, un ostacolo o un inserimento improvviso, e che a poco tempo dal via del campionato stava diventando un problema non di poco conto: quello dei portieri. Passando in poche ore da zero a ben due estremi difensori pronti a riempire gli slot a loro destinati e a dare il meritato congedo al buon Filip Stankovic che ha assolto con grande onore il ruolo di guardameta in queste prime amichevoli stagionali.

Dicevamo nei giorni scorsi di un Yann Sommer che andava a tradire quello che era il principale luogo comune che riguarda gli svizzeri, ovvero la loro innata puntualità. Ma si era anche specificato che la colpa non era affatto ascrivibile al giocatore stesso, incatenato nelle difficoltà del Bayern Monaco nel trovare un eventuale sostituto e che per prendere più tempo possibile si è adagiato su una clausola alquanto particolare, al punto da far dubitare alcuni circa l’effettiva esistenza della suddetta, portando l’Inter a rompere gli indugi e a versare un piccolo surplus rispetto alla somma prefissata pur di avere a disposizione l’esperto portiere elvetico. Che una volta sciolta la catena, si è dimostrato più puntuale che mai: tabella di marcia rispettata dall’arrivo a Milano alla presentazione prima nei centri deputati per le visite e soprattutto in sede, dove alle ore 15 spaccate è arrivato in compagnia della famiglia per suggellare l’accordo coi nerazzurri.

Felice, Sommer, per questa nuova avventura. Felice a tal punto a non pensare a quello che può riservargli questa esperienza nel campionato italiano, lui che di esperienze ne ha vissute tante: pensa a mettersi subito a disposizione di Simone Inzaghi, di quel tecnico che ha subito eletto a suo allenatore ideale perché pratica quel gioco di costruzione dal basso col quale lui va particolarmente a nozze, e col quale vuole riprendere a vincere dopo aver conquistato lo scorso maggio il Meisterschale tedesco al termine di un finale al cardiopalma con annesso harakiri clamoroso del Borussia Dortmund. Non vede l’ora di vedere San Siro e San Siro, sicuramente, non vede l’ora di vedere lui in campo, quel numero uno tanto atteso che avrà un compito ingrato: quello di non far rimpiangere troppo André Onana, un vuoto troppo grande nel cuore del popolo nerazzurro al di là dell’inizio poco felice della sua esperienza con il Manchester United.

Sommer da Morges può però essere felice anche per un altro motivo: dopo nemmeno pochi minuti dall’ufficializzazione del suo acquisto, infatti, il nuovo numero uno nerazzurro ha scoperto che l’Inter ha praticamente già definito quello che sarà il suo back-up: è bastato un blitz di nemmeno troppi minuti dell’agente Tullio Tinti per imbastire in tempi rapidi la trattativa per l’arrivo a Milano di Emil Audero, portiere della Sampdoria retrocessa in Serie B. Una scelta, quella del ragazzo di origini indonesiane, che qualora si concretizzasse (anche se di dubbi, al momento, sembrano essercene pochi) che permetterebbe all’Inter di chiudere in maniera rapida una pagina che stava diventando troppo difficile da scrivere. Audero arriverà in prestito con lo stesso ingaggio che percepiva in blucerchiato, e questo fatto non fuga purtroppo i dubbi sull’effettiva forza economica nel condurre la campagna acquisti; e ha al suo attivo anche un passato da giocatore della Juventus che sta già scatenando le consuete baruffe tra tifosi social.

Ma al di là di queste frivolezze, Audero appare la soluzione più logica per due motivi: innanzitutto, è stata trovata in maniera particolarmente rapida e leggera per il bilancio. Ma soprattutto, permette di affiancare a Sommer un portiere già esperto di campionato italiano, quello che probabilmente serviva davvero anche perché il nome di Anatoliy Trubin nascondeva dei rischi anche tecnici: meglio per lui, probabilmente, rivolgere i suoi occhioni social verso Lisbona e verso quel Benfica che è riuscito ad accaparrarselo anche grazie ad una percentuale clamorosa sulla rivendita che alla fine permette allo Shakhtar Donetsk di realizzare la classica tombola, visto che alle Aguias non manca certo l’abilità di mettere in vetrina a caro prezzo i suoi gioielli. Visti i tempi che stringono, all’Inter continuare ad aspettare e sperare non conveniva: almeno per quest’anno, il discorso è chiuso. Magari dalla prossima estate si comincerà a pensare di rivivere un Julio Cesar-bis puntando su quel Bento che dice di avere un sogno tinto di nerazzurro…

L’Inter tanto criticata negli ultimi tempi, quella delle beffe puntualmente servite sul piatto d’argento mediatico, stringi stringi sta portando a termine comunque un mercato di tutto rispetto, magari non roboante nella quantità come sta avvenendo da una parte in particolare ma nel quale comunque si sta rispettando una determinata strategia, al fine di poter permettere a Simone Inzaghi, ormai colonna portante di questo pezzo di storia recente del club nerazzurro, di proseguire nel suo discorso tattico con gli uomini giusti a sua disposizione. Un gruppo dove a breve si aggiungerà anche Lazar Samardzic, giovane talento in arrivo dall’Udinese, un affare sul quale qualcuno si è divertito per chissà quale motivo a gettare ombre fittizie quando in realtà la questione appare già definita da tempo e l’unica cosa che rimane da sapere è quando il giocatore effettuerà le visite mediche per conto dell’Inter.

Samardzic, talento cristallino del 2002, che arriva all’Inter giovanissimo e con un percorso intermedio nemmeno troppo lungo e articolato. Ma con una gran voglia di giocarsi sin da subito le sue carte con una maglia pesante come quella nerazzurra, seguendo in tal senso la strada tracciata da altri giovani come Davide Frattesi e Yann Bisseck, tutta gente di prospettiva che vuol dimostrare di avere le qualità e gli attributi giusti per poter ben figurare in nerazzurro. Quella che invece ha abbandonato clamorosamente Gianluca Scamacca, che ha preferito un altro nerazzurro, quello della vicina Bergamo. Sembrava tutto apparecchiato e invece l’Atalanta ha operato il blitz, convincendo il giocatore forse non tanto sul piano economico visto che le due offerte erano bene o male identiche quanto sul piano tecnico: cercava garanzie di impiego, Scamacca, dopo l’annata difficile al West Ham, ed è convinto di averle con Gian Piero Gasperini più che con Inzaghi.

Scelta legittima, ci mancherebbe, per colpa della quale però l’Inter si trova ancora scoperta nello spot lasciato libero dal gigante belga che tanto amore dichiarava a questi colori ma che probabilmente finirà col consumare il più abbietto dei tradimenti, roba da far saltare la mosca al naso anche a Massimo Moratti. Nomi validi adesso ne circolano pochi anche in relazione al budget, il tanto sbandierato Folarin Balogun a tutt’oggi appare come una chimera a meno di clamorosi coup de theatre. Si spera magari nella classica occasione di fine mercato, si spera però soprattutto di trovare un giocatore che dimostri, come i già citati Frattesi, Bisseck, Samardzic, di volere sin da subito l’Inter e di essere pronto a dare l’anima davvero per questa maglia, sul campo e non a parole. Insomma, che risponda a dovere a quel claim tanto azzeccato di qualche anno fa: perché l’Inter, ormai lo abbiamo capito, è not for everyone.


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