Spalletti chiama e merita una risposta
È un fatto che l'Inter non si scioglierà come neve al sole. Da più di un mese gioca male, a volte malissimo, ma continua a non perdere gli scontri diretti. Contro la Roma la Beneamata ha confermato che sa stare in partita sino alla fine, e proprio all'avvicinarsi dei titoli di coda sa piazzare la maggior parte dei colpi. Purtroppo manca l'istinto del killer. Vecino ha segnato il gol del pareggio al'ottantaseiesimo. Considerato il recupero, mancavano ancora otto minuti al termine e la Roma da tempo aveva abbandonato il centro del ring. il Meazza era un'autentica bolgia, nell'aria c'era sentore che la si potesse addirittura vincere. E invece in quegli ultimi otto minuti, il pallone lo hanno avuto tra i piedi quasi sempre i giocatori della Roma e la gara si è chiusa dopo un calcio d'angolo battuto dai giallorossi. I limiti di questa Inter sono gli stessi di quando la squadra vinceva. Ma i limiti venivano coperti dai pregi, primo fra tutti la capacità di colpire anche in regime di sofferenza. Quante partite nel girone di andata sono state portate a casa nonostante ai cosiddetti punti, l'avversario di turno avrebbe meritato di più. Penso alle trasferte di Crotone e Benevento come gare manifesto di quanto si stia dicendo. Ma le vittorie non erano frutto di fortuna, come si affannavano a sostenere i detrattori di professione, bensì della capacità di indirizzare l'evento. Con una concentrazione massimale per l'intera gara. Penso alla trasferta di Napoli, nonostante sia finita in parità, come massima espressione di attenzione e abnegazione, qualità che all'Inter mancavano da troppo tempo prima dell'avvento di Luciano Spalletti. Purtroppo o per fortuna, però nel calcio per primeggiare non serve solo la tigna. Servono soprattutto i grandi interpreti, ricambi adeguati e un buon sistema di gioco.
E allora, come già detto, il momento è delicato perché la qualificazione alla prossima Champions League è obiettivo imprescindibile, fallirlo disegnerebbe foschi scenari per il futuro del club. La squadra è in fase involutiva, a differenza di un paio di mesi fa i limiti hanno la meglio sui pregi, non si sbraga come nelle passate stagioni perchè c'è un grande allenatore al timone. Ma il signor Luciano Spalletti da Certaldo sta iniziando a spazientirsi. L'intervista rilasciata ai microfoni della Rai al termine di Inter-Roma non può e non deve essere sottovalutata. “Non mi sono mai lamentato con questa società e avrei anche qualche possibilità di farlo, ad un certo punto abbiamo dovuto smettere di fare mercato...” Poi: “In mezzo ci vorrebbe un giocatore che abbia la forza e il livello di calcio per poter lottare per traguardi importanti...”. Considerato che queste parole arrivano dopo l'ingaggio di due calciatori, alias Lisandro Lopez e Rafinha, che in regime di prestito con diritto di riscatto possono essere ritenuti quasi dei colpi, c'è da preoccuparsi. Spalletti si è gettato anima e corpo nel pianeta Inter: ne apprezza la storia, la forza dei tifosi, il blasone della società, i suoi colori. È diventato interista. È felice quando vince anche perché sente che milioni di persone sono felici. Non sopporta la sconfitta, la ritiene quasi un affronto, quando le cose in partita non girano inizia a guardare per terra, interrogandosi sul perchè. Il malumore sta probabilmente aumentando proprio in relazione alla potenzialità della macchina che sta guidando. Probabilmente il mister si sente al volante di una Ferrari con l'obbligo di non superare i 100 all'ora, ma con la necessità di non arrivare quinto al traguardo. Spalletti, per molti è un pregio, per altri un difetto, parla molto chiaro anche quando gira intorno ai concetti e sembra un incantatore di serpenti. Se si ha la forza di non ascoltare con superficialità, si capta sempre la frase non di circostanza. Da giorni lancia messaggi a Suning, elogia l'operato dei “direttori”, ma chiede che la proprietà faccia un bel gol nonostante sia conscio che determinate regole, pur non piacendo, vadano rispettate.
Mentre scrivo giungono però notizie che in parte confortano. Continua il pressing per Pastore, nonostante la trattativa su certe basi risulti ancora difficilissima e anche in uscita ci si avvia alla soluzione migliore per Joao Mario e per l'Inter. Insomma, situazione fluida, che potrebbe anche riservare un piacevole epilogo in questa finestra di mercato. Sarebbe auspicabile una dichiarazione di Zhang Jindong, qualcosa che spazzi via dubbi ed inquietudini. Intanto il campionato continua e l'Inter, bloccata l'emorragia dopo le inaspettate sconfitte con Udinese e Sassuolo e quella, sanguinosa, nel derby di Coppa Italia con il Milan, deve tornare a vincere. Il successo manca dallo scorso 3 dicembre. Ora nel mirino: Spal, Crotone, Bologna, Genoa, Benevento. Queste le prossime cinque partite, prima del derby del 4 marzo, in casa Milan. Si tratta di cinque sfide abbordabili, di cui tre da disputare a San Siro dove si dovrebbe partire dall' 1-0 a favore solo per i 60 mila che si presentano, fedeli, all'appuntamento. Il momento è caldo, l'Inter può e deve tornare vincente. Spalletti è il valore aggiunto, ma va assecondato.