State bon(ucc)i: l'Atalanta è l'unica cosa che conta
di Egle Patanè
Rabbia, grinta, voglia e tecnica sopraffina: Alexis Sanchez imbuca, 2-1 per l'Inter e San Siro esplode. Il triplice fischio di Doveri passa inosservato e inaudito. Tutto il resto è noia, direbbe qualcuno, storia diremmo noi. Tutto vero. È successo davvero. E così, è ancora più bello, o per citare i tanti meme pullulati sui social nelle ultime settantadue ore che riprendono un titolo mai dimenticato dalla Milano bauscia, è "più bello così". D'altronde si sa, è il bello (o il brutto) di social e web, mai indulgenti in casi come questi e pronti a tirar fuori dal cilindro il coniglio giusto al momento giusto. Esattamente come il Niño Maravilla, che torna a meravigliare al momento giusto e mai momento fu più giusto di quel 120esimo.
Non è d'accordo Leonardo Bonucci, che fedelmente con il personaggio da lui sempre interpretato esplode con una potenza direttamente proporzionale al boato di San Siro, mandando in scena un ennesimo spettacolo tipico da Bonucci e diventato quasi tradizione da derby d'Italia in perfetto stile... Juve. Con buona pace di Max Allegri che due giorni fa si è fatto portabandiera di un valore incompatibile però con le memorie, specie le più recenti (vedi l'ultimo Inter-Juve di Coppa Italia). "La Juventus non ha mai mancato di rispetto a nessuno"... Ma poi gli insulti di Agnelli rivolti a Conte, gli atteggiamenti di Bonucci dei quali si rende protagonista soprattutto quando si ritrova in panchina, dove sbraita e reclama manco fosse un tifoso in tribuna, le frecciatine rivolte agli avversari e via discorrendo. Uno stile che poco si addice alla compostezza di Agnelli senior, eleganza questa ormai dimenticata. Ma poco importa, soprattutto dalle parti di Milano, dove guardare gli altri non è mai stata priorità, anzi... Torniamo dunque al buon LeoB, andato in escandescenze per il gol di Sanchez, che con il fare di chi ha "un bidone dell'immondizia al posto del cuore" regala al palmares dei torinesi un'altra finale giocata e persa. Le si aprono, il petto si gonfia e iniziano a volare parolacce e ceffoni. Alla faccia del fair. play e del "rispetto" rigorosamente cucito sulle maglie, poi finito calpestato con dieci mila euro di ammenda senza alcuna sanzione sportiva aggiuntiva. Nessuna squalifica, soli dieci mila euro di multa da pagare, cifra per un calciatore di Serie A che sa di sfizio al carretto delle noccioline. Ma tant'è e poco importa. Ad importare piuttosto sono le parole che ieri Simone Inzaghi ha serenamente espresso ieri in conferenza stampa, durante la quale ha giustamente reso merito all'avversario "che ha fatto un'ottima gara" contro il quale l'Inter ha "vinto meritatamente".
"Vincere il primo trofeo davanti ai nostri tifosi è bellissimo - detto, sottolineando subito dopo quanto la Supercoppa "fa però già parte del passato". Titolo per il quale si è festeggiato ampiamente ma che adesso va onorato. "Per domani dobbiamo sbollire l'euforia perché la partita (con l'Atalanta) è molto complicata". Gli uomini di Gasperini, hanno già più volte dimostrato, anche nel passato più recente, di avere in mano tutte le carte per poter complicare gioco e corsa dei campioni d'Italia, motivo per il quale Inzaghi la considera a tutti gli effetti una sfida scudetto e proprio per ciò gara per la quale dover "sbollire euforia" ed entusiasmo e tornare concentrati. Lucidità, consapevolezza e perspicacia: sapere quando giocare e quando soffrire e contenere. Perché adesso, a questo punto della stagione e dell'euforia, lo scudetto è molto più importante e l'Atalanta oggi è l'unica cosa che conta.
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