.

Stavolta il 17 porta sfortuna alle altre

di Fabio Costantino

Alla fine ce lo siamo gustato in modo quasi inaspettato, per quanto fosse un evento ormai praticamente scontato. L'Inter ci ha regalto emozioni fino all'ultimo, costringendoci indirettamente a rivedere i nostri piani del sabato sera e a ringraziare il cielo per aver preferito rinviare a un altro giorno il cinema. Perdersi la festa in piazza sarebbe stato ignobile per il popolo nerazzurro, che mai come quest'anno si è goduto un trionfo contro tutto e tutti. Sarebbe bello poter ringraziare ognuno dei protagonisti di questa cavalcata, ma è più giusto raggrupparli in un unico abbraccio, per far sentir loro che siamo orgogliosi della loro tenacia, della loro compattezza e della capacità di fare gruppo anche nei momenti più delicati. E questo anche grazie alle indicazioni di una persona in particolare, che si merita un encomio specifico solo per il fatto di aver messo la sua faccia sia nelle buone che nelle cattive giornate, di aver calamitato addosso a sé le ironie dei media e le polemiche per gioco dell'Inter, che qualcuno ha giudicato poco gradevole.

Il riferimento va, ovviamente, a Josè Mourinho, che siamo certi si sta godendo questa vittoria più di chiunque altro, per quanto al successo sia ormai abituato. Regalare il titolo al Chelsea dopo 50 anni di astinenza è stata per lui una soddisfazione immensa, ma vincere questo tricolore contro l'ombra di Mancini e l'improvviso e inspiegabile inno all'italianità del nostro ambiente calcistico (a suo discapito, sia ben chiaro...) ha un sapore particolare che lui stesso non riesce a celare. L'Inter è stata la migliore, oggi anche chi non voleva ammetterlo deve levarsi il cappello e fare mea culpa. Con la consapevolezza del fatto che questo titolo è vero, non di cartapesta o frutto della pochezza avversaria, perché di concorrenti tosti che miravano in alto la Serie A quest'anno non faceva di certo difetto. Uno scudetto conquistato sempre in vetta, con rari momenti di sbandamento e tanta concentrazione e volontà. Doti fondamentali anche quando si ha in scuderia tanto talento, che se non viene canalizzato nel modo più coerente e produttivo rimane fine a sé stesso e non dà che qualche sporadico beneficio. Il giusto mix di forza fisica e mentale e classe purissima, miscelati con sagacia e capacità manageriali dallo Special One.

L'appetito vien mangiando, stiamo ancora festeggiando e già c'è chi parla di grande slam pr la prossima stagione. Una squadra vincente ha tutto il diritto e dovere di prendersi una pausa per respirare l'aria di trionfo, ma deve anche concentrarsi presto sul prossimo obiettivo per non perdere contatto con la sua mission: conquistare l'Europa dopo aver aperto un ciclo in Italia. Ma questa è un'altra storia, ne riparleremo tra qualche giorno. Ora godiamoci il titolo numero 17, un numero ad oggi che porta sfortuna solo alle altre squadre...


Altre notizie