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Sul pezzo. Senza distrazioni

di Gabriele Borzillo

Archiviata l’ulteriore sosta per amichevoli, qualificazioni mondiali, tornei regionali e sagre di paese si ritorna in clima campionato. Con qualche dubbio ed alcune certezze. Le seconde riguardano i sudamericani, che si sono sorbiti l’ennesimo viaggio intercontinentale con rientro a ridosso della partita ma, fortunatamente, tutti interi ed integri. I primi sono relativi all’approccio che la squadra avrà stasera nella delicata, e non lo scrivo in maniera sarcastica, anzi, partita contro il Frosinone. Che per la prima volta nella Sua storia calcherà il manto erboso di uno degli stadi più importanti, ricchi di fascino e di storia al mondo. Il 'Giuseppe Meazza'. Con niente da perdere e tutto da guadagnare.

Roberto Mancini sembra orientato a cambiare modulo ancora una volta; il tecnico marchigiano ha un centrocampo carico di diffidati e, non dimentichiamolo, la settimana successiva ci toccherà far visita al Napoli sotto il Vesuvio. Pertanto le scelte dell’allenatore saranno in parte dettate dalla situazione contingente. Risparmiare più uomini possibile per il match clou in terra campana. Del quale, ad ogni modo, ci occuperemo tra sette giorni; inutile iniziare da oggi lo stillicidio del conto alla rovescia verso l’ennesimo esame di maturità della truppa coi colori del cielo e della notte.

All’apparenza potrebbe sembrare tutto facile; si, certo, i ciociari non navigano in zone tranquille della classifica, poche settimane orsono hanno beccato durissimi contro la viola a Firenze. Corrono, ci mettono anima e cuore ma sembrano tecnicamente molto al di sotto di una Inter non dico rullo schiacciasassi, ma proprio normale normale. Tradotto in soldoni, potrebbe e dovrebbe bastare una serata tranquilla, dove ciascuno faccia ciò che gli viene chiesto, per mettersi in saccoccia i tre punti utili a continuare la cavalcata. In verità tutti quanti siamo un po’ dei vecchi bucanieri calcistici e sappiamo bene quanto dietro questi impegni all’apparenza facili si possano celare spesso le peggiori bucce di banana della storia del pallone. Senza stare a scomodare precedenti illustri, è proprio contro i Frosinone di turno che bisogna approcciare alla partita determinati, agonisticamente cattivi, concentrati come se si dovesse giocare la finale di Coppa dei Campioni (a me Champions League non è mai piaciuto). Perché da che mondo è mondo se vuoi arrivare in alto devi, e sottolineo devi, fare bottino pieno contro quelle formazioni che sulla carta ti sono inferiori, e tecnicamente e tatticamente.

Dal canto suo Roberto Stellone ha già chiaro in mente quello che dovrà fare al 'Meazza', tanto che ha snocciolato gli undici che scenderanno in campo stasera. E, forse qualcuno se lo è scordato, i ragazzi dell’allenatore romano accanto alla scoppola di Firenze hanno fatto un figurone in casa dei campioni d’Italia in carica, pareggiando alla fine della partita senza mollare di un millimetro per tutti e novanta i minuti.

Con questo non voglio dire che andremo incontro alla Caporetto nerazzurra, anzi. Voglio solo e soltanto vedere in campo uomini motivati. Che conducano il gioco perché ne hanno tutte le possibilità. E, soprattutto, perché è importantissimo, ripeto, continuare il filotto vincente in attesa di un finale di girone di andata piuttosto duro e difficile. Ma credo, in tutta sincerità, che il Mancio sappia bene come motivare i suoi, senza bisogno dei consigli di nessuno. Del resto, nonostante ogni settimana c’è chi storce la bocca, chi si lamenta, chi ulula alla luna inutilmente, l’Inter è prima in classifica. È lì, davanti a tutti. E non per grazia ricevuta. Sì, sì, ripetete sempre la stessa solfa; e siete brutti, e non avete gioco, e quest’anno la buona stella ha deciso di darvi una mano. Sì, certo, parlate pure. Che noi ascoltiamo, con gioia, le lamentele di chiunque. Per ora, che piaccia o no, e mi sembra più no, siamo in cima. Con l’intenzione di restarci il più a lungo possibile.

Al di là della presentazione della partita di stasera, la settimana trascorsa ci ha portato un paio di interviste assolutamente interessanti. Una con Kondo, molto profonda sotto certi aspetti. Col ricordo del triplete (lacrimuccia che riga la gota); e con una rapida salita del crimine da parte mia ripensando a come non si sia stati in grado di gestire un post 2010 che, con altri interpreti, molto probabilmente ci avrebbe consegnato a tutt’oggi una compagine in grado di lottare su più fronti. Ma piangere sul latte versato ha poco senso, così come chiudere il recinto quando gli animali sono scappati. 

Pertanto guardiamo avanti, proprio come Geoffrey. Aspettiamo il ragazzo francese, ricordando che in pochi mesi ha cambiato squadra, nazione, campionato e, non da ultimo, ruolo in campo. Mancini sta cercando di trasformarlo in un centrocampista completo sotto ogni punto di vista, perché il ragazzo è un patrimonio dell’Inter attuale e lo sarà di quella futura. Un punto fermo che spero ci possa accompagnare per molti anni. Kondo ha la necessità ed il bisogno di essere aiutato e supportato, ci darà grandi soddisfazioni. Ha colpi da grande giocatore, è come una crisalide che si sta pian piano trasformando in una splendida farfalla. Pazienza popolo nerazzurro. Pazienza.

Poi le parole del Presidente. Mai inutili, mai banali, lontane mille miglia dalle chiacchiere alle quali eravamo abituati. ET parla con chi vuole, quando vuole e dove vuole. Inutile inseguirlo con telecamere e microfoni sperando nella boutade quotidiana. Il patron indonesiano è un maestro della comunicazione; sa esattamente cosa vuole dire e conosce le regole del parlare in maniera intelligente. E, da quello che mi è sembrato di capire, l’intenzione del numero uno nerazzurro non è quella di portare vecchi campioni, certamente logori pur se ancora calcisticamente validi, all’interno di un progetto che, pochi sembrano avere memoria, è fatto da giocatori tra il giovane ed il molto giovane. Con un paio di corrette intrusioni di ultra trentenni, il collante che serve a tanta beata gioventù per imparare a stare non tanto sul terreno di gioco, quello i professionisti lo sanno fare da soli, quanto a portare sulle spalle la maglia pesante di una delle Società più importanti al mondo.
L’Inter.
Amatela! Sempre.
E buona domenica a Voi.


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