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Tacco di Arnautovic? Non lasciamoci abbagliare

di Alessandro Cavasinni

Ancora una fatica, quella con il Genoa, e poi l'Inter chiuderà un 2023 senza dubbio estremamente positivo, a tratti addirittura esaltante. Ma prima di stilare il bilancio finale serve, appunto, aspettare la partita contro i rossoblu di Gilardino, ostacolo tutt'altro che banale verso la conquista del tricolore.

Intanto, il 2-0 al Lecce ha restituito all'ambiente nerazzurro serenità e fatto trascorrere un buon Natale dopo la delusione cocente dell'uscita imprevista dalla Coppa Italia per mano del Bologna. I ragazzi di Inzaghi erano attesi all'ennesima verifica contro i salentini, arrivati a San Siro con un carico di fiducia e voglia di stupire. Ancora una volta, però, Sommer e compagni sono stati quasi perfetti, riducendo al minimo la pericolosità avversaria e colpendo con arme sempre nuove, come testimonia l'inzuccata di Bisseck e la genialata di Arnautovic per Barella.

Proprio a proposito dell'austriaco, guai a lasciarsi abbagliare dal colpo eccezionale di sabato scorso. La realtà non cambia: la rosa, in attacco, è corta. Testimonianza ne sia il fatto che è bastato lo stop dell'ex Bologna nei mesi precedenti o il contrattempo attuale di Lautaro per andare incontro a una situazione di apnea. Sia Arnautovic che Sanchez, finora, non hanno offerto il contributo sperato e, in più, a turno sono pure stati indisponibili per acciacchi vari. Il valore dei due non si discute, ma la carta d'identità non mente e una squadra che gioca con due punte titolari ha bisogno assolutamente di almeno 5 opzioni.

Per cui, bisogna essere chiari: il discorso di adattare qualcuno (Mkhitaryan? Klaassen? Sensi?) non può essere adeguato a un club che ha come obiettivo quello di lottare fino in fondo a ogni competizione. Una punta manca. Si può fare senza? Certo. Rischio calcolato? Ok. Piano B in caso di emergenza? Va bene. Ma quattro attaccanti per due maglie sono pochi. E restano pochi. In qualunque caso vogliamo raccontarcela.


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